Girava quest'estate lo scontrino postato da un incauto cliente scandalizzato per essersi visto addebitare, dal Gran Caffè Lavena di Piazza San Marco a Venezia, 43€ per due caffè e due acque minerali.
Qualcuno gli fece poi notare che lo stesso caffè, se consumato al banco, gli sarebbe costato 1,50€, e che lamentarsi per il costo dei caffè serviti al tavolo, in uno dei caffè storici di Piazza San Marco, con orchestra ad allietare una scenografia unica al mondo, era solo segno della sua ignoranza (quanto meno l'ignoranza del non aver preso visione del cartello con i prezzi esposti prima di sedersi).
Sarà che mi ritengo un'ex veneziana nostalgica, che non riesce più ad andare a Venezia senza patire un turismo di massa che ha cancellato negozi, caffè e piccole trattorie di quartiere trasformando la città in una sorta casba cinese, senza il fascino né della casba né quello della Cina, ma quello scontrino mi aveva irritato per la superficialità e la sciocchezza.
Ricordo di aver pensato (e forse twittato) che era come se uno entrasse in un negozio di Saint Laurent per comprarsi un vestito e si lamentasse poi di non poterlo pagare quanto un vestitello dell'Ovs.
Sempre di caffè e sempre di vestiti si tratta, ma credo dovrebbero saperlo anche i muri che se entri a cenare nel ristorante stellato il conto che ti presenteranno sarà altrettanto stellato anche se uscirai con la fame: se si ha fame e pochi soldi, meglio andare su stelle e strisce, per esser certi di sfamarsi al prezzo che ci si può permettere senza finire a postare sciocchi scontrini (la società multiculti è inesorabilmente multi conti, a dimostrazione pratica che no, non siamo tutti uguali, quella è la fiaba che vi raccontano per non farvi incazzare).
Tutta la premessa per invitare i pubblicatori di scontrini a vedere il video che pubblico qui sotto.
Lo dico subito: prima di iniziare a guardarlo ero io stessa molto scettica, temevo lo scempio dell'altro Caffé storico che si affaccia su Piazza San Marco, il Quadri, acquistato qualche anno fa dagli Alajmo, gli chef stellati, che in questo video presentano proprio la storia dei lavori di restauro del Gran Caffè Quadri.
Mentre scorrevano le immagini mi sono invece commossa: per la bellezza, per la sensibilità, per la grande attenzione al luogo, per la sua storia e per la storia di tutti gli artigiani veneziani che hanno partecipato all'opera di restauro, portandovi ognuno la propria abilità, la propria dedizione e quel misterioso qualcosa di più che trasudano tutte le storie delle famiglie artigiane che si tramandano un'arte di padre in figlio.
Anche a me, che al Quadri oggi Alajmo posso al più consentirmi un caffè al banco, la storia di questo restauro ha regalato l'emozione di un'indescrivbile sentimento per Venezia e per le cose belle che gli artigiani di questa città hanno insegnato ed esportato da sempre in mezzo mondo (l'altra metà l'hanno esportata gli arabi, quelli senza smartphone ma con le pergamene; e i cinesi, non quelli delle gondoete de plastica, ma quelli dell'Impero Celeste).
Dedico questo video a chi posta scontrini ma anche a chi avesse in futuro la tentazione di postarne uno senza prima aver realizzato di essersi seduto distrattamente su un pezzo di storia veneziana.
Visualizzazione post con etichetta NordEst. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta NordEst. Mostra tutti i post
sabato 29 settembre 2018
domenica 21 gennaio 2018
Facili profezie
In tempi non sospetti, quando ancora nessuno aveva (forse) nemmeno il sospetto delle crisi in arrivo sulle banche venete - cioè su Veneto Banca e Banca Poplare di Vicenza - mi aveva colpito una sparata di Zonin il quale, con la spudoratezza di chi dal pane degli altri è abituato a trarre profitto, suggeriva quale soluzione al problema "crescita e disoccupazione" che se i suoi dipendenti avessero lavorato 1 ora gratis al giorno per un anno le cose sarebbero andate meglio.
Scrivevo allora quanto fosse ai miei occhi immorale chiedere agli operai di cedere 1 ora di lavoro gratis per risollevare le sue aziende perché, in caso di crescita effettiva del capitale dell'azienda, i suoi operai non avrebbero comunque visto un centesimo di utili per il valore ore/lavoro investite.
Se invece gli affari fossero andati comunque male, agli operai sarebbe arrivato comunque, come sempre, il calcio in culo, mentre l'imprenditore, che solo sa davvero come vanno i suoi affari, quando vede avvicinarsi un possibile fallimento, ha la possibilità di mettere in salvo i propri beni così da sottrarli a eventuali pignoramenti per pagare il dovuto agli operai.
Ora, non pare che le aziende di Zonin navighino in cattive acque, ma in acque fetide navigano invece quei correntisti (magari alcuni anche suoi dipendenti) che gli avevano affidato anni di risparmi volatilizzati dalla Banca Popolare di Vicenza della quale Zonin è stato a lungo Presidente.
In questi giorni la Guardia di Finanza, in apertura delle prime fasi processuali a seguito dei fallimenti delle due banche, ha messo sotto sequestro gli ultimi beni che Zonin non aveva già provveduto a mettere in salvo, per garantirsi lo Stato il saldo dei costi processuali. Come riporta Il Fatto Quotidiano:
Proprio sapendo quanto sia facile disfarsi dei propri capitali, mettendoli com'è noto in salvo fra amici, familiari e parenti, lo Stato (ammesso che ne abbiamo ancora uno) avrebbe dovuto immediatamente, con la notizia del fallimento delle banche, bloccare i beni di chi aveva una responsabilità di gestione.
O meglio, forse lo so perché: è che con i risparmi degli operai, e della gente comune in genere, lo Stato è il primo garante delle entrate delle banche, che vanno sempre tutelate e salvate, tanto più se sono "allegre" con i soldi dei loro correntisti, che invece vanno depredati e bastonati economicamente in ogni modo possibile.
Pesando diversamente i soldi dei contribuenti/correntisti e quelli delle banche, lo Stato si premura ora di recuperare per sé le spese e lo fa ora che è ben certo che, come si dice, i buoi sono già scappati dalla stalla, così che si avveri l'altro detto veneto, cioè "càn no magna càn".
Certo fa tenerezza sentire Zonin dire "anch'io ho perso soldi".
Vengono i lucciconi a immaginarsi quale miserabile esistenza gli toccherà ora per i due spicci persi mentre nulla ha da dire su quelli spariti dai conti di chi glieli aveva affidati pensando di potersi fidare di lui.
In ogni caso, nel Zonin che chiedeva nel 2012 un'ora di lavoro gratis ai propri operai per "crescita e disoccupazione", vedo una perversa continuità con quello che oggi sui gradini del Tribunale piange il morto dopo aver beatamente fregato i (circa) 5 mila vivi.
Perché, quelli che si sono visti sparire i risparmi di una vita durante la sua presidenza della Banca Popolare di Vicenza (ma lui "non ricorda") e stanno provando a costituirsi parte civile nel processo, sono davvero tanti.
Ma nessuno ha chiesto prima, per loro e da subito, quel blocco dei beni quando ancora si poteva e si sarebbe dovuto fare.
Ultima amara considerazione.
Ogni due per tre c'é qualche burlone che ci magnifica la grandezza della giustizia americana (e del giornalismo americano), tranne che poi, sul suolo italico, non c'è nessuno che ricordi ai nostri politici, ai nostri giornalisti e alla nostra giustizia che lì i truffatori vanno davvero in galera e che non si aspetta che prima di andarci provvedano a mettere in salvo i proventi delle loro pessime gestioni finanziarie.
E chissà poi se il giornalismo italiano, quello che sbava sulla libertà di stampa quando escono film tipo Spotlight, o il più recente The Post, sarà bravo quanto quello americano d'antan (oggi se c'é un paese dove il giornalismo viene zittito dal potere è l'America, ma è un male piuttosto diffuso nell'attuale globo terracqueo) e saprà denunciare l'intollerabile ingiustizia italiana che consente ai truffatori il tempo necessario a imboscare i capitali prima di provvedere a bloccare solo quei pochi spicci rimasti per farsi lo Stato ripagare le spese processuali in un processo che pronostico già da operetta.
Scrivevo allora quanto fosse ai miei occhi immorale chiedere agli operai di cedere 1 ora di lavoro gratis per risollevare le sue aziende perché, in caso di crescita effettiva del capitale dell'azienda, i suoi operai non avrebbero comunque visto un centesimo di utili per il valore ore/lavoro investite.
Se invece gli affari fossero andati comunque male, agli operai sarebbe arrivato comunque, come sempre, il calcio in culo, mentre l'imprenditore, che solo sa davvero come vanno i suoi affari, quando vede avvicinarsi un possibile fallimento, ha la possibilità di mettere in salvo i propri beni così da sottrarli a eventuali pignoramenti per pagare il dovuto agli operai.
Ora, non pare che le aziende di Zonin navighino in cattive acque, ma in acque fetide navigano invece quei correntisti (magari alcuni anche suoi dipendenti) che gli avevano affidato anni di risparmi volatilizzati dalla Banca Popolare di Vicenza della quale Zonin è stato a lungo Presidente.
In questi giorni la Guardia di Finanza, in apertura delle prime fasi processuali a seguito dei fallimenti delle due banche, ha messo sotto sequestro gli ultimi beni che Zonin non aveva già provveduto a mettere in salvo, per garantirsi lo Stato il saldo dei costi processuali. Come riporta Il Fatto Quotidiano:
“La grande parte del patrimonio dell’imputato è stato ceduto ai familiari nell’arco di un biennio, e tale attività dismissiva (…) concretizza il pericolo che, in caso di futura condanna, l’imputato non disponga delle garanzie sufficienti a coprire il credito vantato dall’erario per le spese di procedimento”. Zonin ha scelto la strada della donazione del patrimonio immobiliare (in due occasioni nel 2016) a favore di un figlio e della moglie. I finanzieri hanno scoperto la cessione alla consorte del 2 per cento di Tenuta Rocca di Montemassi Srl (il restante 98% è già della signora), e ai figli del 5,38 per cento di Casa Vinicola Zonin spa, nonché e delle partecipazioni in due società del gruppo, la Zonin Giovanni sas e la Gianni Zonin Vineyards. Non si tratta di bruscolini, ma di partecipazioni dal valore che si aggira sui 10 milioni di euro. Cosa rimane nella disponibilità dell’ex presidente dell’istituto vicentino? Un terreno a Gambellara, azioni della Popolare con cui al massimo può comperarsi una pizza e qualche quota di società minori.Da ruspante abituata a fare i conti della serva, mi chiedo perché mai la Guardia di Finanza sia stata messa al lavoro solo ora, quando si tratta di garantire allo Stato le eventuali spese processuali e non prima, quando a chiedere allo Stato di bloccare i beni di Zonin lo chiedevano i correntisti rovinati durante la sua presidenza di BpVi.
Proprio sapendo quanto sia facile disfarsi dei propri capitali, mettendoli com'è noto in salvo fra amici, familiari e parenti, lo Stato (ammesso che ne abbiamo ancora uno) avrebbe dovuto immediatamente, con la notizia del fallimento delle banche, bloccare i beni di chi aveva una responsabilità di gestione.
O meglio, forse lo so perché: è che con i risparmi degli operai, e della gente comune in genere, lo Stato è il primo garante delle entrate delle banche, che vanno sempre tutelate e salvate, tanto più se sono "allegre" con i soldi dei loro correntisti, che invece vanno depredati e bastonati economicamente in ogni modo possibile.
Pesando diversamente i soldi dei contribuenti/correntisti e quelli delle banche, lo Stato si premura ora di recuperare per sé le spese e lo fa ora che è ben certo che, come si dice, i buoi sono già scappati dalla stalla, così che si avveri l'altro detto veneto, cioè "càn no magna càn".
Certo fa tenerezza sentire Zonin dire "anch'io ho perso soldi".
Vengono i lucciconi a immaginarsi quale miserabile esistenza gli toccherà ora per i due spicci persi mentre nulla ha da dire su quelli spariti dai conti di chi glieli aveva affidati pensando di potersi fidare di lui.
In ogni caso, nel Zonin che chiedeva nel 2012 un'ora di lavoro gratis ai propri operai per "crescita e disoccupazione", vedo una perversa continuità con quello che oggi sui gradini del Tribunale piange il morto dopo aver beatamente fregato i (circa) 5 mila vivi.
Perché, quelli che si sono visti sparire i risparmi di una vita durante la sua presidenza della Banca Popolare di Vicenza (ma lui "non ricorda") e stanno provando a costituirsi parte civile nel processo, sono davvero tanti.
Ma nessuno ha chiesto prima, per loro e da subito, quel blocco dei beni quando ancora si poteva e si sarebbe dovuto fare.
Ultima amara considerazione.
Ogni due per tre c'é qualche burlone che ci magnifica la grandezza della giustizia americana (e del giornalismo americano), tranne che poi, sul suolo italico, non c'è nessuno che ricordi ai nostri politici, ai nostri giornalisti e alla nostra giustizia che lì i truffatori vanno davvero in galera e che non si aspetta che prima di andarci provvedano a mettere in salvo i proventi delle loro pessime gestioni finanziarie.
E chissà poi se il giornalismo italiano, quello che sbava sulla libertà di stampa quando escono film tipo Spotlight, o il più recente The Post, sarà bravo quanto quello americano d'antan (oggi se c'é un paese dove il giornalismo viene zittito dal potere è l'America, ma è un male piuttosto diffuso nell'attuale globo terracqueo) e saprà denunciare l'intollerabile ingiustizia italiana che consente ai truffatori il tempo necessario a imboscare i capitali prima di provvedere a bloccare solo quei pochi spicci rimasti per farsi lo Stato ripagare le spese processuali in un processo che pronostico già da operetta.
Etichette:
Fuffa,
Interni,
NordEst,
Quesiti,
Società e inCiviltà
domenica 26 giugno 2016
That's Cavalcade!
Tornando da un innocente caffè al bar, che nella mia attuale condizione monetaria equivale a un super lusso, si chiacchierava di Brexit, di Merkel, di Renzi, ecc.
Solite cose.
E mentre si ciarlava di questi problemoni europei, planetari ed esistenziali, ci è arrivata all'improvviso alle spalle la Ferrari Cavalcade.
E' stato un attimo, una straniante frazione di secondo che mi ha precipitata di botto in uno stato di stordimento.
Un'idiota mi son sentita, fatta e finita.
Avete un'idea di cosa siano 100 Ferrari messe in fila che ti sfrecciano davanti?
Facendo una media spicciola di 250mila euro l'una, in meno di un quarto d'ora ho visto un paio di decine di milioni di euro passarmi sotto al naso (100 milioni in realtà, il valore del parco macchine dichiarato dalla Ferrari).
Non finivano mai, mai.
Una povera donna sta lì a trastullarsi sui massimi sistemi contenta di un caffè al bar la domenica, e finisce a chiedersi a cosa servirà mai un'auto con 690 cavalli di potenza e un costo (Ferrari Testa Rossa 599 GTO) di ben 320mila euro. Auto che neanche a guidarla di notte in autostrada, si ha modo di portare a raggiungere effettivamente i 335 km/h dichiarati.
Scopro poi che la Ferrari organizza queste "cavalcate" con un duplice scopo: far fare dei giretti collettivi "...that combines history, culture and art, through the most charming surroundings of the Venetian Lagoon" all'esclusivo club dell'altrimenti inutilizzato giocattolo.
E far vedere l'altrimenti inutilizzato giocattolo a dei poveretti che vi sbavano inutilmente sopra.
A questa banda di gigioni con la Testa Rossa si piegano i Comuni, la polizia municipale che prontamente blocca piazze e la polizia stradale che li scorta e limita il traffico sulle provinciali così che poi gli altri, i "ferraristi" a piedi e in processione, vadano ad accarezzarne nelle piazze la rovente lamiera solo per farsi il selfie di rito che non si sa nemmeno questo a cosa mai potrà servire.
Seriamente, a voi competenti giuristi e raffinati geostrateghi che di alta politica ragionate tutto il dì: pensate che a questi cento in "cavalcata" freghi forse qualcosa del Brexit, della Merkel o del Ttip?
Volendo, questi la Merkel se la pappano per cena stasera e a colazione, domani mattina, dovessero avere ancora un po' di languorino, si fanno servire pure un brasatino di Juncker con contorno di Tusk e una coppetta ghiacciata di Nuland.
E se a chi ha passatempi da centinaia di migliaia di euro non importa un fico secco del Brexit o di chi in politica fa cosa, perché diavolo dovrebbe importare qualcosa a me che giro con un'auto di terza mano?
La vera ricchezza, mi dico per consolarmi della mia inutile tendenza a far ragionamenti senza capo né coda, si trova ai due estremi: o hai accumulato così tanto denaro da non riuscire a scialacquarlo neanche comprandoti tanti di questi inutili robini rossi da esibizione.
Oppure, all'opposto, non avendo talmente più un euro da non costituire più un problema il sapere il costo di qualunque cosa.
E io, perdonate la sfacciataggine con cui ve ne informo, appartengo ai fortunati ricchi della seconda serie: perfino la biciletta potrei ipotecarmi senza fare un plissè.
P.S. 27.06.2016
A proposito di Cavalcade, ecco come un Comune veste la città in onore dei new red riders
Solite cose.
E mentre si ciarlava di questi problemoni europei, planetari ed esistenziali, ci è arrivata all'improvviso alle spalle la Ferrari Cavalcade.
E' stato un attimo, una straniante frazione di secondo che mi ha precipitata di botto in uno stato di stordimento.
Un'idiota mi son sentita, fatta e finita.
Avete un'idea di cosa siano 100 Ferrari messe in fila che ti sfrecciano davanti?
Facendo una media spicciola di 250mila euro l'una, in meno di un quarto d'ora ho visto un paio di decine di milioni di euro passarmi sotto al naso (100 milioni in realtà, il valore del parco macchine dichiarato dalla Ferrari).
Non finivano mai, mai.
Una povera donna sta lì a trastullarsi sui massimi sistemi contenta di un caffè al bar la domenica, e finisce a chiedersi a cosa servirà mai un'auto con 690 cavalli di potenza e un costo (Ferrari Testa Rossa 599 GTO) di ben 320mila euro. Auto che neanche a guidarla di notte in autostrada, si ha modo di portare a raggiungere effettivamente i 335 km/h dichiarati.
Scopro poi che la Ferrari organizza queste "cavalcate" con un duplice scopo: far fare dei giretti collettivi "...that combines history, culture and art, through the most charming surroundings of the Venetian Lagoon" all'esclusivo club dell'altrimenti inutilizzato giocattolo.
E far vedere l'altrimenti inutilizzato giocattolo a dei poveretti che vi sbavano inutilmente sopra.
A questa banda di gigioni con la Testa Rossa si piegano i Comuni, la polizia municipale che prontamente blocca piazze e la polizia stradale che li scorta e limita il traffico sulle provinciali così che poi gli altri, i "ferraristi" a piedi e in processione, vadano ad accarezzarne nelle piazze la rovente lamiera solo per farsi il selfie di rito che non si sa nemmeno questo a cosa mai potrà servire.
Seriamente, a voi competenti giuristi e raffinati geostrateghi che di alta politica ragionate tutto il dì: pensate che a questi cento in "cavalcata" freghi forse qualcosa del Brexit, della Merkel o del Ttip?
Volendo, questi la Merkel se la pappano per cena stasera e a colazione, domani mattina, dovessero avere ancora un po' di languorino, si fanno servire pure un brasatino di Juncker con contorno di Tusk e una coppetta ghiacciata di Nuland.
E se a chi ha passatempi da centinaia di migliaia di euro non importa un fico secco del Brexit o di chi in politica fa cosa, perché diavolo dovrebbe importare qualcosa a me che giro con un'auto di terza mano?
La vera ricchezza, mi dico per consolarmi della mia inutile tendenza a far ragionamenti senza capo né coda, si trova ai due estremi: o hai accumulato così tanto denaro da non riuscire a scialacquarlo neanche comprandoti tanti di questi inutili robini rossi da esibizione.
Oppure, all'opposto, non avendo talmente più un euro da non costituire più un problema il sapere il costo di qualunque cosa.
E io, perdonate la sfacciataggine con cui ve ne informo, appartengo ai fortunati ricchi della seconda serie: perfino la biciletta potrei ipotecarmi senza fare un plissè.
P.S. 27.06.2016
A proposito di Cavalcade, ecco come un Comune veste la città in onore dei new red riders
sabato 4 giugno 2016
I Mostri son duri a morire
"...Ma è un grande progetto, con una grande missione, perché non voglio fare una cosa artistica, ma una cosa utile e soprattutto sociale".
Non demorde, Pierre Cardin.
L'ideatore del Palais Lumiére, la torre di 60 piani per un'altezza di 245 metri da lui disegnata ispirandosi alla bellezza di tre fiori in vaso legati fra loro da un nastro, l'ha rilanciata al Teatro La Fenice un paio di sere fa.
Sia chiaro, ribadisce di aver avuto offerte per realizzarla uguale da parte di molte altre importanti città in Europa e nel mondo, ma lui no: la vuole fare solo a Venezia, anche se consapevole che lui (forse) non la vedrà mai realizzata.
"...ho qui i miei natali e sarebbe una bella cosa che la rinascita, a Venezia, partisse da qui..."La "rinascita" a Venezia dovrebbe secondo lui iniziare dal robo che potete ammirare in tutta la sua lumierosa magnificenza nel video postato nel lontano 2012 qui.
Che dite, la Crusca me lo passerà 'sto lumierosa?
Comunque, come si può notare dall'immagine qui sopra, il Palais ha tutte le caratteristiche che uno si aspetta debba avere una "cosa utile e soprattutto sociale".
- 45.000
m2 dedicati a residenze private, 34.000 m2 di alberghi e 130.000 m2 di
attività direzionali, commerciali, servizi, poli di ricerca applicata,
centro congressi, centri di istruzione superiore e ristoranti.
A queste superfici vanno aggiunti circa 4.000 posti auto e garage collocati nel basamento dell’edificio nei due piani interrati, 72 ascensori e 44.000 m2 di giardini pensili con relativi laghi e piscine, private e pubbliche.
In totale si tratta di poco meno di 400.000 m2, almeno 1,4 milioni di metri cubi.
In più l'Enac, che opponeva il fatto che le costruzioni in vicinanza dell'Aeroporto di Tessera non debbano superare in altezza i 100/120 mt per ragioni di sicurezza.
Se l'ebbe a male, il "benefattore" veneto d'oltralpe.
Così se ne tornò stizzito e incompreso a Paris, la Lumiére dalla quale clonava le nome du Palais.
Temo che ora, con il cambio di clima politico in città portato dalla nuova giunta Brugnaro (mi raccontava ieri un'amica di Mestre che "qui, al solito, pare che nessuno lo abbia votato"), si possano riaprire le procedure per realizzare il prezioso manufatto ispirato da quei tre cazzuti e fatali fiori in vaso legati fra loro da un nastro.
Pensavo: se l'ispirazione al veneto d'oltralpe fosse venuta guardando un baobab? Stilizzava un Palais Africain in gronda lagunare?
Chissà: oggi ci avrebbe magari raccontato che la "rinascita di Venezia" è a maggior ragione "cosa utile e soprattutto sociale" in quanto il progetto sarebbe in perfetta sintonia con la città, ormai destinata a somigliare sempre più a una Dubai moresca.
Sai quanti scivoli avrebbe trovato per l'approvazione?
Alla peggio, gli appartamenti che dovessero rimanere invenduti (al costo di milioni di euro l'uno, il rischio c'é) potrebbero sempre servire da hub per l'accoglienza dei migranti in Veneto, no?
Non é da escludere poi che anche in questa stilizzata versione floreale possa finire per trovare un'uguale destinazione hubbara prontamente data in gestione a qualche cooperativa benefattrice, nel malaugurato caso in cui l'inflorescenza di acciaio, vetro e cemento venisse alla fine comunque edificata.
Giusto per farmi del male mi chiedo: ma chi vuoi che sia quel tamarro che si comprerebbe casa su un orrore milionario simile per poi dover guardare Venezia dalla terraferma e con dietro al culo i resti delle raffinerie di Porto Marghera?
Con tutti i magnifici alberghi con suite super lusso che può avere in città?
Va bene che i tamarri abbondano ovunque e i vacanzieri di Dubai si sentirebbero come a casa loro e forse pure i cinesi, che quanto a tamarraggine una volta fatti i soldi non si fanno soffiare il primato da nessuno.
Ma dico: farsi tutti una Venice di polistirolo e cartone a casa loro, è chiedere troppo?
Devono proprio mortificare l'autentica e unica Venezia che ancora abbiamo e mai più tornerà?
Etichette:
Interni,
NordEst,
Società e inCiviltà,
Steps
domenica 18 ottobre 2015
Il colore viola (cit.)
Il viola, si sa, è il colore della quaresima, cioè il colore che richiama alla penitenza pre-pasquale cristiana (che prevede digiuno dalla carne il venerdì, astinenza sessuale, limitazione di sostanze di "conforto" come alcool e fumo, ecc ecc...più o meno le stesse prescrizioni del Ramadan islamico, per dire).
E' anche il colore che porta sfiga a teatro (in quaresima i teatri chiudevano, così chi di teatro campava era costretto alla fame fino a dopo Pasqua).
E' il colore che titola un bellissimo film di Spielberg (Il colore viola, appunto) che racconta i patimenti degli schiavi neri in America (una grandissima Whoopi Goldberg).
Viola sono i paramenti indossati dal prete per officiare i funerali.
Viola pare sia anche il colore della squadra di calcio fiorentina, così voglio immaginare sia questo vezzo campanilistico fuori luogo a motivare l'orrenda cravatta viola indossata da Renzi in occasione della sua ultima visita a Venezia, un paio di giorni fa.
Stonata comunque sia, perché trattandosi di visita alla città in veste ufficiale, sarebbe come se Brugnaro andasse al Quirinale indossando una cravatta con il leone di San Marco o quella arancio-nero-verde del Venezia F.C.
Il funereo dettaglio non può comunque essere letto senza evocare i precedenti significati scaramantici e liturgici (porta sfiga, funerale, quaresima, memoria della schiavitù americana, ecc ecc).
Se l'abito fa il monaco, e ogni dettaglio del nostro abbigliamento parla di noi per simboli, direi che Renzi porta comunque sfiga a Venezia.
La foto sotto (quella postata precedentemente è stata rimossa, va a capire perché), va quindi vista solo previa toccatina o con un affidabile amuleto in tasca. Ogni scaramanzia è quanto mai opportuna in ogni caso e indipendentemente dal fatto che si creda o meno al fato, visti i tempi quaresimali e i paramenti degli officianti.
P.S.
Mi informano, a dimostrazione che il viola nel mondo dello spettacolo va usato con cautela per via della sfiga sempre in agguato, che la Viola ha appena perso contro il Napoli.
Tié (il viola porta sfiga anche a se stesso?).
E' anche il colore che porta sfiga a teatro (in quaresima i teatri chiudevano, così chi di teatro campava era costretto alla fame fino a dopo Pasqua).
E' il colore che titola un bellissimo film di Spielberg (Il colore viola, appunto) che racconta i patimenti degli schiavi neri in America (una grandissima Whoopi Goldberg).
Viola sono i paramenti indossati dal prete per officiare i funerali.
Viola pare sia anche il colore della squadra di calcio fiorentina, così voglio immaginare sia questo vezzo campanilistico fuori luogo a motivare l'orrenda cravatta viola indossata da Renzi in occasione della sua ultima visita a Venezia, un paio di giorni fa.
Stonata comunque sia, perché trattandosi di visita alla città in veste ufficiale, sarebbe come se Brugnaro andasse al Quirinale indossando una cravatta con il leone di San Marco o quella arancio-nero-verde del Venezia F.C.
Il funereo dettaglio non può comunque essere letto senza evocare i precedenti significati scaramantici e liturgici (porta sfiga, funerale, quaresima, memoria della schiavitù americana, ecc ecc).
Se l'abito fa il monaco, e ogni dettaglio del nostro abbigliamento parla di noi per simboli, direi che Renzi porta comunque sfiga a Venezia.
La foto sotto (quella postata precedentemente è stata rimossa, va a capire perché), va quindi vista solo previa toccatina o con un affidabile amuleto in tasca. Ogni scaramanzia è quanto mai opportuna in ogni caso e indipendentemente dal fatto che si creda o meno al fato, visti i tempi quaresimali e i paramenti degli officianti.
Mi informano, a dimostrazione che il viola nel mondo dello spettacolo va usato con cautela per via della sfiga sempre in agguato, che la Viola ha appena perso contro il Napoli.
Tié (il viola porta sfiga anche a se stesso?).
mercoledì 22 luglio 2015
The most romantic city in the world
Avete presente Venezia d'estate? Quella dove piedi ti diventano mortadelle lesse al secondo ponte e in cui le gambe ti si trasformano in salamoni king size pronti per essere affettati al terzo?
Eppure, pare che al turista all'ingrosso Venezia con 40° (45° percepiti) piaccia molto, visto quanti se ne riversano con 'ste calure in giro per la città:
Senza dir nulla di quanto sia romantica la gitarella in gondola sotto la candela pomeridiana.Vero che è ciò che tutti sognamo per coronare il nostro sogno d'amore?
Mi sa che è diventato più romantico e meno faticoso (forse anche meno costoso), andare nella Disneyland originale.
Eppure, pare che al turista all'ingrosso Venezia con 40° (45° percepiti) piaccia molto, visto quanti se ne riversano con 'ste calure in giro per la città:
Senza dir nulla di quanto sia romantica la gitarella in gondola sotto la candela pomeridiana.Vero che è ciò che tutti sognamo per coronare il nostro sogno d'amore?
Mi sa che è diventato più romantico e meno faticoso (forse anche meno costoso), andare nella Disneyland originale.
giovedì 9 luglio 2015
Dopo il tornado, la devastazione
![]() | ||
Questa foto è stata presa dal web. Chiunque ne reclami i diritti può chiedermene la rimozione immediata direttamente qui sotto o contattandomi via email accedendo dal link al profilo. |
Link a Venezia Today dove trovate cc e iban vari (possibili versamenti anche con PayPal)
Chi frequenta questo blog sa che la Riviera del Brenta è "casa mia", anche se ora abito lì dove la Riviera finisce.
Ieri, mentre questo finimondo succedeva, ero lì, a non più di 3/4 km di distanza, preoccupata dal cielo nero e dal vento impossibile che piegava gli alberi e mi faceva temere il peggio.
Che non è capitato per quei pochi chilometri, che hanno fatto tutta la differenza.
Non so come aiutare chi non ha più un tetto sopra la testa perché quel vento a 300km orari che ieri temevo, il loro tetto se l'é portato via, in alcuni casi portandosi via anche la casa che stava sotto e sparpagliando in giro ciò che c'era dentro.
Molte le persone che sono state trovate vive e ferite sotto muri crollatigli addosso, colpite da terrazzini e cornicioni che volavano.
Alberi maestosi sradicandosi hanno sollevato l'asfalto per abbattersi poi sulle auto, quando le auto quel vento non le ha fatte proprio volare via, come nel caso della vittima, volata nel vento finché l'auto in cui si trovava si è schiantata, capovolta, ammazzandolo.
Qui sotto quel che rimane della bellissima Villa Fini (foto prima e dopo il passaggio del tornado), una delle molte bellissime Ville Venete che costeggiano la Riviera del Brenta e sono l'orgoglio e il vanto di chi ci vive.
Qui sotto la ripresa dall'alto rende meglio: la villa sembra essere stata colpita da un missile all'uranio o da una testata nucleare:è stata letteralmente polverizzata.
Il Veneto devastato non merita mai la solidarietà di nessuno, scrive Della Frattina su Il Giornale.
E nemmeno titoli sui quotidiani o servizi in tv, aggiungo io.
Anche un euro può bastare.
Due è meglio.
Tre non impoveriscono nessuno e insieme ad altri tre possono sommandosi fare la differenza.
Per il Comune di Mira il codice IBAN è:
- IT30X0200836182000103826448
- Conto Corrente Postale n° 13731302 intestato Comune di Mira - Servizio di Tesoreria - Pro Aiuti Tornado
venerdì 19 giugno 2015
Segni dei tempi/2
Era il 1967 e sbarcava a Roma la First Lady per definizione, icona glamour in abitino e pochette Chanel, occhiale gigante nero (e dopo di lei, tutte con l'occhiale gigante nero e tutte con pochette Chanel):
Siamo nel 2015 e a Milano sbarca l'odierna First Lady: ex vitino da vespa che forse fu, gonnellino fantasia simil vestaglia, top nero simil palestra.
Pare che oltre ad aver dato lezioni di cucina light all'Expo (qualcuno la salvi da se stessa), abbia magnificato gli spaghetti dei quali si dice cuoca sopraffina: mezz'ora di pentola a pressione, cucinati insieme a pomodoro e spinaci. E' convinta che la genialata, oltre che buona, sia utile per risparmiare acqua, sale e olio (anche per alimentare polli ruspanti, azzardo io).
Bah!
Che poi venga in Italia a darci lezioni di cucina e salutismo (di moda no, grazie a Brahma ce le siamo per ora risparmiate), o perfino di coltivazione di verdure biologiche, a me pare strano.
Non tanto per gli hamburgher e gli hot dog di cui si nutrono prevalentemente i milioni di poveri a Food Stamp del suo paese, che se uno vuol farsi del male ne ha democraticamente tutto il diritto e se uno ha solo quello da mangiare qualcuna dovrebbe preoccuparsene ben prima di venir qui a darci lezioni sul cibo; ma per via di quella questioncella del voler imporre gli ogm via Ttip a tutta quell'area mediterranea che ha civilizzato il mondo grazie all'agricoltura e alla coltivazione di cereali.
Un'area geografica che fin qui, e senza ogm, ha sfamato mezzo pianeta e insegnato all'altra metà cosa sia la civiltà alimentare.
Vien da pensare che le Prime Signore di una volta erano molto più eleganti in tutto: si limitavano a indossare graziosi cappellini, a frequentare il jet set e i magnati greci con panfilo, senza andarsi a impicciare di diffondere finti credo salutistici (da che pulpito!) e preferendo se mai digiunare, cosa che non sarà forse più di moda ma fa pur sempre autenticamente magro.
Perfino ascetico, si potrebbe dire.
In ogni caso, Vera Lady.
Cosa che ora, ahimè, passati quei tempi di charme, ci toccano invece queste lady palestrate e pienotte che non son brave nemmeno ai fornelli.
E ce ne fosse uno che osa dirglielo, che non è cosa...
Bah!
Che poi venga in Italia a darci lezioni di cucina e salutismo (di moda no, grazie a Brahma ce le siamo per ora risparmiate), o perfino di coltivazione di verdure biologiche, a me pare strano.
Non tanto per gli hamburgher e gli hot dog di cui si nutrono prevalentemente i milioni di poveri a Food Stamp del suo paese, che se uno vuol farsi del male ne ha democraticamente tutto il diritto e se uno ha solo quello da mangiare qualcuna dovrebbe preoccuparsene ben prima di venir qui a darci lezioni sul cibo; ma per via di quella questioncella del voler imporre gli ogm via Ttip a tutta quell'area mediterranea che ha civilizzato il mondo grazie all'agricoltura e alla coltivazione di cereali.
Un'area geografica che fin qui, e senza ogm, ha sfamato mezzo pianeta e insegnato all'altra metà cosa sia la civiltà alimentare.
Vien da pensare che le Prime Signore di una volta erano molto più eleganti in tutto: si limitavano a indossare graziosi cappellini, a frequentare il jet set e i magnati greci con panfilo, senza andarsi a impicciare di diffondere finti credo salutistici (da che pulpito!) e preferendo se mai digiunare, cosa che non sarà forse più di moda ma fa pur sempre autenticamente magro.
Perfino ascetico, si potrebbe dire.
In ogni caso, Vera Lady.
Cosa che ora, ahimè, passati quei tempi di charme, ci toccano invece queste lady palestrate e pienotte che non son brave nemmeno ai fornelli.
E ce ne fosse uno che osa dirglielo, che non è cosa...
giovedì 29 gennaio 2015
Gran sagra Expo
"Ad oggi per l'Expo sono stati già venduti 8 milioni di biglietti, dei quali 5 milioni all'estero. Praticamente, a 100 giorni dall'inizio, è come se avessimo già venduto un terzo dei biglietti che dobbiamo vendere". Lo ha detto il commissario dell'Expo, Giuseppe Sala. "Un altro record - prosegue - è che abbiamo venduto già 3 milioni e 200 mila notti nel periodo coinvolto da tour operator che lavorano all'estero". Da AnsaL'esultanza sui dati sembra la fiaba che uno si racconta per darsi coraggio in vista della tragedia.
L'Expo, lo dice il nome, dovrebbe essere un'esposizione di respiro internazionale il cui metro di misura, per il paese ospitante, dovrebbe essere il mondo.
Gli 8 milioni di biglietti (o "notti") dichiarati "venduti", sono con tutta probabilità prenotazioni dei tour operator esteri che "comprano" (ma solo in ipotesi) per poter formulare i prezzi dei pacchetti da piazzare in un secondo tempo agli eventuali clienti sparsi per il mondo.
Converrete che il resto del mondo è parecchie volte più vasto del puntino geografico Italia, no?
Se 3 milioni di biglietti sono stati "venduti" in Italia, e solo 5 mln di questi nel resto del mondo, è una bancarotta preannunciata.
Non c'è infatti proporzione: se vendo in Italia 3 milioni di biglietti (e notti), sul resto del mondo dovrei venderne almeno 20 milioni, per potermi dire soddisfatto.
Tanto vale chiamarla Sagra Nazionale, e dirsi contento se casualmente qualche straniero in visita, in un periodo maggio-ottobre già di per sé attrattivo dal punto di vista turistico, metterà il naso anche dentro al baraccone della polenta e costicine.(E' stato calcolato che nella sola Venezia, nel 2014, i turisti transitati siano stati circa 25 milioni. Per dire che se solo 5 di questi di turisti verranno indirizzati dai tour operator nel 2015 verso l'Expo, non è che si possa parlare di successo planetario.
Tolti gli espositori e il loro nutrito seguito di amministratori, segretarie, etc.
Tolte le notti vendute a stampa e tv.
Tolti politici e aggregati dei vari paesi che verranno in visita a scopo diplomatico e da qualche parte dovranno pur dormire, già un milioncino di persone le tiri via di gente che all'Expo verrà ma solo perché non può esimersi dal farlo.
Stessa cosa vale per l'Italia: sommati politici e amministratori che non mancheranno di farsi vedere a titolo di vetrina e sostegno morale, resta da capire chi saranno quelli che saranno irresistibilmente attratti dal baraccone Expo Italia.
Però dai, #verybello: "...il cibo, è vita!".
(Che claim originale, quasi in concorrenza con l'intramontabile pizza&mandolino)...
E arriviamo alla cosa più imbarazzante: gli Expo Volunteer, cioè i 18.500 volontari che dovrebbero lavorare a titolo gratuito nei servizi di accoglienza ai vari padiglioni.
Pare l'iniziativa non abbia attratto particolarmente i potenziali candidati, e ci sarebbe da esserne contenti, se non fosse che sull'apposito sito di Expo si dice invece che sono arrivate oltre 16 mila candidature.
Solo dei lobotomizzati possono accettare di scambiare lavoro vero (e prevedibilmente massacrante) per avere + like sui social media, che è il compenso promesso dal falsamente attrattivo spot promozionale qui sotto:
Che poi, il tema Nutrire il Pianeta, in un paese dove molti sono ormai i cittadini che per mangiare fanno la fila alla Caritas e molti ancora quelli costretti dalla povertà a nutrirsi degli scarti dei mercati, è già nel titolo di una fiaba per dissociati©.
Nulla è più falso della pretesa di nutrire il pianeta evitando contestualmente di garantire di che vivere agli esclusi del sottoscala.
Ma tant'é: ormai conta di più lo storytelling che la realtà.
P.S. 7.02.2015
Interessante video dal quale apprendiamo che i Volunteer, al termine di 10 gg di lavoro a 5 ore al giorno, riceveranno, inisieme ai molti like sui social accumulati grazie al lavoro gratis, la divisa che indossano e il palmare usato per il lavoro.
Bravi ragazzi.
Al prossimo giro dovrete lavorare in mutande esibendo muscoli tonici di vostra personale costruzione.
(Le divise e i palmari, costano...)
venerdì 29 agosto 2014
La Laguna non è un sito naturale da tutelare...
Da ItaliachiamaItalia: "La laguna non è un sito naturale da tutelare. I dogi veneziani per sviluppare il porto deviarono il corso di quattro fiumi", "tutto quello che Venezia è stata ed è tuttora, è stato costruito sul mare. La laguna è sempre stata adattata con sapienza per difendere la fonte principale della sua potenza: il porto. Oggi abbiamo un'occasione storica: ritornare a mediare tra Occidente e Oriente costruendo un grande porto per l'Alto Adriatico. I crocieristi sono solo una piccola parte del progetto". Lo afferma Paolo Costa, presidente dell'Autorità portuale di Venezia, in una intervista al settimanale Sette del Corriere della Sera..."
Dato che cosa sia la Laguna lo sa meglio di me, più che ai "dogi...deviarono il corso di quattro fiumi", il presidente Paolo Costa dovrebbe ricordare quelli che negli ultimi anni della Repubblica allungavano per mesi il Carnevale, che già allora portava a Venezia una gran massa di turisti, allo scopo di favorire gli affari di "...locandieri e osti, albergatori e caffettieri, gondolieri e servitori di piazza, e negozianti, e sarti, e fabbricanti di maschere...(*) dimenticandosi della propria flotta navale, abbandonata in rada a Corfù con poche risorse.
Poi arrivò il momento in cui la flotta sarebbe servita efficiente e in armi, e fu troppo tardi.
(*) cit. da La Repubblica del Leone - di Alvise Zorzi - Bompiani 2001/2013
venerdì 28 marzo 2014
Veneto Yankee?
Riportava il Corriere del Veneto : "Il sito (Plebiscito.eu - ndb) corrispondente all’indirizzo 54.83.13.17 registrato da Gianluca
Busato (promotore dell'omonimo referendum - ndb) a Klapparstigur 101 Reykjavik (Islanda) e con webserver ad
Ashburn in Virginia, presso la società Amazon Technologies...".
Gialuca Busato, apprendo da Giornalettismo, "è un piccolo imprenditore, attivo nel campo dell’IT, con una passione antica per la politica".
E fin qui nulla da dire: bene la passione per l'IT e bene la passione per la politica.
Però rimane la domanda che da ieri mi ronza in testa: perché il webserver in Virginia?
Perché Amazon?
Chiunque ami leggere gialli e spy stories sa che in Virginia ha sede la Cia, giusto?
E chiunque segua anche distrattamente le tech-news sa che Amazon ha contratti per 600 milioni di dollari con la Cia per servizi di cloud computing, giusto?
Anzi bene, se lo scopo è garantire gli elettori sulla validità del loro voto online.
Ma quanto costa un simile servizio?
Possono accedervi tutti i mortali indipendentisti o bisogna avere qualche dritta dal paradiso?
E comunque, con tutto quel che è stato fatto per garantire credibilità internazionale al referendum veneto, com'è che i conti sui voti dichiarati non tornano nemmeno facendo le pulci a quelli pubblicati dal sito stesso, come spiega nel dettaglio qui Giornalettismo?
Surreale poi che ora Gianluca Busato dichiari di voler entro questo fine settimana mettere in piedi un partito, Veneto Sì, con il quale presentarsi alle europee, partendo dalla premessa che "reputa essenziale una rappresentanza del Veneto a Bruxelles, autonoma, anche se esclude una corsa alle prossime regionali, previste per la primavera del 2015, perchè allora ci sarà già la Repubblica veneta."
(Alla faccia dell'iper decisionismo indipendestista: ma chi gliela da questa certezza di arrivare all'obiettivo nel giro di 1 anno? Sa qualcosa che anche noi vorremmo sapere?)
Indipendentisti rispetto a "Roma ladrona", ma fedeli a Bruxelles che a Roma impone i "compiti a casa"?
Bah!
E fosse, come potrebbero chiedere l'Indipendenza del Veneto da Roma senza passare dagli accordi di Roma per le basi Nato a Vicenza?
Misteri...
Non che contesti Roma ladrona eh...Ma poi, del Veneto dei vari appalti con inquisiti al seguito, vedi questi signori, vedi Mose, vedi Baita per citare tutti i schéi che gli illuminati imprenditori veneti non esitano a dirottare nella propria personale scarséa, che vogliamo dire?
Assolti tutti dalla nuova Repubblica del Léon, in attesa di un nuovo integerrimo Cecco Beppe?
Si sussurra che i nostri vogliano poi fare alleanze antiche con l'Austria.
Poveri austriaci...
Gialuca Busato, apprendo da Giornalettismo, "è un piccolo imprenditore, attivo nel campo dell’IT, con una passione antica per la politica".
E fin qui nulla da dire: bene la passione per l'IT e bene la passione per la politica.
Però rimane la domanda che da ieri mi ronza in testa: perché il webserver in Virginia?
Perché Amazon?
Chiunque ami leggere gialli e spy stories sa che in Virginia ha sede la Cia, giusto?
E chiunque segua anche distrattamente le tech-news sa che Amazon ha contratti per 600 milioni di dollari con la Cia per servizi di cloud computing, giusto?
Amazon has a $600 million contract with the CIA to provide the agency with "cloud" computing services. After final confirmation of the deal several months ago, Amazon declared: "We look forward to a successful relationship with the CIA."Come dicevo, nulla di male a basare il proprio webserver in uno dei posti più controllati dell'universo.
Anzi bene, se lo scopo è garantire gli elettori sulla validità del loro voto online.
Ma quanto costa un simile servizio?
Possono accedervi tutti i mortali indipendentisti o bisogna avere qualche dritta dal paradiso?
E comunque, con tutto quel che è stato fatto per garantire credibilità internazionale al referendum veneto, com'è che i conti sui voti dichiarati non tornano nemmeno facendo le pulci a quelli pubblicati dal sito stesso, come spiega nel dettaglio qui Giornalettismo?
Surreale poi che ora Gianluca Busato dichiari di voler entro questo fine settimana mettere in piedi un partito, Veneto Sì, con il quale presentarsi alle europee, partendo dalla premessa che "reputa essenziale una rappresentanza del Veneto a Bruxelles, autonoma, anche se esclude una corsa alle prossime regionali, previste per la primavera del 2015, perchè allora ci sarà già la Repubblica veneta."
(Alla faccia dell'iper decisionismo indipendestista: ma chi gliela da questa certezza di arrivare all'obiettivo nel giro di 1 anno? Sa qualcosa che anche noi vorremmo sapere?)
Indipendentisti rispetto a "Roma ladrona", ma fedeli a Bruxelles che a Roma impone i "compiti a casa"?
Bah!
E fosse, come potrebbero chiedere l'Indipendenza del Veneto da Roma senza passare dagli accordi di Roma per le basi Nato a Vicenza?
Misteri...
Non che contesti Roma ladrona eh...Ma poi, del Veneto dei vari appalti con inquisiti al seguito, vedi questi signori, vedi Mose, vedi Baita per citare tutti i schéi che gli illuminati imprenditori veneti non esitano a dirottare nella propria personale scarséa, che vogliamo dire?
Assolti tutti dalla nuova Repubblica del Léon, in attesa di un nuovo integerrimo Cecco Beppe?
Si sussurra che i nostri vogliano poi fare alleanze antiche con l'Austria.
Poveri austriaci...
giovedì 27 marzo 2014
Il Veneto farlocco
Come scrivevo qualche giorno fa a proposito del referendum per l'Indipendenza del Veneto promosso dal sito Plebiscito.eu, a destare i miei sospetti sulla consistenza reale dei votanti erano quelle cifre striminzite sui quesiti collegati, cioè quelli se dovesse il Veneto rimanere nella Nato, nell'UE e nell'Euro.
Contro più di 2 milioni di votanti, solo una parte minima di questi aveva votato su questi temi cruciali (circa 900 mila) e poco più della metà di questi avevano votato Sì.
Poco credibile che i miei conterranei, al di là di un'idea raffazzonata sull'antica (e defunta) Repubblica della Serenissima, amino Bruxelles o l'euro.
Siamo parlando del Veneto delle fabbrichette (molte delle quali fallite o in via di fallimento), dei capannoni industriali svuotati per portare la produzione nei vicini paesi dell'est europeo, degli artigiani ammazzati dalla crisi figlia dell'euro e delle politiche europeiste, dei commercianti costretti a chiudere perché non più in grado di competere con gli ipersconti dei sempre più numerosi centri commerciali, di proprietà straniera anche quando con nome italiano, dove i dipendenti (veneti) sono assunti quasi esclusivamente con contratti precari e sottopagati.
Vero che alla disperazione basta suggerire una rivolta e, fosse solo per la soddisfazione di un dispetto, te la promuovono in massa proprio i disperati (vedi recenti blocchi autostradali messi in piedi dai subito defunti "comitati spontanei" degli autotrasportatori in crisi).
Ma il Veneto è molto più dei quattro autonomisti e dei cinque o sei indipendentisti che si agitano sulla scena veneta sventolando il gonfalone di San Marco, da anni sempre quelli.
Insomma, che i numeri fossero farlocchi lo dicevano i numeri stessi, non credibili per la scarsa informazione sul referendum sul territorio (nessuna delle persone che conosco ne sapeva nulla fino a cose fatte o quasi) e per la severa critica all'Unione Europea e all'euro da parte di chi dalle politiche dei servi nostrani (tecnici, eh?) dell'UE è stato malmenato, a volte in modo brutale (e quelli delle quote latte? e gli autotrasportatori anticasta?).
Leggo quindi con piacere la notizia pubblicata oggi sul CorrieredelVeneto che smentisce quei numeri con i dati sui flussi di traffico da parte di società come Alexa pro, Trafficestimate e Calcustat.
Le quali "hanno confermato le analisi (22.500 visitatori al giorno nei sei giorni di picco in cui i media stranieri e italiani hanno trattato la questione) individuando anche i server di provenienza dei voti."
Tali analisi dicono anche che "I presunti votanti infatti non sono concentrati soltanto in Veneto come ci si dovrebbe aspettare da un referendum sull'indipendenza, ma sono sparsi un po' in tutto il mondo e provengono dalla Germania, dalla Spagna e dalla Serbia."
Che "un elettore su dieci si è collegato da Santiago del Cile" grazie ai (ro)bot, cioè "quei programmi di società specializzate nati per accedere a pagine web, a chat e a videogiochi per eseguire compiti di routine, per garantire la sicurezza o per fare i passaggi necessari per votare a un referendum e aumentare così il traffico di dati e mettere più in vista una pagina internet sui motori di ricerca come Google."
Il dettaglio che però più mi inquieta, di tutta la faccenda, è questo:
"la decisione di registrare il sito 54.83.13.17 (Plebiscito.eu) ad Ashburn in Viriginia presso Amazon Tecnologies dimostra una conoscenza professionale della rete, ad alimentare il traffico (che si è fermato a un picco ragguardevole di 135 mila visitatori in sei giorni) è stato l’utilizzo sapiente dei media stranieri."
1. 135 mila visitatori in sei giorni al sito plebiscito.eu non possono dare 2 milioni di Sì al voto online sul sito.
2. Perché in Virginia? Perché Amazon? Chi ha interesse all'Indipendenza fasulla del Veneto in Virginia, U.S.A?
En passant, ricordo che Amazon ha contratti con la Cia per 600 milioni di dollari per servizi di cloud computing, come si legge qui
Contro più di 2 milioni di votanti, solo una parte minima di questi aveva votato su questi temi cruciali (circa 900 mila) e poco più della metà di questi avevano votato Sì.
Poco credibile che i miei conterranei, al di là di un'idea raffazzonata sull'antica (e defunta) Repubblica della Serenissima, amino Bruxelles o l'euro.
Siamo parlando del Veneto delle fabbrichette (molte delle quali fallite o in via di fallimento), dei capannoni industriali svuotati per portare la produzione nei vicini paesi dell'est europeo, degli artigiani ammazzati dalla crisi figlia dell'euro e delle politiche europeiste, dei commercianti costretti a chiudere perché non più in grado di competere con gli ipersconti dei sempre più numerosi centri commerciali, di proprietà straniera anche quando con nome italiano, dove i dipendenti (veneti) sono assunti quasi esclusivamente con contratti precari e sottopagati.
Vero che alla disperazione basta suggerire una rivolta e, fosse solo per la soddisfazione di un dispetto, te la promuovono in massa proprio i disperati (vedi recenti blocchi autostradali messi in piedi dai subito defunti "comitati spontanei" degli autotrasportatori in crisi).
Ma il Veneto è molto più dei quattro autonomisti e dei cinque o sei indipendentisti che si agitano sulla scena veneta sventolando il gonfalone di San Marco, da anni sempre quelli.
Insomma, che i numeri fossero farlocchi lo dicevano i numeri stessi, non credibili per la scarsa informazione sul referendum sul territorio (nessuna delle persone che conosco ne sapeva nulla fino a cose fatte o quasi) e per la severa critica all'Unione Europea e all'euro da parte di chi dalle politiche dei servi nostrani (tecnici, eh?) dell'UE è stato malmenato, a volte in modo brutale (e quelli delle quote latte? e gli autotrasportatori anticasta?).
Leggo quindi con piacere la notizia pubblicata oggi sul CorrieredelVeneto che smentisce quei numeri con i dati sui flussi di traffico da parte di società come Alexa pro, Trafficestimate e Calcustat.
Le quali "hanno confermato le analisi (22.500 visitatori al giorno nei sei giorni di picco in cui i media stranieri e italiani hanno trattato la questione) individuando anche i server di provenienza dei voti."
Tali analisi dicono anche che "I presunti votanti infatti non sono concentrati soltanto in Veneto come ci si dovrebbe aspettare da un referendum sull'indipendenza, ma sono sparsi un po' in tutto il mondo e provengono dalla Germania, dalla Spagna e dalla Serbia."
Che "un elettore su dieci si è collegato da Santiago del Cile" grazie ai (ro)bot, cioè "quei programmi di società specializzate nati per accedere a pagine web, a chat e a videogiochi per eseguire compiti di routine, per garantire la sicurezza o per fare i passaggi necessari per votare a un referendum e aumentare così il traffico di dati e mettere più in vista una pagina internet sui motori di ricerca come Google."
Il dettaglio che però più mi inquieta, di tutta la faccenda, è questo:
"la decisione di registrare il sito 54.83.13.17 (Plebiscito.eu) ad Ashburn in Viriginia presso Amazon Tecnologies dimostra una conoscenza professionale della rete, ad alimentare il traffico (che si è fermato a un picco ragguardevole di 135 mila visitatori in sei giorni) è stato l’utilizzo sapiente dei media stranieri."
1. 135 mila visitatori in sei giorni al sito plebiscito.eu non possono dare 2 milioni di Sì al voto online sul sito.
2. Perché in Virginia? Perché Amazon? Chi ha interesse all'Indipendenza fasulla del Veneto in Virginia, U.S.A?
En passant, ricordo che Amazon ha contratti con la Cia per 600 milioni di dollari per servizi di cloud computing, come si legge qui
"Amazon has a $600 million contract with the CIA to provide the agency with "cloud" computing services"Non è che ci stanno montando una bella primavera padana per l'Indipendenza di una resuscitata Repubblica Serenissima in salsa yankee?
lunedì 24 marzo 2014
Veneto...Libero?
La premessa è che sono veneta e del referendum promosso dal sito Plebiscito.eu per l'Indipendenza del Veneto, non ho saputo niente fino a 2 giorni fa.
Il che non dimostra niente più del fatto che, nonostante mi ritenga mediamente ben informata sui fatti del mondo, può essere che per qualche oscuro gioco del destino non sia mai incappata, nemmeno per sbaglio, nella notizia (e non me ne dolgo).
Detto questo, ho provveduto stamattina a mettermi in pari, visto che 2 milioni 102 mila Sì all'Indipendenza del Veneto sono numeri che sarebbe sciocco ignorare.
E i numeri (tratti da questo video) sono:
- Voti validi: 2.360.235
- Sì = 2. 102.969
- No = 257.266
Gli abitanti del Veneto sono 4 milioni 936 mila (dato disponibile al 2010).
Fatti due conti molto a spanne, ha votato Sì all'Indipendenza del Veneto poco meno del 45% dei veneti.
E' credibile? Non lo so.
A farmi un strano effetto sono i dati sui referendum collegati:
- per restare nella NATO hanno votato Sì 477 mila (No 263 mila)
- per restare nell'Unione Europea hanno votato Sì 464 mila (No 369 mila)
- per restare nell'€ hanno votato Si 472 mila(No 447 mila)
Meno di un quarto (circa) di chi ha votato per l'Indipendenza del Veneto ha votato anche per i 3 quesiti collegati e decisivi, se si parla di indipendenza. Votare Sì per restare nell'UE, nell'€ e nella Nato, denota una certa confusione geo-politica di fondo.
E l'altro milione e mezzo di votanti? E' d'accordo? Lascerà fare "ai capi"?
Eppure si tratta di aspetti cruciali.
O no?
Alcuni dubbi a caldo:
Intendono "Indipendenti" nel senso di Repubblica Autonoma Veneta (sintesi fantasiosa della blogger), cioè non più parte della Repubblica Italiana, ma esattamente come quest'ultima vincolata alle politiche economiche dell'Unione Europea e favorevoli alle occupazioni militari della Nato?
Strana idea di "Veneto...Libero!", hanno quelli che gridano in piazza a Treviso nel video sopra.
Eletto anche il Consiglio dei Dieci (delegati per l'Indipendenza del Veneto, se ho capito bene).
Scontati i nomi di indipendentisti della prima ora da anni impegnati sul Fronte Serenissimo (altra sintesi fantasiosa della blogger), spunta un nome di cui non so niente: Ludovico Pizzati, nel video linkato in un'intervista a La Voce della Russia.
Curiosa, cerco di questo Ludovico Pizzatti qualche notizia in rete.
E trovo questa:
E però, è abbastanza da consigliarmi di iniziare a chiedere asilo politico alla vicina Svizzera.
Perché, nonostante abbia un'infanzia di cene in famiglia a base di poenta e pésse, tutte terminate cantando E Viva Venezia, e Viva San Marco, E Viva le glorie del nostro Lèon (e dopo un 2013 passato a rileggere la gloriosa millenaria storia della Repubblica Serenissima, davanti alla quale l'intera Europa, seppur di malavoglia, si inchinava), il pensiero che vi sia qualcuno che sogna di rifarla rimanendo però schiavo dei diktat dell'Unione Europea (v. Fiscal Compact, Mes, Maastricht, Lisbona, etc.) e sottomessa serva alle testate nucleari della Nato ad Aviano, mi perplime.
Parecchio.
N.B.
Mentre leggo che stasera a Padova i "Dieci" procederanno all'insediamento della Magistratura Politica della autoproclamata "Repubblica Veneta",
su Internazionale una notiziola che mi conferma il sospetto di numeri farlocchi:
Il che non dimostra niente più del fatto che, nonostante mi ritenga mediamente ben informata sui fatti del mondo, può essere che per qualche oscuro gioco del destino non sia mai incappata, nemmeno per sbaglio, nella notizia (e non me ne dolgo).
Detto questo, ho provveduto stamattina a mettermi in pari, visto che 2 milioni 102 mila Sì all'Indipendenza del Veneto sono numeri che sarebbe sciocco ignorare.
E i numeri (tratti da questo video) sono:
- Voti validi: 2.360.235
- Sì = 2. 102.969
- No = 257.266
Gli abitanti del Veneto sono 4 milioni 936 mila (dato disponibile al 2010).
Fatti due conti molto a spanne, ha votato Sì all'Indipendenza del Veneto poco meno del 45% dei veneti.
E' credibile? Non lo so.
A farmi un strano effetto sono i dati sui referendum collegati:
- per restare nella NATO hanno votato Sì 477 mila (No 263 mila)
- per restare nell'Unione Europea hanno votato Sì 464 mila (No 369 mila)
- per restare nell'€ hanno votato Si 472 mila(No 447 mila)
Meno di un quarto (circa) di chi ha votato per l'Indipendenza del Veneto ha votato anche per i 3 quesiti collegati e decisivi, se si parla di indipendenza. Votare Sì per restare nell'UE, nell'€ e nella Nato, denota una certa confusione geo-politica di fondo.
E l'altro milione e mezzo di votanti? E' d'accordo? Lascerà fare "ai capi"?
Eppure si tratta di aspetti cruciali.
O no?
Alcuni dubbi a caldo:
Intendono "Indipendenti" nel senso di Repubblica Autonoma Veneta (sintesi fantasiosa della blogger), cioè non più parte della Repubblica Italiana, ma esattamente come quest'ultima vincolata alle politiche economiche dell'Unione Europea e favorevoli alle occupazioni militari della Nato?
Strana idea di "Veneto...Libero!", hanno quelli che gridano in piazza a Treviso nel video sopra.
Eletto anche il Consiglio dei Dieci (delegati per l'Indipendenza del Veneto, se ho capito bene).
Scontati i nomi di indipendentisti della prima ora da anni impegnati sul Fronte Serenissimo (altra sintesi fantasiosa della blogger), spunta un nome di cui non so niente: Ludovico Pizzati, nel video linkato in un'intervista a La Voce della Russia.
Curiosa, cerco di questo Ludovico Pizzatti qualche notizia in rete.
E trovo questa:
Venice “Independence” Referendum an Internet Stunt by Reactionaries Who Hate Southern Italy; Boss of Op Is Georgetown Graduate Ludovico Pizzati, Veteran of 8 Years at World Bank Enforcing Austerity on Eastern Europe; Financing of Well-Heeled Operation Murky; Fits with CIA Campaign for Micro-States and Mini-StatesSia chiaro che sto solo cercando di capirci qualcosa e non so nulla tranne quello che riesco a trovare in rete.
E però, è abbastanza da consigliarmi di iniziare a chiedere asilo politico alla vicina Svizzera.
Perché, nonostante abbia un'infanzia di cene in famiglia a base di poenta e pésse, tutte terminate cantando E Viva Venezia, e Viva San Marco, E Viva le glorie del nostro Lèon (e dopo un 2013 passato a rileggere la gloriosa millenaria storia della Repubblica Serenissima, davanti alla quale l'intera Europa, seppur di malavoglia, si inchinava), il pensiero che vi sia qualcuno che sogna di rifarla rimanendo però schiavo dei diktat dell'Unione Europea (v. Fiscal Compact, Mes, Maastricht, Lisbona, etc.) e sottomessa serva alle testate nucleari della Nato ad Aviano, mi perplime.
Parecchio.
N.B.
Mentre leggo che stasera a Padova i "Dieci" procederanno all'insediamento della Magistratura Politica della autoproclamata "Repubblica Veneta",
su Internazionale una notiziola che mi conferma il sospetto di numeri farlocchi:
Pur non residente in Veneto, anch’io ho votato nel referendum per l’indipendenza nel Veneto. Venerdì – con un finto indirizzo veronese e un inesistente numero di documento – mi sono bastati meno di due minuti per ricevere online il codice necessario.
Questo la dice lunga sull’affidabilità di questo sondaggio online, gonfiato a referendum dagli organizzatori privati di plebiscito.eu.
Etichette:
NordEst,
Politica,
Società e Civiltà,
Steps
sabato 21 settembre 2013
Via dalla Laguna tutte le grandi navi
21 settembre 2013
Eddyburg -
#NoGrandiNavi - I "corpi disobbedienti" si buttano in mare e bloccano il Canale della Giudecca impedendo il transito a 2 Grandi Navi in partenza:
Un GRAZIE gigante ai comitati NoGrandi Navi per queste azioni di GRANDE lotta civile...
sabato 29 giugno 2013
Morte a Dubezia!
Evviva!
Leggo ora il più strepitoso degli annunci funebri: il Palais Lumière non si farà più.
Dubezia è defunta in sala parto.
Non è bellissimo?
Mentre si sprecano i lamenti dei tanti padri del mostro abortito, innalzo canti di gioia: è morta Dubezia!
Siano rese grazie alla burocrazia italiana e soprattutto al Ministero dei Beni Culturali.
Cardin porti questo suo amato mostro
lì dove non stonerà fra i suoi simili
E che Venezia sia presto liberata dai tutti i mostri che la trattano come fosse solo una grande bella puttana con la quale si possono fare tanti soldi
Leggo ora il più strepitoso degli annunci funebri: il Palais Lumière non si farà più.
Dubezia è defunta in sala parto.
Non è bellissimo?
Mentre si sprecano i lamenti dei tanti padri del mostro abortito, innalzo canti di gioia: è morta Dubezia!
Siano rese grazie alla burocrazia italiana e soprattutto al Ministero dei Beni Culturali.
Cardin porti questo suo amato mostro
martedì 25 giugno 2013
I mostri non devono "...morire di troppa democrazia"
"Sto preparando un disegno
di legge che chiamero' 'Diritto a costruire' perche' in Italia si
rischia di morire di troppa democrazia''. Lo ha affermato l'ex ministro Giancarlo Galan..."
Ha poi aggiunto: "''Il project financing e' uno strumento fondamentale: se ci fossi ancora io in Regione ci sarebbero tre ospedali e una strada in costruzione con almeno mille dipendenti che lavorano. Bisogna ribaltare i procedimenti per ottenere le autorizzazioni concentrando i controlli a posteriori anziche' ostacolare l'inizio di nuove attivita' economiche''.
A "posteriori", questi scorci di Riviera del Brenta ve li scordate
Leggevo giusto ieri un interessante documento scaricato da Opzione Zero, il comitato della Riviera del Brenta in lotta contro le "grandi opere" e il consumo di territorio in Veneto, che spiega come le opere realizzate con il project financing inneschino quasi sempre una spirale di corruzione che fa lievitare i costi di un'opera pubblica, in alcuni casi fino al 800%, per scaricarli alla fine sempre, sotto varie forme, sulla comunità, cioè sui cittadini.
Torno a casa mia, cioè a quel Veneto che a parere del Ministro Galan "sta morendo di troppa democrazia".
Un caso, per capire il project financing tanto amato dal Ministro, è il progetto della Romea Commerciale, cioè la costruzione della nuova autostrada Mestre-Orte-Civitavecchia.
Un'opera che distruggerà non solo il paesaggio che più amo, la Riviera del Brenta, ma tutti i bellissimi paesaggi lungo le regioni che dovrebbe attraversare l'opera più inutile e devastante mai pensata, ma invece vitale, per il Ministro Galan.
"Dopo aver avuto l’ok della commissione VIA, il Cipe ha deciso che l’opera si farà interamente con il Project Financing: in pratica la cordata vincente dovrà anticipare l’intera spesa, ma in cambio di una concessione di 40 anni, della defiscalizzazione dei lavori e della possibilità di ricorrere ai Project Bond. Dovrebbe essere prossima l’approvazione da parte del CIPE del progetto preliminare."
Da Opzione Zero i numeri dell'opera:
• 396 km
• 20 cavalcavia
• 226 sottovie
• 139 km di ponti e viadotti
• 64 km di gallerie
• 83 nuovi svincoli
• 2 barriere (Lughetto, Orte)
• Costo: 10 miliardi di euro in Project
• Financing; 1,4 miliardi di euro di contributo pubblico
• Proponente: GEFIP Holding dell’europarlamentare PDL Vito Bonsignore
Un mostro di cemento e asfalto lungo quasi 400 km.
Dopo il Ponte sullo Stretto è la seconda grande opera prevista dalla Legge Obiettivo: è la nuova autostrada Mestre – Orte – Civitavecchia.
L’autostrada per buona parte ricalca il tracciato dell’E45 tra Orte e Cesena, poi da Ravenna a Mestre il nuovo tracciato corre in parallelo all’attuale Romea, fino a collegarla con la A4 a Villabona (Mestre) o, più probabilmente, a Roncoduro, attraverso le campagne da Lughetto a Sambruson passando poi il Naviglio Brenta fra Mira e Dolo in tunnel, ma non è esclusa la soluzione a raso con un viadotto in mezzo alla Riviera.
La Riviera, dove potrebbe passare il viadotto, è questa
Tutta la storiaccia sulla "morte per troppa democrazia", è dettagliata qui.
Quando sento parlare di cemento e asfalto come unica risorsa per far vivere le imprese (che danno sempre tanti posti di lavoro, eh? peccato non sia mai chiarito a quali condizioni questo lavoro venga poi dato o perché non venga mai in mente a nessuno quanti posti di lavoro si creerebbero iniziando ad azionare le ruspe per buttar giù, invece che continuare a tirare sù), mi passa perfino la voglia di lavorare.
A che serve sbattersi per sopravvivere, mi dico, se il futuro è in un mondo senza alberi, senza erba, senza fiumi pescosi e orizzonti liberi?
In più, abitato da alieni per i quali vivere è edificare, costruire, cementificare, asfaltare.
Ma chi vuole viverci, in un mondo così?
Ha poi aggiunto: "''Il project financing e' uno strumento fondamentale: se ci fossi ancora io in Regione ci sarebbero tre ospedali e una strada in costruzione con almeno mille dipendenti che lavorano. Bisogna ribaltare i procedimenti per ottenere le autorizzazioni concentrando i controlli a posteriori anziche' ostacolare l'inizio di nuove attivita' economiche''.
A "posteriori", questi scorci di Riviera del Brenta ve li scordate
Leggevo giusto ieri un interessante documento scaricato da Opzione Zero, il comitato della Riviera del Brenta in lotta contro le "grandi opere" e il consumo di territorio in Veneto, che spiega come le opere realizzate con il project financing inneschino quasi sempre una spirale di corruzione che fa lievitare i costi di un'opera pubblica, in alcuni casi fino al 800%, per scaricarli alla fine sempre, sotto varie forme, sulla comunità, cioè sui cittadini.
Torno a casa mia, cioè a quel Veneto che a parere del Ministro Galan "sta morendo di troppa democrazia".
Un caso, per capire il project financing tanto amato dal Ministro, è il progetto della Romea Commerciale, cioè la costruzione della nuova autostrada Mestre-Orte-Civitavecchia.
Un'opera che distruggerà non solo il paesaggio che più amo, la Riviera del Brenta, ma tutti i bellissimi paesaggi lungo le regioni che dovrebbe attraversare l'opera più inutile e devastante mai pensata, ma invece vitale, per il Ministro Galan.
"Dopo aver avuto l’ok della commissione VIA, il Cipe ha deciso che l’opera si farà interamente con il Project Financing: in pratica la cordata vincente dovrà anticipare l’intera spesa, ma in cambio di una concessione di 40 anni, della defiscalizzazione dei lavori e della possibilità di ricorrere ai Project Bond. Dovrebbe essere prossima l’approvazione da parte del CIPE del progetto preliminare."
Da Opzione Zero i numeri dell'opera:
• 396 km
• 20 cavalcavia
• 226 sottovie
• 139 km di ponti e viadotti
• 64 km di gallerie
• 83 nuovi svincoli
• 2 barriere (Lughetto, Orte)
• Costo: 10 miliardi di euro in Project
• Financing; 1,4 miliardi di euro di contributo pubblico
• Proponente: GEFIP Holding dell’europarlamentare PDL Vito Bonsignore
Un mostro di cemento e asfalto lungo quasi 400 km.
Dopo il Ponte sullo Stretto è la seconda grande opera prevista dalla Legge Obiettivo: è la nuova autostrada Mestre – Orte – Civitavecchia.
L’autostrada per buona parte ricalca il tracciato dell’E45 tra Orte e Cesena, poi da Ravenna a Mestre il nuovo tracciato corre in parallelo all’attuale Romea, fino a collegarla con la A4 a Villabona (Mestre) o, più probabilmente, a Roncoduro, attraverso le campagne da Lughetto a Sambruson passando poi il Naviglio Brenta fra Mira e Dolo in tunnel, ma non è esclusa la soluzione a raso con un viadotto in mezzo alla Riviera.
La Riviera, dove potrebbe passare il viadotto, è questa
Quando sento parlare di cemento e asfalto come unica risorsa per far vivere le imprese (che danno sempre tanti posti di lavoro, eh? peccato non sia mai chiarito a quali condizioni questo lavoro venga poi dato o perché non venga mai in mente a nessuno quanti posti di lavoro si creerebbero iniziando ad azionare le ruspe per buttar giù, invece che continuare a tirare sù), mi passa perfino la voglia di lavorare.
A che serve sbattersi per sopravvivere, mi dico, se il futuro è in un mondo senza alberi, senza erba, senza fiumi pescosi e orizzonti liberi?
In più, abitato da alieni per i quali vivere è edificare, costruire, cementificare, asfaltare.
Ma chi vuole viverci, in un mondo così?
Iscriviti a:
Post (Atom)