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venerdì 21 settembre 2018

Povere destre, con questi sinistri...

M'intriga la notizia della richiesta da parte del Tribunale de Grande Instance de Nanterre (Francia) di sottoporre il leader del Front National, Marine Le Pen, a una perizia psichiatrica.

La ragione di tale richiesta è che Marine Le Pen ha pubblicato su Twitter, il 16 dicembre del 2015, le terribili immagini delle esecuzioni da parte dell'Isis (Stato Islamico) di 3 prigionieri, James Foley (ostaggio americano, decapitato), Moaz Al-Kazabeh (pilota giordano, bruciato vivo dentro una gabbia) e Fadi Ammar Zidan (soldato siriano, schiacciato vivo sotto le ruote dentate di un carro armato), foto che il Tribunale ha ritenuto essere così violente da essere la loro sola visione dannosa per la dignità umana.

Chiarisco subito che la penso come il Tribunale di Nanterre, sulla visione di immagini violente: vedere immagini di violenza ritengo sia davvero dannoso, se non per la dignità umana (la dignità umana è offesa con il solo fatto che tali orrori siano ancora commessi e oggi pure allegramente divulgati), certo sono dannosi per la salute mentale (vedere l'orrore ci abitua e ci educa all'accettazione dell'orrore: non ritengo affatto che, come qualcuno sostiene, assistere all'orrore ci immunizzi da questo).
Trattandosi però, nel caso delle immagini postate da Marine Le Pen, di immagini che all'epoca giravano (con mio ribrezzo) sul web, non riuscivo a comprendere bene la ragione per cui il Tribunale francese chiede solo per lei una perizia psichiatrica: immagino che le abbia trovate sul web, dove come dicevo giravano in quei giorni a ciclo continuo, e immagino che molti altri francesi le abbiano viste ben prima che le postasse la leader del FN.
Però, giustamente, lei è una leader politica, gli scatta il maggior obbligo di vigilanza sulla propria comunicazione. Forse dovrebbe bastare. Forse.

Scopro invece, leggendo copia dell'atto del Tribunale di Nanterre (anche questo gira tranquillamente su Twitter e immagino su altri social), che in Francia pubblicare immagini violente che possono turbare la dignità umana è vietato dal Codice Penale (articoli 227-24, 227-29 et 227-31 del CP).

Cerco di ricostruire la storia.
Quel giorno Marine Le Pen aveva pubblicato le immagini in risposta a quanto sostenuto in un'intervista di Jean-Jacques Bourdin su RMC allo "scienziato" politico Gilles Kepel, nel corso della quale si comparava la pericolosità dell'ascesa del Fronte Nazionale in Francia a quella dell'ascesa dello Stato Islamico - Daesh.

Marine Le Pen aveva già ribattuto alla scorretta comparazione che «Le parallèle fait ce matin par Jean-Jacques Bourdin entre Daech et le FN est un dérapage inacceptable. Il doit retirer ses propos immondes.» (Il parallelo fatto questa mattina da Jean-Jacques Bourdin tra Daech e FN è uno slittamento inaccettabile. Deve ritirare le sue parolacce).
E poco dopo postava le immagini di cui sopra con il commento «C’est ça Daech».

Uno scivolone anche il suo, però umanamente comprensibile e forse perfino giustificabile, se inserito nel contesto della provocazione subita pubblicamente poche ore prima.
Scivolone cui aveva rimediato rimuovendo dopo poco sia il tweet che le immagini, ma che non le ha risparmiato le dure conseguenze politiche e personali che da lì sono partite:

- l'apertura di una procedura d'inchiesta aperta nel 2016 dal Tribunale di Nanterre per la divulgazione delle immagini (pur se prontamente rimosse)

- la presentazione alla Commissione per gli Affari Giuridici del Parlamento Europeo, il 5 ottobre del 2016, da parte del Ministro della Giustizia francese, di togliere per lo stesso fatto l'immunità al parlamentare europeo Marine Le Pen (richiesta accolta nel febbraio 2017)

- la richiesta di pochi giorni fa, sempre del Tribunale di Nanterre, di sottoporla alla perizia psichiatrica per determinare sia sana di mente per aver postato quelle immagini (immagini pubbliche, viste da milioni di altre persone e postate da qualche altro migliaio di persone)

L'abbiamo capito? Solo i "democratici" pro UE sono veri democratici, e quindi unici giudici della vera democraticità e per questo unici autorizzati a fare le affermazioni più scorrette contro chi manifesta idee diverse dalle proprie. 
Marine Le Pen che pubblica immagini (reali, presenti massicciamente in rete) è sospetta di turbe psichiatriche; chi invece ha paragonato il suo partito ai barbari esecutori di morte dell'Isis, non viene nemmeno sfiorato (a quel che ne so) da una denuncia per diffamazione né si sogna di scusarsi per l'indegnità dell'affermazione fatta.

Chi si oppone all'UE è di default un anti-democratico, e di più: è un fascista, razzista, nazista, populista, ecc; 
Il fatto di essere contro l'UE è talmente incomprensibile ai pro-UE da rendere chiunque non la pensi come loro sospetto di turbe psichiatriche o almeno di fascismo, meglio se di nazismo, ancora meglio se di razzismo con un po' di populismo. 
E' la democrazia alla UE, bellezza!

Come non pensare poi alla denuncia del Procuratore di Agrigento Patronaggio a Salvini, il Matteo reo di aver tardato a far sbarcare dalla Diciotti dei poveri migranti affaticati provenienti da guerre e fame e pieni di scabbia (lo dice lo stesso Patronaggio dopo aver fatto visita ai migranti ancora "sequestrati" sulla Diciotti) i quali, pochi giorni dopo essere stati degnamente alloggiati e rifocillati dalla Caritas a Rocca di Papa (non si sa se già scabbiati o meno), si sono clandestinamente dileguati nella notte senza manco ringraziare.

In attesa delle prossime elezioni europee pare di capire che la "minaccia" dell'ascesa vertiginosa delle destre europee, mobiliti alcuni magistrati europei per tentare almeno di  mettere fuori combattimento i più importanti leader politici delle destre europee.


Salvini costretto a sborsare denaro per 80 anni per ripagare furti non è chiaro ancora commessi da chi; l'incauta Marine Le Pen costretta a una perizia psichiatrica per aver postato immagini che allegramente spopolavano sul web; Orban ci manca poco che si ritrovi i carri armati sovietici in piazza...

No, ok, scusate, quella è un'altra storia. Lì era il 1956 e l'Ungheria recalcitrava a entrare sotto la protezione dell'Unione Sovietica. Così è stato necessario aiutarla a decidere per il suo bene, con carri armati sì, ma demo...socialisti o comunisti...Di compagni, diciamo...

Però, però, però: non è strano che sempre più spesso venga spontaneo fare parallellismi più con l'ex Unione delle Repubbliche Sovietiche di stanliniana memoria che con quel fascismo mussoliniano che tanto piace citare ai sinistri nostrani i quali, senza aver ancora fatto i conti con il fascismo così da sfrondarlo dalla montagna di retorica sul fascismo, se lo attaccano al petto come medaglia per interposto nonno, zio, cuggino, magari fascista pure lui pur, come molti, contro la propria volontà?


Nel dubbio, per quanto riguarda l'Unione Europea in corso d'opera, consiglio la visione del video qui sotto:


 

sabato 6 gennaio 2018

Vladimir Korolenko. La Patria russa di 100 anni fa e la Patria ai tempi dell'UE

Vladimir Korolenko - Su Russie Vedemosti il 15/17 agosto 1917 -Riportato da un pezzo pubblicato sul numero speciale di Internazionale Extra n° 1 dedicato alla Rivoluzione russa.


“…Per troppo tempo il nostro popolo è stato separato dall’intelligentsija, per troppo tempo è vissuto senza un pensiero collettivo. A sua volta, l’intelligentsija democratica è vissuta per troppo tempo isolata, senza condividere il suo pensiero con il popolo. Oggi che il muro di violenza è crollato, l’intelligentsija rivoluzionaria è, per volere della sorte, a capo del movimento popolare. Con tutti i meriti di una lunga lotta, con tutte le lacune del suo pensiero minoritario, è diventata subito il cervello del suo popolo, il pensiero che determina la volontà. 

Ma insieme a molte cose necessarie e utili per la nuova vita del popolo, parte dell’intelligentsija ha portato con sé anche un pregiudizio contro la patria. 

Questo pregiudizio sostiene che tra patria e umanità c’é un’insanabile contraddizione, e postula che si può servire l’umanità senza servire la patria, e che anzi per questo bisogna rinunciare alla patria. 
Così quel carattere che inizialmente aveva dato alla nostra rivoluzione una unità e una forza insormontabili, ha cominciato a vacillare ed è scomparso. Il centro del sentimento popolare, la patria, ha smesso di essere al servizio dell’unità. 
Dopo aver detto parole importanti a favore dell’umanità, molti di noi hanno deciso di aver già fatto tutto il necessario, hanno pensato che le parole erano già diventate carne, che l’umanità comune era diventata una forza attiva in grado di esonerarci dal difficile impegno per la patria e per la libertà.  
Abbiamo immaginato che le parole fossero sufficienti, e abbiamo pensato di non dover fare altro che entrare nel tempio dell’umanità futura, dove ci attende un futuro felice senza fatica e senza sforzi.
E il popolo ha creduto alla bella notizia, tanto più che quest’idea lo liberava da un difficile eroismo e sostituiva gli interessi della patria con gli interessi di classe.
Un errore spaventoso, fatale, lo stesso in cui tanto spesso è caduto il falso patriottismo del passato.  

Abbiamo immaginato di essere alla guida dell’umanità progressista solo perché abbiamo rinunciato alla nostra patria. 
Ma limitandosi a negare non si costruisce niente. Abbiamo visto che le patrie rimangono ancora il modello più elevato delle associazioni umane. Non rinunciare alle patrie, non distruggere questi scrigni della futura unità, ma renderle indipendenti e forti, giuste e libere, pronte a nuove associazioni: questo è il compito che è emerso chiaramente in tutti i congressi internazionalisti.
Ma noi abbiamo seguito una strada inversa, e alla fine di questa strada c'é la rovina.  

Rinunciando alle grandi comunità già realizzate dall’umanità, non andiamo avanti, ma indietro, regrediamo dall’unità alla disgregazione. Su questa strada ci attende un altro mostro, indicato con l’ennesima parola straniera, con cui la Russia, per sua disgrazia, dovrà fare i conti. 
E’ la parola anarchia. 
Letteralmente significa assenza di potere. 
E’ la perdita di quel centro che dirige la forza popolare e dà armonia e viva unità a tutte le singole aspirazioni. 
Basta che sparisca definitivamente, basta che si affermi l’idea che la patria non è necessaria, che non riguarda tutto il popolo ma solo certe classi, e la vita dell’intero paese tornerà indietro
Invece del difficile e grande lavoro di creazione di una nuova vita comincerà la disgregazione
Prima per regioni, poi per ceti e classi, in base a interessi separati e inconciliabili. 
A questo seguiranno le tensioni interne e poi si scateneranno gli istinti peggiori, il saccheggio e il banditismo.
Alla fine di questo spaventoso sfacelo, e forse della scomparsa dell’organismo vivo dello stato, c’é il ritorno a un passato cupo. 

L’anarchia è la guerra di tutti contro tutti all’interno della stessa patria.
 

Non so se sono riuscito a realizzare il compito che mi ero prefissato all’inizio di queste mie note, cioè parlare delle più importanti questioni del nostro tempo in modo comprensibile sia alle persone colte sia a quelle meno istruite. Ma se sono riuscito, almeno in parte, a chiarire l’idea centrale di queste parole, se riusciranno a generare un dubbio riguardo a punti di vista troppo miopi, se indurranno alcune persone a prendere coscienza dell’importanza della patria, risvegliando in alcuni cuori il vecchio, sacro e doveroso sentimento dell’amore per la patria, allora riterrò di non aver riflettuto inutilmente su queste tormentose questioni della nostra terribile epoca.
Vladimir Korolenko era uno scrittore russo, nato nel 1853 a Zitomir, in Volinia, e morto a Poltava nel 1921. Da giovane aderì al movimento dei narodniki, i populisti, e fu arrestato e deportato in Siberia. Sostenitore della rivoluzione di febbraio, fu invece molto critico verso il bolscevismo. In italiano è disponibile Il sogno di Makàr (Imagaenaria 2011).