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lunedì 20 dicembre 2021

Pubblicità regresso

 Regola N° 6 - Avanzi:

Se provengono dai piatti degli altri, o se sono stati a lungo sulla tavola, esposti alle goccioline, è meglio ricuocerli. Per uccidere virus e batteri servono 60°, anche per pochissimi minuti

Vorrete mica contagiare la pattumiera?

E comunque, pagherei per assistere alla ricottura "a 60°" degli avanzi dei purceddhruzzi 

venerdì 3 dicembre 2021

Un volto, un'era...

Qui sotto alcuni Ministri della Salute.

Q: ma trovarne uno che avesse il minimo sindacale di phisique du rôle, era così impossibile? 

O forse, sono quelli giusti. 

Forse, mi dico, essendo noi nell'era dell'immagine, non sono stati scelti a caso: vedendoli, avremmo dovuto capire subito che non sarebbe andato tutto bene.




giovedì 29 luglio 2021

Daje, vetta del ridicolo in vista!

Il surreale sta dando la polvere a ogni più spericolata versione della realtà, creatività giornalistica su vette mai raggiunte


 

mercoledì 17 febbraio 2021

La buona educazione

Nel video al link qui sotto, una lunga bella intervista a Carl Gustav Jung (circa 38’, con sottotitoli in italiano).

Al minuto 18’41”, l’intervistatore chiede:

D: “Ritiene che gli standard scientifici di Freud fossero meno rigorosi dei suoi?”
R: “Ecco, vede, questa è una valutazione che non compete a me dare. Io non sono la mia storiografia né il mio storiografo”

D: “Mi dica, Freud l’ha mai analizzata personalmente?”
R: “Oh sì. Gli sottoponevo un gran numero dei miei sogni e lui faceva lo stesso…”

D: “Ricorda ora, dopo tutto questo tempo, quali aspetti significativi aveva notato allora nei sogni di Freud?
R: “Be’, questa è una domanda un po’ indiscreta. Vede…esiste il segreto professionale”
D: “ Ma Freud è morto da tanti anni”
R: “Sì, ma queste forme di rispetto durano più della vita. Preferisco non parlarne”

Appena dopo:

D: “E’ vero che lei ha molte lettere scambiate con Freud ancora non pubblicate?”
R:” Sì”
D: “Quando saranno pubblicate?”
R: “Mah, non finché sono in vita…”

Difficile non pensare all’attuale culto per il gossip cui ci ha abituato una certa Tv (ma anche certi libri/riviste, e perfino certi politici).
Ci siamo dimenticati cosa significhi la misteriosa parola “segreto”, senza parlare di come a volte trattiamo le più intime confidenze di amici e amanti.

Se siamo arrivati ad accettare come normale il fatto di farci spiare ogni sms, ogni telefonata, ogni attività sui social, convinti che un comportamento corretto equivalga al “non ho nulla da nascondere”, è forse perché ci hanno abituati a questo anni di programmi tipo “Chi l’ha visto?” o “C’è posta per te”?
Il sospetto mi viene.
Se poi penso a certi squallidi scoop giornalistici sui calzini azzurri di un magistrato o al pane e Nutella del presunto leader politico, non mi risulta difficile capire come ci sia stato facile accettare il ruolo di rimbambiti cui si possono impunemente imporre lockdown e umilianti mascherine.

E se a voi sembra si tratti di cose diverse, a me no: abituati a ritener normale lo sputtanamento dell’altro in Tv per rilassarsi, o ai riti social per noia, nemmeno ci facciamo più caso a cosa siano il rispetto di noi stessi o la discrezione nella relazione con gli altri.

All'inizio basta che un culo ci faccia ridere, poi diventa normale deridere chiunque, poi diventa giusto denunciare il vicino che fa festa mentre in Tv dicono che devi morire di paura.

Per me, trovo ci sia un filo conduttore fra il divertirsi pecoreccio e l'accettazione passiva di zone rosse, lockdown e via dicendo.

La Tv non è quasi mai mero passatempo, è sempre, anche, educazione.

O dis-educazione.

O ri-educazione.

Lo sappiamo, ma non per questo ci salviamo.

Video>Clicca qui

domenica 10 gennaio 2021

Cosa ho imparato grazie a Trump

Lezione n° 1:

- Twitter, Facebook o Google (o Amazon) hanno più potere del Presidente degli Stati Uniti d'America: sono loro a chiudergli la bocca, non il contrario

Lezione n° 2:

- A conferma del punto 1: i milioni di followers di Trump su Twitter, per punire Twitter della censura al POTUS, pensano di spostarsi in massa su Parler (che ha i propri server su Amazon), perché "lì non ti censurano". Tempo 24h e Parler viene cacciato dai server di Apple, Amazon, Google

Lezione n° 3:

-  Più che Parler potè Gab. Gab è, secondo quanto si legge su Wikipedia, un social dove possono parlare liberamente, cioè senza subire le "anti-democratiche" censure dei cattivoni di cui sopra, tutti i neo-nazi, gli antisemiti, i fanatici religiosi di destra, ecc. Appurato che quel che dici non disturba che quelli che la pensano diversamente da te, ognuno si scelga una gabbia idonea fra le due disponibili, poi #andratuttobene

Lezione n° 4:

- La "libertà di parola", la "democrazia", i "diritti costituzionali" sono termini presenti nei commenti sui social quasi quanto "fakenews", "no-vax", "i negazionisti". La necessità di limitare il numero di parole usate, forzata dai social, sta facendo il lavoro necessario ad arrivare all'ormai noto Grande Reset. Una volta lì, si potrà dire ciò che si vuole con un solo educatissimo #hashtag, ognuno previa validazione del leader della propria gabbia di appartenenza

Lezione n° 5:

- Qualcuno dice che basterebbe cacciare l'attuale governo per migliorare la triste situazione in cui viviamo. Non mi spiego come si possa pensare che Jack Dorsey, Mark Zuckerberg o Jeff Bezos possano prendere ordini dai nostri futuri Presidenti del Consiglio. Abbiamo candidati con più potere e più palle di Donald Trump? Non mi si citi #GoldMan'SacDraghi, ma qualcuno ha osato perfino Letta #staisereno

Come dicevo, la questione "Trump" è la lezione delle lezioni sul mondo in cui viviamo, quella definitiva.

L'altra, che va insieme, è che anche i migliori fra noi non vedono la gabbia e sognano la futura immensa libertà di poter eleggere da chi farsi prendere per i fondelli in futuro.

Dopo 1984, direi che urge rileggere La fattoria degli animali.

P.S. M'é capitato di rileggere ieri un mio vecchio post del 2014. Teoricamente parlavo di Rock&Roll, ma rileggendolo ho capito perché se mi dicono che sono folgorata non me la devo prendere...

venerdì 8 marzo 2019

S-festeggiamoci

21 Novembre: Festa degli alberi.
Googlare alberi+taglio e si avrà la misura dell'amore per gli alberi: da anni tutte le Amministrazioni locali del fu Belpaese, stanno facendo loro la festa segandoli a zero o capitozzandoli in modi barbari, così che la loro lussuriosa chioma non ostacoli gli occhi dei satelliti

26 Luglio: Festa dei nonni (ma anche il 16 agosto, che i nonni sono sempre più d'uno). 

Comunque, a stare alle tremende notizie di cronaca (di 2 giorni fa quella di un 65enne morto sul lavoro cadendo da un tetto) nessuno rischia più di diventare nonno: al lavoro fino a 70 anni e poi dritto a Villa Arzilla. 
Quelli che la scampano, Villa Arzilla, sono invitati a restare giovani ed efficienti, che c'é sempre il Pil da accontentare spandendo e spendendo, e la vecchiaia è ormai una patologia seccante che costa all'Inps.
Che ha altre bocche da sfamare (fra i primi 10 soci di Banca d'Italia, a sua volta parte integrante del sistema bancario europeo...)

9 Maggio: Festa dell’Europa

Europa che sappiamo morta e sepolta nel giorno in cui è nata l’UE, quella Unione Europea che ci vendono come se fossero con l'Europa la stessa cosa, e non è così...

1 Maggio: Festa dei Lavoratori

Fottuti già tutti, senza eccezioni, quella dei Lavoratori è ormai da tempo una festa alla memoria

2a Domenica di Maggio: Festa della mamma

In via di estinzione, grazie è stato bello.
O basta un utero in prestito per dirsi mammo?

21 Giugno: Festa della musica

Per ora resiste ancora qualcosa grazie ai vecchi rockettari ultra 70enni, ma non è che sono immortali...

20 Novembre: Festa dell’Infanzia e dell’Adolescenza

All’infanzia stanno mirando dritto al cuore colpendola con vaccini e istruzioni gender fin dall'età dei cartoni animati. 
Agli adolescenti è (ahppperò!!!) garantita dal SSN la pillolina per sospendersela, l'adolescenza, in attesa di decidere se essere in futuro un uomo con le tette o una donna con gli attributi

8 Marzo: Festa della Donna
Non è che con queste premesse mi senta proprio bene. 
Non è che le costosissime mimose, mi chiedo, sono l'equivalente del vecchio crisantemo il 2 Novembre?

Troppe feste, nessuna festa.
Le giornate di festa sono ormai dedicate anche alla pastasciutta (16-17 febbraio, a Verona), e mi mettono alla fine in concorrenza con quella.

Non è che poi arriva Sordi...e me se magna...???

9 Marzo 2019 - P.S.
Per me si tratta di una new entry, nel senso che prima di oggi non ne avevo mai sentito parlare, quindi la notizia va data:

15 Marzo: Giornata Mondiale del Sonno

Non ho capito a che serve: si può dormire tutto il giorno? Dovremo sorbirci esperti del sonno che in radio, alla tv, sui quotidiani, sui social ci romperanno le scatole per dirci che "Le ultime ricerche scientifiche confermano che per arrivare sani a 100 anni bisogna dormire almeno 7 ore per notte"?

domenica 7 ottobre 2018

Reddito di sudditanza

Da IlCorriere.it
Di Maio -"Rispondendo a una domanda, ha poi precisato: «Non diamo l'opportunità di prendere soldi standosene sul divano, perché tutti dovranno avere la giornata impegnata per la formazione e per i lavori di pubblica utilità». Questo vuol dire che non si avrà tempo per lavorare in nero e chi imbroglia si becca fino a 6 anni di galera per dichiarazioni non conformi alla legge".
1. "prendere soldi standosene sul divano" ricorda il noto "...con un reddito base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro" della Fornero. 
Siamo lì: i poveri disoccupati, tali per decisioni prese dai politici sulla loro testa, sono sempre dei mangia pasta a sbafo e lavativi buoni solo a far niente, seduti o svaccati sul divano.
Penoso doverlo risentire, speravo di no.
2. "dovranno avere la giornata impegnata per la formazione e per i lavori di pubblica utilità" - 
I corsi di formazione al lavoro non sono roba inventata da Di Maio: da anni se ne fanno di ogni tipo in tutto il paese, finanziati dal FSE o dalle Regioni e gestiti da enti accreditati. 
E da quel che so, i corsisti che poi hanno trovato un lavoro, intendo un vero lavoro, sono pochini. Docenti dei corsi e dipendenti delle società che li organizzano a parte.
Poi c'é da considerare che i corsi organizzati con i soldi del FSE venivano (non so se è ancora così) retribuiti con 3€/h. e quindi, calcolando circa 7h al giorno, si arriva(va?) frequentando tali corsi, a incassare circa 420€ al mese. Senza minacce di anni di galera e senza ditini alzati su immorali divani e pastasciutte.
Pare poi che i percettori del futuro RdS avranno anche l'obbligo di almeno 8h impegnate in lavori di pubblica utilità la settimana (pare nei Comuni di residenza). 
In altri tempi, i lavori di pubblica utilità venivano offerti ai disoccupati per garantire loro una retribuzione, vogliamo quindi calcolare il valore economico di quei lavori a 8.50€ l'ora? Sarebbero circa 270€ al mese, se vivessimo in un mondo normale. E invece saranno a gratis, perché già compresi nei 780€.

3. I 780€/mese - La cifra è calcolata a nucleo familiare, non a singolo individuo, quindi dalla misura immagino saranno esclusi i giovani laureati che vivono in famiglia in attesa di uno stipendio vero che consenta loro di farsi una vita: se i tuoi guadagnano, tu sei costretto o a campargli sulle spalle a vita o a espatriare. Nulla di nuovo.
Il nucleo familiare, per accedervi, dovrà poi avere un Isee di poco superiore ai 9mila euro anno. 
Che corrispondono a uno stipendio di circa 750€ al mese, se per 12 mesi. 
Se in una famiglia è disoccupata la moglie, e il marito porta a casa invece 850€ lordi al mese, sono fuori (l'Isee è calcolato al lordo, e tiene conto anche del saldo medio di conto corrente). 
Hanno un figlio? Forse avranno agevolazioni per scuola o asilo, ma nel RdS non rientreranno.
4. Di Maio: «il reddito sarà erogato su una carta -. Questo permette la tracciabilità, non permette evasione o spese immorali e quindi permette di utilizzare questi soldi per la funzione per cui esiste, cioè assicurare la sopravvivenza minima dell'individuo. Quindi alimentari e beni di prima necessità»
Sentir parlare di "tracciabilità" e "spese immorali" nel concedere 780€ di RdS, condizionato da obblighi di corsi 8 ore al giorno e 8 ore a settimana di lavori socialmente utili, fa capire quanto il giovane Di Maio non abbia proprio idea di quanto costi "la sopravvivenza minima" a una famiglia fra alimentari, bollette, trasporti, assicurazioni e Tari varie, che si pagano anche se non si hanno introiti di alcun tipo.
Che spese immorali immagina si possano fare con 780€ al mese magari per camparci in 3?
I dementi in rete straparlano di "gente che se li gioca", "gente che se li beve", "gente che si compra l'iPhone", dimostrando che la platea di imbecilli che sentenziano su cose di cui non hanno idea è infinita e varia.

La misura è per ora destinata solo a famiglie in difficoltà con almeno un componente disoccupato, e voglio provare a fare un esempio di famiglia che potrebbe averne diritto.

Facciamo che ho 30 anni, sono laureata e sposata, ho un bambino che va all'asilo, mio marito è laureato ma disoccupato da 2 anni, e io riesco a portare a casa circa 500€ al mese facendo la domestica la mattina mentre il bambino è all'asilo. 
Ho un Isee sotto i 9mila, per cui il nostro nucleo familiare rientra nella platea dei possibili percettori del RdS.

Attaualmente, avendo in realtà un Isee sotto i 7.500€, ogni anno presento domanda per avere bonus gas/energia/idrico. 
Sono pochi euro di risparmio in bolletta, ma in miseria anche quei 150/180€ totali di risparmio annuo sono importanti. 
In più, sempre per Isee basso, ho esenzione sui ticket (non su tutto) e per la eventuale mensa dell'asilo.
Siamo in affitto (chi vive in casa di proprietà vedrà ridotto l'importo di circa 400€, ritenuto il costo medio di un affitto, ovviamente nel mondo di papalla), 500€/al mese, e per pagarlo attualmente rientriamo fra i percettori di un'integrazione all'affitto erogato dalla Regione di circa 150€/mese. 
In casa entrano quindi ora circa 650€/mese, ed essendo in 3, siamo comunque costretti a chiedere aiuto alle nostre famiglie per avere "la minima sopravvivenza".

Se mio marito, disoccupato, rientra fra i possibili percettori, i suoi futuri 780€ di RdS al mese porteranno il nostro reddito annuale oltre la soglia Isee che ora ci consente di avere i bonus, l'esenzione ticket e la mensa scolastica per il piccolo. 

Quindi, già dall'anno successivo, non solo i 780€ di RdS non gli saranno più riconosciuti perché l'Isee supererà la soglia dei 9mila euro previsti dalla misura (i suoi 780€/mese + i miei 500€/mese superano i 15mila l'anno), ma perderemo i pochi benefici che il nostro attuale reddito da fame almeno ci consentiva.

Il tutto, senza altra garanzia che l'obbligo a frequentare corsi 7/8h al giorno, l'obbligo di 8 ore a settimana in lavori di pubblica utilità per il Comune, a essere tracciato su cosa e come spende quasi fosse un delinquente in libertà vigilata che è necessario monitorare.

Poi, diciamolo, finiti i corsi (che si fanno già), finiti i soldi (li danno per 3 anni, non all'infinito), il lavoro chi lo garantisce? Dov'é? Dove si trovano tutti 'sti lavori per ridare dignità ai milioni di cittadini poveri e disoccupati?

A tavolino, Di Maio i conti li fa tornare così:
"L'obiettivo, ha dichiarato Di Maio, è quello di far spendere le risorse distribuite ai bisognosi «nei negozi italiani, nelle attività sul suolo italiano, perché vogliamo iniettare nell'economia reale 10 miliardi di euro ogni anno, che significa far ripartire non solo i consumi, ma anche la vita delle imprese e dei commercianti e tutti gioveranno del reddito di cittadinanza».
Tradotto: il RdS (Reddito di Sudditanza) usa i poveri disoccupati come una sorta di elicopter money, dove a far girare le pale dell'elicottero come benzina ci saranno i percettori i quali dovranno spendere quei soldi, non immoralmente e non all'estero (non potranno andare a puttane né andare a comprare cioccolato in Svizzera, per capirci). 
E però i percettori, già minacciati di 6 anni di galera, che girano le pale dell'elicottero per far piovere quei soldi sui commercianti e sulle imprese, che dovranno impegnarsi ai corsi forzati, ai lavori forzati per il Comune, insieme serviranno su un piatto d'oro all'Istat e a chiunque ne sia interessato, anche svariati dati sui loro consumi personali, sulle loro abitudini di spesa, sulle loro debolezze (ti piacciono i biscottini al miele, eh?) e sulle loro perversioni (ma ci si potranno comprare gli anticoncezionali e i preservativi oppure no? No, a meno che si riesca a farli rientrare come spesa farmaceutica di prima necessità, boh?).

Insomma, alla fine, nulla che non si sia già visto: corsi già esistono, bonus energia e gas, ecc., già definiscono chi è povero e chi non lo è (non accedi a questi aiuti se non porti  anche gli estratti conto bancari).
Manca il lavoro, non i corsi, non i lavori socialmente utili.
Mancano i soldi per vivere, non le lezioncine e le minacce preventive.
E se non hai un reddito, con 780€ in 3 e in affitto, non ci campi comunque ("chi non li spende tutti se li vedrà ridotti" è parte degli insulti all'intelligenza del RdS...)

Ciò che non si capisce (cioè si capisce benissimo) è per quale ragione chi ha un Isee sotto una certa soglia non possa essere destinatario di un versamento mensile direttamente nel conto corrente quale forma di aiuto senza condizioni.
Perché, al di là delle sciocchezze, una cosa è certa: come tracciano le spese della eventuale carta del RdC, così già oggi chi presenta richiesta per bonus energia, di integrazione all'affitto o per qualunque altra forma di aiuto economico previsto dall'attuale sistema, viene scannerizzato direttamente nel conto corrente dall'Agenzia delle Entrate.
Che non perdona, e mi pare giusto. 
Ma se già oggi funziona così, vuol dire che il sistema di verifica e controllo del diritto all'aiuto è comunque possibile ed esiste già, senza carte (con estremo godimento e lucro del sistema interbancario), senza ricatti, senza ditini alzati e senza minacce di galera e moralizzazione dei consumi del povero cristo (chissà com'é che ai ricchi nessuno mai fa la morale...).
Invece, mi tocca rileggere la Fornero in peggio.
Forse, più che accettare questo Reddito di Sudditanza che è un insulto ancora prima di essere attivato, i poveri disoccupati dovrebbero imparare come si fa a farsi rispettare dai vitelloni con iPhone che passano davvero la giornata a cazzeggiare sulle panchine: imparare a stare tranquilli sulle panchine, innanzitutto; e al primo che se ne lamenta alzare subito la voce urlando:" No buono mangiare, no wi-fi, tu dare me soldi o buttiamo cibo merda e matterassi giù dalla finestra".

sabato 29 settembre 2018

Dedicato ai postatori di scontrini

Girava quest'estate lo scontrino postato da un incauto cliente scandalizzato per essersi visto addebitare, dal Gran Caffè Lavena di Piazza San Marco a Venezia, 43€ per due caffè e due acque minerali.

Qualcuno gli fece poi notare che lo stesso caffè, se consumato al banco, gli sarebbe costato 1,50€, e che lamentarsi per il costo dei caffè serviti al tavolo, in uno dei caffè storici di Piazza San Marco, con orchestra ad allietare una scenografia unica al mondo, era solo segno della sua ignoranza (quanto meno l'ignoranza del non aver preso visione del cartello con i prezzi esposti prima di sedersi).

Sarà che mi ritengo un'ex veneziana nostalgica, che non riesce più ad andare a Venezia senza patire un turismo di massa che ha cancellato negozi, caffè e piccole trattorie di quartiere trasformando la città in una sorta casba cinese, senza il fascino né della casba né quello della Cina, ma quello scontrino mi aveva irritato per la superficialità e la sciocchezza.

Ricordo di aver pensato (e forse twittato) che era come se uno entrasse in un negozio di Saint Laurent per comprarsi un vestito e si lamentasse poi di non poterlo pagare quanto un vestitello dell'Ovs.
Sempre di caffè e sempre di vestiti si tratta, ma credo dovrebbero saperlo anche i muri che se entri a cenare nel ristorante stellato il conto che ti presenteranno sarà altrettanto stellato anche se uscirai con la fame: se si ha fame e pochi soldi, meglio andare su stelle e strisce, per esser certi di sfamarsi al prezzo che ci si può permettere senza finire a postare sciocchi scontrini (la società multiculti è inesorabilmente multi conti, a dimostrazione pratica che no, non siamo tutti uguali, quella è la fiaba che vi raccontano per non farvi incazzare).

Tutta la premessa per invitare i pubblicatori di scontrini a vedere il video che pubblico qui sotto.

Lo dico subito: prima di iniziare a guardarlo ero io stessa molto scettica, temevo lo scempio dell'altro Caffé storico che si affaccia su Piazza San Marco, il Quadri, acquistato qualche anno fa dagli Alajmo, gli chef stellati, che in questo video presentano proprio la storia dei lavori di restauro del Gran Caffè Quadri.

Mentre scorrevano le immagini mi sono invece commossa: per la bellezza, per la sensibilità, per la grande attenzione al luogo, per la sua storia e per la storia di tutti gli artigiani veneziani che hanno partecipato all'opera di restauro, portandovi ognuno la propria abilità, la propria dedizione e quel misterioso qualcosa di più che trasudano tutte le storie delle famiglie artigiane che si tramandano un'arte di padre in figlio.

Anche a me, che al Quadri oggi Alajmo posso al più consentirmi un caffè al banco, la storia di questo restauro ha regalato l'emozione di un'indescrivbile sentimento per Venezia e per le cose belle che gli artigiani di questa città hanno insegnato ed esportato da sempre in mezzo mondo (l'altra metà l'hanno esportata gli arabi, quelli senza smartphone ma con le pergamene; e i cinesi, non quelli delle gondoete de plastica, ma quelli dell'Impero Celeste).

Dedico questo video a chi posta scontrini ma anche a chi avesse in futuro la tentazione di postarne uno senza prima aver realizzato di essersi seduto distrattamente su un pezzo di storia veneziana.

giovedì 20 settembre 2018

Di Maio, ma ci è o ci fa?

La foto è di Oliviero Toscani, come si vede.
Quello il cui tweet più benevolo verso l'attuale Governo Lega-M5S è quello qui sotto.
Non so se si tratti di vanità, di incapacità di mettere in fila scelte e conseguenze o solo di un penoso scivolone. 
Vero è che di fotografi bravi non ne mancano, e concedersi a chi ti liscia il pelo mentre insulta ciò che fai e l'alleato che ti scegli, non è scelta molto furba.

Poi, volendo proprio chiarirsi le idee, consiglio a Di Maio di stamparsi quello qui sotto, così, a titolo di promemoria: prima di cedere alle lusinghe del più noto, magari accertarsi che mentre ti fotografa non pensi a te come a una...

Insomma, pollice giù.

martedì 20 marzo 2018

Un pro-memoria

Due cose scrive a proposito di pro-vax e no-vax Maurizio Blondet nel suo ultimo post sui vaccini:.
- La prima: che è utile "...ricordare con Pamio che  l’imposizione obbligatoria dei vaccini a genitori e neonati “sta violando il Codice di Norimberga del 1947  –  enunciato contro le sperimentazioni naziste su cavie umane – che proclama in modo solenne che “il consenso volontario del soggetto è assolutamente necessario” 

Non si tratta quindi (solo) di essere pro o contro i vaccini, quanto di essere consapevoli che ogni imposizione che riguardi l'inviolabilità del diritto a decidere sul proprio corpo è quanto di più nazista sia mai stato certificato, nel più spietato e concreto senso del termine.

- La seconda che: "Si ha un bell’aver avvertito,  sulla scorta di Marco Della Luna (Marco Della Luna, Oltre l’agonia – Come fallirà il dominio tecnocratico dei potere finanziari, Arianna Editrice, 9,8 euro.), che la sedicente “democrazia” occidentale s’è mutata in “governo zootecnico”  di popoli che il  potere considerano ormai “superflui”.  Quando ci si trova di fronte a queste prove anti-umano dominio su masse cieche e irresponsabili (anzi “favorevoli ai vaccini”)...si esita,  anche perché si sa che  a denunciarci alle autorità, e spararci addosso, avremmo  non il  Potere, ma i nostri simili  “favorevoli ai vaccini”  ossia al governo zootecnico mondiale.

P.S.
Come in uso nella zootecnia, infatti, oggi cedi al vaccino obbligatorio (e nazista), domani sottoponi tuo figlio all'impianto obbligatorio di un microchip come fosse un cane o un pollo da allevamento.
L'ossessione per la salute ci fa ingoiare qualunque bestialità, nonostante si sappia da millenni che di qualcosa bisognerà pur morire.
Ma gggnente, la prevenzione sta diventandoci fatale.

domenica 28 gennaio 2018

Sogno astensionisti ribelli

Non erano forse belli i tempi del Vaffa...grillini prima maniera?
Non è nato da un Vaffa...il M5S?
 Oggi sto cercando di capire come o cosa dovrei votare, e già a spulciare gli elenchi delle liste elettorali capisco che no, davvero, non ce la posso fare: per capire davvero come funziona il voto con questa legge elettorale dovrei perderci un'intera domenica rimanendo col dubbio di averci capito qualcosa.
E no, non ne ho voglia.
Perché, poi?
Per votare chi?
Mi arriva stamattina la notizia di un nuovo partito del quale fino a ieri non immaginavo nemmeno l'esistenza: Potere al Popolo
Leggo a volo d'angelo chi e cosa, e mi pare di tornare al giurassico: no, nemmeno di questo mi interessa capire qualcosa (a volte ho come la sensazione, sbagliata, di aver già capito tutto della politica e del voto).

Mi dico che però anche non andare a votare per ingrossare le fila degli astensionisti non mi pare una gran pensata: a chi vuoi che importi se ce ne stiamo a casa in tanti?
Anche votassero il 10% degli aventi diritto un governo quelli se lo inventano comunque (non ci hanno forse già abituato ai governi tecnici, inventati o imposti dal Presidente, di unità nazionale o quel che gli pare?).

Niente: non mi va di stare a casa, e quindi in silenzio; e non mi va di sentirmi in dovere di scegliere il "meno peggio".
Per come la vedo, il meno peggio è già così tanto peggio rispetto a quello di cui secondo me ha bisogno questo paese alla deriva da farmi pensare che no, sono proprio stufa di rattoppi, di pezze tanto per tirare a campare, di gente che la cosa più rivoluzionaria rispetto al presente che mi sa promettere è che "bisognerà rivedere i Trattati a livello europeo" o che mi tortura con complicatissime architetture economiche, monetarie e finanziarie per uscire dall'euro ma anche no, del recuperare la sovranità ma vedremo come, da essere stressata già prima di iniziare a leggere ancora qualcosa sui temi caldi di questa tornata elettorale che si regge tutta sui like, sui tweet, sulle sparate via social di gente che più che a dei politici assomiglia a partecipanti di un nuovo gigantesco reality show nazionale.

No, basta, sono stufa di vivere a Topolinia, cioè in un paese che è ormai abitato da assatanati dell'acchiappa click tanto per dire di esistere ancora.

Quindi?
Quindi farò come Grillo prima maniera: lancio il Partito dei votanti Vaff.....o sulla scheda.
Perché mica voglio starmene zitta a casa per dire che ho bisogno (sì, bisogno) di persone che ridiano alla politica un senso più alto e onorevole di un nuovo follower su Twitter.
Lo voglio dire chiaro che mi sono stufata, che però ci sono e non intendo rinunciare al mio diritto di voto.
Quindi vado e annullerò la scheda scrivendoci sopra un grande Vaffanculo a tutti!

Mentre già pregusto questa ribellione da terza elementare (questo è quello a cui hanno ridotto i miei alti ideali anni di tragica fuffa politicante), immagino come sarebbe bello se tutti gli aspiranti astensionisti andassero alle urne a scrivere un grande Vaffanculo a tutti! sulla scheda.

Se, come si pronostica, gli astensionisti saranno questo giro la maggioranza degli aventi diritto al voto, si otterebbero due sberle sonore: 1. smentire i pronostici e far invece salire le percentuali dei votanti; 2. un 30/35% di schede annullate con un satanico urlo Vaffanculo tutti! che arriverebbe chiaro e forte a quei relitti umani che stanno in queste ore scannandosi per la candidatura in un collegio ma anche in un altro.

Ecco, è domenica mattina e sogno questa gigantesca ribellione.
Non serve a niente, lo so.
Ma almeno a non starmene a casa e in silenzio, sì.

domenica 21 gennaio 2018

Facili profezie

In tempi non sospetti, quando ancora nessuno aveva (forse) nemmeno il sospetto delle crisi in arrivo sulle banche venete - cioè su Veneto Banca e Banca Poplare di Vicenza - mi aveva colpito una sparata di Zonin il quale, con la spudoratezza di chi dal pane degli altri è abituato a trarre profitto, suggeriva quale soluzione al problema "crescita e disoccupazione" che se i suoi dipendenti avessero lavorato 1 ora gratis al giorno per un anno le cose sarebbero andate meglio.

Scrivevo allora quanto fosse ai miei occhi immorale chiedere agli operai di cedere 1 ora di lavoro gratis per risollevare le sue aziende perché, in caso di crescita effettiva del capitale dell'azienda, i suoi operai non avrebbero comunque visto un centesimo di utili per il valore ore/lavoro investite.
Se invece gli affari fossero andati comunque male, agli operai sarebbe arrivato comunque, come sempre, il calcio in culo, mentre l'imprenditore, che solo sa davvero come vanno i suoi affari, quando vede avvicinarsi un possibile fallimento, ha la possibilità di mettere in salvo i propri beni così da sottrarli a eventuali pignoramenti per pagare il dovuto agli operai.

Ora, non pare che le aziende di Zonin navighino in cattive acque, ma in acque fetide navigano invece quei correntisti (magari alcuni anche suoi dipendenti) che gli avevano affidato anni di risparmi volatilizzati dalla Banca Popolare di Vicenza della quale Zonin è stato a lungo Presidente.

In questi giorni la Guardia di Finanza, in apertura delle prime fasi processuali a seguito dei fallimenti delle due banche, ha messo sotto sequestro gli ultimi beni che Zonin non aveva già provveduto a mettere in salvo, per garantirsi lo Stato il saldo dei costi processuali. Come riporta Il Fatto Quotidiano:
“La grande parte del patrimonio dell’imputato è stato ceduto ai familiari nell’arco di un biennio, e tale attività dismissiva (…) concretizza il pericolo che, in caso di futura condanna, l’imputato non disponga delle garanzie sufficienti a coprire il credito vantato dall’erario per le spese di procedimento”. Zonin ha scelto la strada della donazione del patrimonio immobiliare (in due occasioni nel 2016) a favore di un figlio e della moglie. I finanzieri hanno scoperto la cessione alla consorte del 2 per cento di Tenuta Rocca di Montemassi Srl (il restante 98% è già della signora), e ai figli del 5,38 per cento di Casa Vinicola Zonin spa, nonché e delle partecipazioni in due società del gruppo, la Zonin Giovanni sas e la Gianni Zonin Vineyards. Non si tratta di bruscolini, ma di partecipazioni dal valore che si aggira sui 10 milioni di euro. Cosa rimane nella disponibilità dell’ex presidente dell’istituto vicentino? Un terreno a Gambellara, azioni della Popolare con cui al massimo può comperarsi una pizza e qualche quota di società minori.
Da ruspante abituata a fare i conti della serva, mi chiedo perché mai la Guardia di Finanza sia stata messa al lavoro solo ora, quando si tratta di garantire allo Stato le eventuali spese processuali e non prima, quando a chiedere allo Stato di bloccare i beni di Zonin lo chiedevano i correntisti rovinati durante la sua presidenza di BpVi.
Proprio sapendo quanto sia facile disfarsi dei propri capitali, mettendoli com'è noto in salvo fra amici, familiari e parenti, lo Stato (ammesso che ne abbiamo ancora uno) avrebbe dovuto immediatamente, con la notizia del fallimento delle banche, bloccare i beni di chi aveva una responsabilità di gestione.

O meglio, forse lo so perché: è che con i risparmi degli operai, e della gente comune in genere, lo Stato è il primo garante delle entrate delle banche, che vanno sempre tutelate e salvate, tanto più se sono "allegre" con i soldi dei loro correntisti, che invece vanno depredati e bastonati economicamente in ogni modo possibile.
Pesando diversamente i soldi dei contribuenti/correntisti e quelli delle banche, lo Stato si premura ora di recuperare per sé le spese e lo fa ora che è ben certo che, come si dice, i buoi sono già scappati dalla stalla, così che si avveri l'altro detto veneto, cioè "càn no magna càn".

Certo fa tenerezza sentire Zonin dire "anch'io ho perso soldi".
Vengono i lucciconi a immaginarsi quale miserabile esistenza gli toccherà ora per i due spicci persi mentre nulla ha da dire su quelli spariti dai conti di chi glieli aveva affidati pensando di potersi fidare di lui.

In ogni caso, nel Zonin che chiedeva nel 2012 un'ora di lavoro gratis ai propri operai per "crescita e disoccupazione", vedo una perversa continuità con quello che oggi sui gradini del Tribunale piange il morto dopo aver beatamente fregato i (circa) 5 mila vivi.
Perché, quelli che si sono visti sparire i risparmi di una vita durante la sua presidenza della Banca Popolare di Vicenza (ma lui "non ricorda") e stanno provando a costituirsi parte civile nel processo, sono davvero tanti.
Ma nessuno ha chiesto prima, per loro e da subito, quel blocco dei beni quando ancora si poteva e si sarebbe dovuto fare.

Ultima amara considerazione.
Ogni due per tre c'é qualche burlone che ci magnifica la grandezza della giustizia americana (e del giornalismo americano), tranne che poi, sul suolo italico, non c'è nessuno che ricordi ai nostri politici, ai nostri giornalisti e alla nostra giustizia che lì i truffatori vanno davvero in galera e che non si aspetta che prima di andarci provvedano a mettere in salvo i proventi delle loro pessime gestioni finanziarie.
E chissà poi se il giornalismo italiano, quello che sbava sulla libertà di stampa quando escono film tipo Spotlight, o il più recente The Post, sarà bravo quanto quello americano d'antan (oggi se c'é un paese dove il giornalismo viene zittito dal potere è l'America, ma è un male piuttosto diffuso nell'attuale globo terracqueo) e saprà denunciare l'intollerabile ingiustizia italiana che consente ai truffatori il tempo necessario a imboscare i capitali prima di provvedere a bloccare solo quei pochi spicci rimasti per farsi lo Stato ripagare le spese processuali in un processo che pronostico già da operetta.

giovedì 4 gennaio 2018

Napoli: fregature&soluzioni


Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli...i napoletani.
 

sabato 7 ottobre 2017

Bed-In

Ieri mattina sono stata brutalmente svegliata dai gridolini isterici di una vicina che s'illudeva di far rientrare il cane in casa dopo avergli consentito di uscire senza lacci e lacciuoli. Anziana, non si piega, quindi non sa gestire né le fughe del cane né tantomeno, la raccolta delle sue deiezioni sul prato.
Quindi s'immagina che la libertà del cane si possa gestire con dosi massicce di vieni qui amore, dai che è ora di andare, vieni con la mamma (quella delle mamme dei cani è universale: se una donna ha un cane, di default si sente mamma, con quel che di tragico ne consegue...).

Stamattina sono stata invece brutalmente svegliata dalla vicina del piano di sopra la quale, essendo sabato e quindi giornata di pulizie, inzia presto a sbattere porte, spostare divani e poltrone, passare scope e stracci e aspirapolveri, piena di energia ripulente e disinfettante (vive sola in 40mq, e ogni sabato sono grandi pulizie di primavera, chi le sporchi casa non si sa...).

Ho provato a resistere, come sempre, alle brutali sollecitazioni esterne girandomi prima da una parte, poi dall'altra, poi niente: mi irrita di prima mattina che a decidere a che ora è la sveglia non sia il mio bioritmo, ma le iperattività domestiche (o canare) altrui.

Essendo tendenzialmente una nottambula, amo però dormire comunque le mie otto ore, e questi risvegli imposti dai bioritmi altrui mi fanno iniziare la giornata già pronta a sparare.

Una cosa di cui mi sono infatti convinta, dopo anni di osservazione e patimenti, è che chi va a dormire con le galline e si sveglia con il canto dei galli, è sempre un potenziale guerrafondaio: imponendo a metà del mondo i propri ritmi, innesca nell'altra metà l'inevitabile desiderio di vendetta tremenda vendetta.

Se non scoppiano quotidianamente guerre condominiali non è perché siamo civili, ma perché chi ama dormire evita di rovinarsi, oltre al risveglio, anche la giornata, passandola a litigare con l'iperattività altrui.
Insomma, è una pratica costante di non-violenza, un'ascesi praticata fin dalle prime ore del mattino in attesa che arrivi sera e le galline vadano finalmente a dormire così da avere qualche ora di pace fino al mattino dopo quando, appena sveglie, quelle devono far sapere al mondo quanto son brave a fare le uova.

Dormire, riposare, fare di meno, non di più, è l'unica via verso la Pace nel mondo.
Ben lo avevano capito i coniugi Lennon che già nel '69 del secolo scorso dichiararono essere il letto (e il dormire), una via di Peace&Love.


E' tutto qui, il segreto, niente di complicato. 
Eppure, sono circondata da gente che si agita, che s'inventa fin dal mattino tremila cose da fare al solo scopo di convincersi di essere vivi.

Per me, essere viva, è essere in pace in compagnia di me stessa: dormire, leggere sul divano (o sulla sdraio d'estate), con calma inventarmi un pranzo intorno a mezzogiorno e, se possibile, farci una pennica sopra, tirando poi sera a film, serie, tv, qualche telefonata a qualche cliente con il quale scambiarci gentilezze facendo affari senza starsela troppo a tirare su budget, costi e ricavi, irritanti tecniche di marketing e tutte le stronzate produttive che fanno sentire figa e attiva la stragrande maggioranza delle galline e dei galli in costante attività.

Galline e galli per i quali sogno ogni mattina dosi intensive di napalm, subito mediato con però almeno un paio di tranquillanti fateveli, una camomilla doppia, una dose di oppio, un po' di morfina, un paio di canne, qualunque cosa vi dia una calmata così che riusciate a lasciare in pace il mondo.
Fate di meno, non di più, se volete davvero sentirvi vivi.
Agitarsi è agitarsi, non essere vivi.
E dormite, perdìo!

lunedì 18 settembre 2017

E se votassi il partito dei cani?

Ieri mattina, alla vicina area di sgambamento cani, arrivano due giovani coppie, ognuna con relativo bimbo e cane.
L'area è impraticabile per vie delle copiose piogge di questi giorni, ragion per cui i 2 cani vengono fatti entrare nell'area e i 4 genitori si accocolano lungo la rete esterna, dove si vanno a posizionare prontamente i cani (che non sgambano per niente, ma in compenso vi depongono poderose cacche), insistendo i genitori affinché i pargoli facciano un po' di moine ai cani con la lingua sbavante tra le maglie della rete.
Uno dei due bambini proprio non ne voleva sapere: circa 3 anni (forse due e mezzo), continuava ad allontanarsi provando delle corse in solitaria lungo il marciapiede adiacente.
"Vieni qui, vieni a fare le coccole a (Pucci? Mucci? Frisky? chi se lo ricorda...)".
Riportato alla base, il bimbo veniva quindi forzato a infilare il ditino nella rete per farselo leccare dal cane sbavante, solo che non appena eseguito quanto (a forza) richiesto, il piccolo tornava a darsela a gambette levate verso il libero marciapiede da esplorare.

Una mezz'ora di rappresentazione del futuro canino che ci aspetta: i figli portati fuori con il cane e costretti a dimostrare un gioioso affetto verso l'animale anche quando l'istinto li porterebbe a sperimentare l'improvvisa libertà di poter correre per sbucciarsi le ginocchia.
(Ma i bambini si sbucciano ancora le ginocchia? O non si usa più?)

Leggevo in questi giorni del nuovo Partito Animalista di Vittoria Brambilla, che se ricordo bene l'aveva già minacciato più volte in passato e in questo sostenuta, allora come ora, dall'amico B., dotato all'epoca di un bianco Dudù, molto fotogenico e molto chic, del quale però non so più niente (tempo fa mi pareva di aver letto che aveva poi dovuto sbarazzarsene per ragioni di salute...povero Dudù...).

Stasera, ripensando ai bambini di ieri e alla Brambilla di oggi, ho ricordato un mio vecchio post sull'amore contrastato fra umani e animali ("gli animali sono meglio degli umani", si diceva), e mi chiedevo quanti fossero oggi in Italia gli animali domestici, vista la mia sensazione di un progressivo aumento di cani (e relative cacche) in giro per il paese.

Secondo un pezzo pubblicato da Linkiesta, Eurispes nel 2016 parlava di 60 milioni di animali domestici, fra i quali circa 7 milioni di cani, 7 milioni e mezzo di gatti, 30 milioni di pesci rossi, 13 milioni di uccellini vari, più tartarughe, roditori, iguana e rettili. 
Nel 2012 erano circa 5 mln i cani, 5mln e mezzo i gatti. 
Circa + 2 milioni di cani e + 2 milioni di gatti in 5 anni.
Per dire... 
(e non voglio indagare il volume d'affari del settore, ché già a marzo del 2012 si attestava intorno ai 10 mlrd e mezzo di euro)

E' evidente che se facciamo meno figli, ci diamo in compenso sotto con gli animali da compagnia (anche se mi riesce difficile considerare "da compagnia" un iguana o un serpente qualunque, ma chi sono io per giudicare i gusti altrui?).

Poi, a quel che ho visto appunto ieri mattina, in caso arrivino dei figli, questi vengono educati a condividere le attenzioni dei genitori per l'animale di casa il quale, avendo esigenze diverse, in qualche modo detta l'agenda: si porta fuori il figlio per portare fuori il cane, o viceversa?
E se scappa il cane e devi rincorrerlo, molli il figlio per salvare il cane?
E se scappa il figlio, lo rincorri con il cane al guinzaglio o fai liberi tutti e ci si ritrova a casa quando volete ché son stufa di corrervi dietro?

Arrivando al punto, mi chiedevo: ma se quelli che amano gli animali domestici, quelli che l'unico amore vero è quello del cane o del gatto, votassero tutti il Partito della Brambilla?

Lei, per come la vedo io, è una furba di gran talento: fatti due conti a spanne, anche raccattasse metà dei voti dei proprietari di cani o gatti, avrebbe di che andare fiera di sé in Parlamento.
Poi, dato che non siamo nati ieri e non veniamo giù dai monti con la piena, è abbastanza scontato pensare a una strategia a tenaglia: lei raccatta voti dagli animalisti, B. ne raccatta altri a destra e a manca, vista la penosa situazione politica in cui ci troviamo, e mettendoli insieme fanno cappotto.
(Renzi, vai che ti saluto volentieri...)

Poi non dite che non vi avevo avvisati.

P.S. Nel caso ve lo chiedeste, ve lo anticipo e così si va avanti spediti: dovessi decidere di perdere quella mezz'ora per andare ai seggi delle prossime elezioni, voterei senz'altro la Brambilla: ne abbiamo viste di ben meno preparate... 
Poi, cani per cani, almeno quelli col pelo si accontentano di un osso finto per giocare.
Gli altri, quelli che il pelo scarso se lo radono, e sono parecchi, continuano a spolparti anche molto dopo che non è rimasto più nemmeno il midollo da succhiare.
E infine, sai che bello tornare ai vecchi scandali sulle olgettine e le feste eleganti?
Sarà anche stato un po' retrò e forse poco istituzionale, d'accordo, ma almeno si aveva qualcosa di cui parlare la domenica e, fin lì, più o meno, qualche scampolo di istituzione ancora l'avevamo. O no?
Oggi, di che vuoi più parlare, senza sentirti cadere in un vortice di depressione nel giro di pochi minuti?

Sì, stavamo meglio quando ci pareva di stare peggio.
Ma, come sperimentiamo da sempre, al peggio non c'é mai fine.
Quindi, scusate, ma al punto (tragico) in cui siamo, a me un po' di varietà con cani e un po' di succoso gossip retrò non farebbero troppa cattiva impressione.

lunedì 11 settembre 2017

16 anni dopo, Shiva il Danzatore

"Hanno buttato giù le Torri del World Trade Center di New York. Non l'hai saputo?".

Solo in quel momento, catturata più dal tono della voce che dalla notizia, mi fermo e chiedo di cosa stesse parlando, il collega. 
Non avendo idea se parlasse di qualche film andato in onda alla tv poco prima di arrivare al lavoro, o cosa...
Mi spiega che no, alla tv facevano vedere gli impatti degli aerei sulle Torri Gemelle, che queste venivano giù come fossero castelli di sabbia, che dentro le Torri c'erano migliaia di persone, che venendo giù le Torri come polvere investivano di detriti anche quelli che sotto scappavano in uno scenario apocalittico.
La sera alle 8 avevo una lezione di yoga:" Non guardate quelle immagini, non fatevi condizionare da ciò che vedete. Ho parlato nel pomeriggio con un maestro indiano che vive negli Stati Uniti: dice che ciò che è accaduto, ciò che sta accadendo, è una bugia, un incantamento delle coscienze che non corrisponde alla verità, che è necessario attendere a mente lucida per conoscere un giorno la verità".
Cinica e pacifista a modo mio, ho faticato a capire il senso di ciò che mi stava dicendo, la mia insegnante-guru.
Ho pensato anzi:" Sì, ok, ora ci raccontiamo che è Māyā, il mondo delle illusioni, che tutto ciò che nasce è destinato a morire e pertanto nulla deve turbarci perché è Lila, il gioco dell'Universo, e tanto vale staccarsi dall'illusione del contingente e rilassarsi con una bella seduta di yoga".
Insomma, nulla di tutto ciò è reale, quindi distraiamoci.
Ancora non avevo visto una sola immagine alla tv e già qualcuno mi metteva in difficoltà su cosa avrei dovuto pensarne quando le avessi viste: da una parte l'autentico scossone emotivo del papà di un bambino, alla segreteria del centro sportivo dove allora lavoravo, che per primo mi aveva comunicato un fatto di cui non comprendevo il senso, e poi l'agitazione preoccupata del responsabile impianto, che in qualche modo aveva scosso la mia imperturbabile concentrazione sul lavoro più per come ne parlava che per ciò che mi andava dicendo. 
Dall'altra, la mia guru spirituale che mi premoniva di non credere a ciò che avrei visto, qualcosa che un guru ancora più lontano e avvolto in un'aura di fantomatico misticismo aveva detto a lei, mi provavano a convincere che nulla era come sembrava, così che avrei dovuto interpretare la cosa come una sorta di magheggio il cui scopo era precipitare il mondo in uno stato di illusione fantasmagorica.
Solo il giorno dopo vidi per la prima volta le immagini in tv, e poi per giorni non riuscii a staccarmene, rapita da un senso di irrealtà che mi precipitava emotivamente in uno dei peggiori incubi che la mia mente avesse potuto fin lì concepire (e ne so concepire di tremendi).
Dei consigli della mia guru francamente non ne avevo più mempria già dopo un quarto d'ora di tv, tanta era la "fame" di capire davvero che stavo incollata lì, immobile e stordita, a cercare qualcosa che non potevo capire davvero.
Negli anni, da allora, ho visto quintali di filmati, lette migliaia di parole, scavato nella rete ogni qual volta emergeva un nuovo dettaglio, una nuova ipotesi, l'opinione di qualche esperto, di qualche studioso, di qualche giornalista fuori dal gioco e che per anni ha continuato a scavare e ad analizzare fotogramma per fotogramma quelle immagini, per provare a dare un senso all'assurdo.
Oggi, 16 anni dopo, l'idea che me ne sono fatta è perfettamente aderente allo strampalato consiglio arrivatomi dopo poche ore via guru americano: nulla di ciò che avevo visto alla tv era ciò che sembrava, tranne i morti.
Quelli, come poi ho imparato a capire, sono sempre veri.
Vere sono spesso anche le scenografie, i "fondali", la composizione teatrale della rappresentazione.
Falsi come il demonio i racconti ufficiali sui fatti, veri quanto può esserlo una commedia, falso quanto può esserlo ogni opera di fantasia a teatro.
Tutto, ora mi è più chiaro di sempre, è davvero māyā: parole, pensieri, racconti, immagini, distraggono la mente dalla realtà oggettiva, al punto che questa arriva a confondersi, oscurata com'è da tutto ciò che non sono i fatti osservati senza frastornarli di pensieri o giudizi.
Illusionismo, inganno, māyā.
Ciò che consola è la certezza che nel gioco di Lila danza Shiva, il creatore e il distruttore di ogni cosa.
Come ben ne descrive la simbologia Heinrich Zimmer in Myth and Symbols in Indian Art and Civilation:
"I suoi gesti sfrenati e pieni di grazia evidenziano l'illusione cosmica; l'aleggiare delle sue braccia e delle sue gambe e l'ondeggiare del suo tronco producono - anzi sono - la continua creazione -distruzione dell'universo, dove la morte è in perfetto equilibrio con la nascita, l'annichilamento è l'esito del venire in essere"
Sulla simbologia della danza di Shiva, Coomaraswamy scrive più preciso in The dance oh Shiva:
 "I vari significati della sua danza sono espressi dai particolari di questa figura complessa e vivida. La mano destra superiore della divinità tiene un tamburo per simboleggiare il suono primordiale della creazione, la mano sinistra superiore regge una fiamma, l'elemento della distruzione. L'equilibrio delle due mani rappresenta l'equilibrio dinamico di creazione e distruzione nel mondo, reso ancora più evidente dalla calma e dalla serenità del volto del Danzatore, al centro tra le due mani, in cui la polarità di creazione e distruzione è dissolta e trascesa. La seconda mano destra è alzata nel segno del "non temere", e simboleggia la conservazione, la protezione e la pace, mentre l'altra mano sinistra è rivolta in basso verso il piede sollevato che simboleggia la liberazione dall'incantesimo della māyā. Il dio è rappresentato mentre danza sul corpo di un demone, il simbolo dell'ignoranza umana che dev'essere sconfitta prima che possa raggiungere la liberazione.

venerdì 4 agosto 2017

Fra Zara e Porto Marghera

Enzo Bettiza, nel suo Esilio che ho in lettura in questi giorni, racconta un episodio della sua adolescenza a Zara.
A un pranzo domenicale in casa degli zii, il giovane figlio dello zio Ugo (un arcigno professore di matematica), il quale studia in Italia, è tutto preso a magnificare la Roma fascista del periodo contro il padre, uomo tutt'altro che incline alle esaltazioni ideali: 
"Vuoi forse dire che Mussolini, il quale ha fatto solo del bene all'Italia, potrebbe essere paragonato ai peggiori satrapi della storia?".
Senza degnare di uno sguardo il figlio sovreccitato, senza alzare la voce, lasciò sgorgare dalle labbra austere un paio di sentenze ambiguamente sospese fra passato, presente e futuro. Ecco all'incirca il senso di ciò che lo zio Ugo disse, non solo a Tonin, ma a tutti noi commensali della domenica:
"Nerone ricostruì in parte Roma per potersi godere meglio lo spettacolo dell'incendio che poi le appiccò. Chissà quanti schiavi perirono nell'edificazione dell'enorme palazzo di Diocleziano a Spalato. Lo zar Pietro eresse la sua San Pietroburgo su montagne di cadaveri di poveri contadini russi costretti con la frusta a trascinare marmi e travi fra le malsane paludi del Baltico. Costruire per distruggere, distruggere per costruire è la doppia specialità dei grandi tiranni. Ancora una volta a Roma e perfino a Berlino, che nel Settecento era poco più di un villaggio, s'innalzano senza sosta nuove architetture imitando goffamente quelle antiche. A che pro? Si vuole forse anticipare nelle recenti costruzioni la loro imminente distruzione? Sarà la guerra, vedrete, la guerra che ormai è in atto, a dirci fra poco che nei falsi costruttori odierni si celavano in realtà i veri distruttori dell'Italia e della Germania e di altre nazioni europee. Che Dio ci liberi dai dilettanti folli! Potete forse aspettarvi qualcosa di positivo da un imbianchino che si crede un geniale architetto, o da un ignorante maestro elementare che non sa neppure distinguere il Colosseo dal Circo Massimo?"
La sentenza dello zio Ugo ha una sua eterna attualità.
Anche oggi, commentiamo gli odierni imbianchini e maestri elementari restando però acquattati nell'angusto ambito della nostra contemporaneità, impediti a misurarli in una prospettiva storica dall'impellenza dell' idiozia quotidiana.
Intuiamo a volte l'avvicinarsi di una sempre possibile guerra e non vediamo la guerra silenziosa e tragica già in corso, quella che lascia vite e sofferenze sul campo al solo scopo di nutrire ego da imbianchini o ignoranti maestri elementari che non sanno distinguere il Colosseo dal Circo Massimo.

Diocleziano ha lasciato un palazzo costato morti e sofferenze delle quali nessuno ha memoria.
Spalato - Palazzo di Diocleziano
Dei contadini morti per edificare San Pietroburgo non si è tenuto alcuna conta, basta a tutti la gloria dello Zar.
San Pietroburgo
Del recente passato italiano ci rimane invece Porto Marghera, "patrimonio" ormai soggetto a commemorazione del centenario - 1917-2017 - (tipo una Shoah industriale), grazie a un decreto del 2016 (opere degne di restauro a marcire negli scantinati, ma pronti fondi per onorare l'industria madre di ogni avvelenamento, dell'aria, dell'economia, della politica). 
Nous sommes italiens...
Petrolchimico Porto Marghera visto da Venezia
L'archeologia industriale viene molto bene in foto, e non potendola abbattere per via dei mastodontici costi (poi a volte ci provano, ma non vuole venire giù), se ne fa oggetto di turismo didattico-culturale.
Dei morti gasati, degli scioperi operai pagati a pane tolto di bocca ai figli, delle vite umane avvelenate se ne faranno riviste patinate, dibattiti colti, possibilmente film e documentari da distribuire nelle scuole (a insegnare cosa? Come si disfa un paese proprio mentre lo si commemora nella grandezza industriale che fu?).
Rendono meglio, gli ex operai di Porto Marghera, dei contadini russi che costruirono San Pietroburgo.
Tanto per dire che i tiranni di oggi lo sono fino in fondo, senza inutili tremori davanti alle oscenità: prima ti mangiano la carne, succhiandoti tutto fino all'osso. 
Poi ti monumentalizzano le ossa e ti rivendono come oggetto didattico-turistico-culturale, mettendola giù così bene che pare perfino ti avessero un tempo, da vivo, amato.
Serve sempre e solo a guadagnare, l'amore a tema del tiranno odierno. 

Ma che importa, l'horror ormai vende quanto e meglio di una love story, ché il brividino è più intenso davanti al turpe che di fronte alla bellezza venduta in serie che finisce per addormentare i sensi.

Basta che le cose luccichino un po', che brillino quel tanto che serve a continuare la farsa degli inganni scattandoci qualche selfie davanti all'ultimo orrore messo a bottega. 

Mi raccontano che a Spalato e a Dubrovnick, le guide turistiche sono ormai prese d'assalto ma solo per conoscere i posti de Il Trono di Spade.
Di Diocleziano, chissene...
Chi era? Se non è il personaggio noto di una serie tv non se lo fila nessuno...
Forse sarebbe il caso di fare una serie tv anche su Porto Marghera: certi storici operai capipopolo diverrebbero ottima attrazione per il turismo industriale, capace a quel punto di far da traino portando turisti - perfino - a visitare la Malcontenta. 
Basta organizzare di girarvi una puntata ed è fatta: su e giù di orde di dementi con il bastoncino in mano...
Villa Foscari - detta La Malcontenta