Nel video al link qui sotto, una lunga bella intervista a Carl Gustav Jung (circa 38’, con sottotitoli in italiano).
Al minuto 18’41”, l’intervistatore chiede:
D: “Ritiene che gli standard scientifici di Freud fossero meno rigorosi dei suoi?”
R: “Ecco, vede, questa è una valutazione che non compete a me dare. Io non sono la mia storiografia né il mio storiografo”
D: “Mi dica, Freud l’ha mai analizzata personalmente?”
R: “Oh sì. Gli sottoponevo un gran numero dei miei sogni e lui faceva lo stesso…”
D: “Ricorda ora, dopo tutto questo tempo, quali aspetti significativi aveva notato allora nei sogni di Freud?”
R: “Be’, questa è una domanda un po’ indiscreta. Vede…esiste il segreto professionale”
D: “ Ma Freud è morto da tanti anni”
R: “Sì, ma queste forme di rispetto durano più della vita. Preferisco non parlarne”
Appena dopo:
D: “E’ vero che lei ha molte lettere scambiate con Freud ancora non pubblicate?”
R:” Sì”
D: “Quando saranno pubblicate?”
R: “Mah, non finché sono in vita…”
Difficile non pensare all’attuale culto per il gossip cui ci ha abituato una certa Tv (ma anche certi libri/riviste, e perfino certi politici).
Ci siamo dimenticati cosa significhi la misteriosa parola “segreto”, senza parlare di come a volte trattiamo le più intime confidenze di amici e amanti.
Se siamo arrivati ad accettare come normale il fatto di farci spiare ogni sms, ogni telefonata, ogni attività sui social, convinti che un comportamento corretto equivalga al “non ho nulla da nascondere”, è forse perché ci hanno abituati a questo anni di programmi tipo “Chi l’ha visto?” o “C’è posta per te”?
Il sospetto mi viene.
Se poi penso a certi squallidi scoop giornalistici sui calzini azzurri di un magistrato o al pane e Nutella del presunto leader politico, non mi risulta difficile capire come ci sia stato facile accettare il ruolo di rimbambiti cui si possono impunemente imporre lockdown e umilianti mascherine.
E se a voi sembra si tratti di cose diverse, a me no: abituati a ritener normale lo sputtanamento dell’altro in Tv per rilassarsi, o ai riti social per noia, nemmeno ci facciamo più caso a cosa siano il rispetto di noi stessi o la discrezione nella relazione con gli altri.
All'inizio basta che un culo ci faccia ridere, poi diventa normale deridere chiunque, poi diventa giusto denunciare il vicino che fa festa mentre in Tv dicono che devi morire di paura.
Per me, trovo ci sia un filo conduttore fra il divertirsi pecoreccio e l'accettazione passiva di zone rosse, lockdown e via dicendo.
La Tv non è quasi mai mero passatempo, è sempre, anche, educazione.
O dis-educazione.
O ri-educazione.
Lo sappiamo, ma non per questo ci salviamo.
Video>Clicca qui