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martedì 19 luglio 2022

Antonio, fa caldo...

Cosa ho pensato guardando questa grafica sulle temperature 2002-2022 sulla Spagna?

"Povera Barcellona, con i suoi 45° del 2002 non aveva ancora visto cos'era in arrivo per il 2003..."

La rete non perdona, c'é sempre qualcuno che salva qualcosa e lo ripropone ad anni di distanza, tempi duri per @lascienza...
 

domenica 9 dicembre 2018

Cretini 2 (i cretini non finiscono mai)

La tragedia di Corinaldo, con i ragazzini morti da una parte e lo sproporzionato numero di biglietti venduti rispetto alla capienza del locale dall'altra, mi ha fatto tornare in mente un simile rischio vissuto da co-protagonista.
Era il 1° giugno della torrida estate del 2003, e quel giorno si apriva al pubblico per la stagione estiva la piscina, e l'annesso parco, dove all'epoca lavoravo.
Responsabile di segreteria, che si stesse mettendo male l'avevo intuito fin dall'apertura del cancello d'ingresso: alle 9.40 (l'impianto apriva alle 10) trovai già ad attendermi una dozzina di persone piuttosto scalmanate (per via del caldo e un'errata idea degli orari di apertura, concedo...).
Aperta la segreteria, la coda non si è mai fermata.
Alle 13.30, quando di solito c'era un calo di ingressi per via della mezza giornata utile che si pagava comunque a prezzo pieno, avevo già esaurito tutti i biglietti disponibili e stavo andando in panne per via del fatto che niente, nemmeno una pipì...
Dalla piscina mi chiamano per segnalarmi che c'era troppa gente rispetto al previsto unico bagnino (la stagione precedente non si erano mai superate le 500/600 presenze max), così iniziai a telefonare a tutta la lista di bagnini per cercarne almeno un secondo: a fatica, essendo tutti fuori servizio, riuscii a reperirne uno e a farlo arrivare dopo suppliche e perghiere che neanche a Lourdes (i bagnini fuori servizio hanno anche una vita, non è che stanno a casa ad aspettare che li chiami in emergenza).
Alle 14 era previsto un cambio turno, ma data la situazione chiamai intorno all'una la collega che doveva prendere servizio per supplicarla di arrivare il prima possibile: stavo davvero rischiando di farmela addosso, non potendo mollare la segreteria con la coda di gente irritata e nervosa (sempre per via del caldo, vado a concedere: se state a uno sportello rassegnatevi, non siete più umani di un robot per nessuno...).
Biglietti: non potevo inventarmeli, e però mandare via gente mi era impossibile: mi stavano già minacciando per l'attesa in coda, come se la coda gliel'avessi procurata io giusto per far loro dispetto, e al tentativo di negare un ingresso ho rischiato un linciaggio.
Chiamai l'amministratore per chiedergli che diavolo avrei dovuto fare. Ideona del genio: "Manda x (la sostituta che stava arrivando) a farsi prestare un blocchetto di biglietti alla piscina di...(altra gestita dalla stessa società).
Verso le 15.30, ormai in 2 allo sportello, finalmente la coda iniziò a scemare e dovevo fare almeno una prima chiusura di cassa prima di lasciare alla collega il proseguire fino a chiusura serale.
Capienza piscina: 800 persone.
Biglietti venduti: 1300 c.a.
Due bagnini, uno dei quali arrivato in soccorso dopo 3h di apertura e mille persone dentro all'impianto: se non è successo niente è forse solo perché quel giorno ho chiamato a soccorso molti potentissimi santi locali.
Il guaio è questo, sperimentato in quell'impianto molte volte: non c'é modo di far ragionare sulla sicurezza la gente: se gli dici che l'impianto non può ricevere più di un tot di persone, la mettono sul personale, e ti azzannano.
Dici loro che in vasca non puoi far nuotare più di 10 persone per corsia (ideale è 8), e ti azzannano.
Dici che in vasca si entra con cuffia e ciabatte dopo essere passati sotto la doccia e appena non li guardi se ne fregano.
Dici loro che nel prato della piscina non si possono portare i cani, che tanto meno i cani possono entrare in vasca, e niente, il loro cane è buono e io cattivissima (un giorno ho dovuto chiamare i carabinieri perché una si era portata il cane nascosto dentro la borsa e avevo la fila di bagnanti che se ne venivano a lamentare per via dell'igiene: meglio non v i dica le scene successe quel giorno alla presenza dei carabinieri, roba da film comico: i cani si sa, sono più che umani...e fanno una pipì più santa di quella dei neonati...)
Se parli loro di igiene sono sempre tutti d'accordo, ma solo se si parla dell'igiene altrui: loro sono pulitissimi (non vi racconto cosa trovavano le inservienti che pulivano gli spogliati per non farvi tornare su il pranzo domenicale), si sono fatti la doccia anche ieri, la cuffia gli rovina i capelli e tanto loro mica mettono la testa sott'acqua (ovviamente la loro pelle non si desquama mai, non perdono mai alcun capello, e comunque c'é il cloro, che igienizza tutto (se igienizzasse "tutto", uscireste squamati e con la pelle che cade a brandelli dopo 10' di immersione, sappiatelo...).
Il giorno dopo: alle 5 arriva all'impianto l'uomo della manutenzione quotidiana (abitualmente controlla i filtri, controlla l'emissione della percentuale di cloro in acqua, pulisce il fondo e igienizza i bordi, normale manutenzione insomma): nella vasca il fondo del giorno prima ha un centimetro di fango, letteralmente. Galleggiano inoltre rami, foglie, erba. Sui filtri, che non filtrano più nulla, chili di capelli, un paio di slip. parecchi kleenex.
Il prato pare reduce da una riedizione di Woodstock: carte, bicchieri, lattine, ciabatte singole, fazzoletti, giornali abbandonati, ecc. 

Può stupirmi che la discoteca di Corinaldo abbia venduto più biglietti (e fatto entrare più ragazzini) di quanti fosse autorizzata a contenerne?
Per niente.
Ciò che invece mi stupisce è che ci siano genitori che consentono a ragazzini di 14/15/16 anni di andare in discoteca per un concerto (demenza del concerto a parte) che all'una di notte non è ancora iniziato.
Ma dove hanno la testa? Che senso di responsabilità hanno nei confronti dei figli? Qualcuno glielo spiega che non è questione di fiducia nei figli, ma di condizioni per cui quella fiducia risulta di default malriposta.
I gestori della discoteca vanno puniti, ovvio, e però è inutile fare quel che sempre si fa in questi casi: chiudere il locale per qualche mese per poi riaprirlo imponendo sulla carta numeri di capienza più contenuti (pare che al locale in questione fosse peraltro già successo).
Il punto è che ci sono business dove non c'é fattura elettronica che tenga, dove fare incassi è più importante che garantire la sicurezza e controllare che i numeri dei biglietti venduti corrisponda al massimo al numero di capienza è una pura illusione: o gli metti i tornelli numerati con blocco automatico al raggiungimento dei limiti previsti o niente, i numeri sono moneta sonante in più che arriva come una manna alla quale è difficile resistere.
Ed è inutile anche fare i moralisti della domenica: provate voi a bloccare gli ingressi quando davanti avete un'orda di gente che di sicurezza e regole non ne vuol sapere: o li menate di brutto (e siete un dittatore fascista) o vi lasciate tentare dall'ingresso in più che vi elimina la coda scalpitante e aumenta il volume di contante della serata (diventando sul momento dei buoni, ma alla fine essendo sempre dei coglioni).

Per me, ve lo dico: dove entra la folla io non entro più da tempo.
La folla è demente a prescindere, sempre: il cretino che fa la cazzata va messo in conto, e se si è mentalmente onesti se ne mette in conto più d'uno, così ecco che avete la risposta al cosa fare: state lontani dagli assembramenti e diffidate di chiunque vi faccia entrare in un locale dove non si potrebbe "solo" per farvi un favore.
L'esperienza di 4 anni a uno sportello, tutto sommato e solo in apparenza meno pericoloso di quello di una discoteca, mi ha insegnato che nessuno è più cretino e potenzialmente pericoloso di quello che ti chiede di fargli un favore facendolo entrare, contravvenendo con questo alle regole di sicurezza o di igiene: se ne incrociate uno che vi fa (o vi chiede) un simile "favore", tirategli subito un cazzotto, vi farete meno male che a cedere. 
Ne ho rischiati parecchi, di cazzotti, per aver imposto, nei limiti delle mie competenze, il rispetto delle regole per igiene e sicurezza.
Non è stato mai facile, subire le incazzature deliranti di gente normalissima e perbene che davanti a un no si rivela una belva disposta a sbranarti per aver osato, proprio a lei, "io che sono un/una cliente!", dire no, non posso, mi lasci il numero di telefono e se si libera un posto la chiamo.
Niente, l'italietta del lei non sa chi sono io e del la prego mi faccia un favore è forse la bestia più infida dalla quale non riusciamo davvero a liberarci.
Le conseguenze sono quelle note: i morti di Corinaldo di questi giorni, ma ci metto sul conto anche quelli per la valanga di Rigopiano, quelli del Ponte Morandi e tutti quelli che vi vengono in mente ripensandoci un po': morti la cui ragione si trova sempre dalle parti del favore, del pressapochismo, del tanto non cadrà, del mica nevicherà così tanto da...

martedì 31 luglio 2018

I lavori infernali e le angurie

Visto che a me, che posso ripararmi al fresco, sembrano insopportabili i 33°/35°esterni di questi torridi giorni, voglio dedicare un pensiero a chi è costretto a lavorare in ambienti dove non solo non esiste l'aria condizionata, ma viene pure, al solito, preso per i fondelli se chiede almeno qualche minimo ristoro.
Ad esempio, agli operai della Electrolux che chiedono di potersi fermare pochi minuti ogni ora per il caldo infernale in fabbrica, vengono offerte fette di anguria ma no, la produzione non s'ha da fermare:
Tutto è nato dai 32 gradi di temperatura nei locali di lavoro, in particolare nelle “catene”. È così partita la richiesta di inserire pause di dieci minuti in ogni ora di lavoro oppure, in alternativa, di ridurre i ritmi produttivi. L’azienda ha replicato offrendosi di far trovare una fetta d’anguria a testa in sala-mensa. Replica sindacale: “Non se ne parla nemmeno. A tutela della salute de lavoratori non bastano le angurie”.Da IlFQ
Soluzione dei sindacati? Un'ora e mezza di sciopero a turno. 
Quella dello sciopero è ormai diventata la sceneggiata che il sindacato mette in piedi per ogni problema che viene posto dagli operai. Il senso di questi scioperi, secondo me (che sono ormai malefica), è quello di far sbollire la giusta rabbia agli operai, offrendo loro l'alternativa di rimetterci di tasca loro, ché lo sciopero significa mancato guadagno, non il raggiungimento dell'obiettivo più fresco e meno angurie. 
La pausa di pochi minuti ogni ora non è invece risultata trattabile; forse perché una pausa non è uno sciopero e le ore te le devono poi pagare per intero. E non va bene.
Così sciopero: chi si lamenta è preso per i fondelli prima dalla proprietà (la fetta d'anguria) e poi cornuto e mazziato dal sindacato (lo sciopero).

L'altro pensiero torrido va in questi giorni agli operai delle Acciaierie Venete. 
Ve li ricordate?
Hanno ripreso a lavorare a metà dello scorso giugno dopo che lo Spisal, analizzata la situzione sicurezza, ha stabilito che insomma, bisogna che gli operai siano fuori dalla campata quando arriva la siviera con quelle 90Tn di acciao fuso a 1600°, Perdìo!
(Dove sia stato a fare verifiche lo Spisal fino al 13 maggio è un mistero)
Così hanno fatto un bel corso sulla sicurezza agli operai (come se la rottura del gancio della siviera che ha sversato l'acciao liquido mandando al creatore un operaio, un altro ancora in serie condizioni all'ospedale e altri due ancora in convalescenza, fosse dovuta a disattenzione degli operai) e provvista ora la campata di una irritante sirena che suona per avvisare gli operai che lì lavorano di scappare in zona sicurezza ogni volta che è in arrivo sopra le loro teste la siviera piena di acciaio fuso. 
Sirena che suona circa 20 volte sul turno di 8 ore. Il che significa per gli operai lavorare con ulteriore stress e ansia, perché qualunque cosa stiano facendo, al suono micidiale devono mollare tutto e scappare in sicurezza. Per poi tornare a fare ciò che stavano facendo e tornare a scappare di nuovo di lì a circa 20/25'. Tutto così, uno scappare e tornare, per 8 ore a turno.
E il tutto in un caldo da inferno in terra.
"Ma ci sono le angurie?", chiedo scherzando a un operaio delle AV.
In una acciaieria dove la temperatura in estate supera i 40/45° ci sono solo due fontanelle che erogano acqua fresca. Ci sono poi dei rubinetti, ma sono stati chiusi, così l'acqua che ne esce è a temperatura giusta per fare le uova sode, cioè proprio bollente. I distributori di bottiglie d'acqua a pagamento sono invece sempre pieni. Chissà perché...Business?
In questa settimana di caldazza ricordarmi degli uomini che lavorano all'inferno mi pare un dovere: io mi lamento per quei pochi minuti fra un ambiente fresco e l'altro.
Loro non possono nemmeno avere angurie o acqua fresca abbondante e gratis.

Pensate a quelli che stanno lavorando alla terza corsia sul tratto Ve-Ts, per dirne un altro: auto che sfrecciano e sgasano nella corsia a fianco, mentre loro spalano e livellano bitume che esala fumi da stordimento immersi in una calura che mi manderebbe al creatore nel giro di pochi minuti.
Quanti gradi saranno lì, in mezzo all'autostrada?
Angurie, lì, ne arriveranno?  
I sindacati, venissero per caso interpellati da questi lavoratori, sono certa proporrebbero subito un paio d'ore di sciopero in chiusura turno, così che i lavori proseguano accontentando la società che fa manutenzione, e facendo subito sbollire ogni pretesa di fresco agli operai nel giro di 24h: ma chi vuoi che scioperi, rimettendoci soldi a fine mese, per ottenere di continuare comunque a lavorare alle stesse identiche infernali condizioni?
Sono perversi, è il loro lavoro essere perversi.

Va detta comunque una cosa: ci sono lavori che sono così, infernali e basta, roba per uomini davvero forti.
Però le prese per i fondelli no, almeno queste si dovrebbe avere il buon gusto di risparmiarle a chi lavora col bitume sotto al sole, o in un'acciaieria a 45° o in fabbriche a 32°.
Davvero, almeno il rispetto.