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martedì 18 agosto 2020

L'esponenziale catena di Sankt вирус

La vita ai tempi del vairus:

1. sera prima: vai al ristorante di pesce, gli lasci obbligatoriamente dati e recapiti. Quelli a fianco al tuo tavolo si strafogano di cozze. 

2. il giorno dopo uno dei commensali del tavolo a fianco non si sente bene, gli brontola la pancia e ha in atto un tentativo di rivoluzione intestinale col botto, ma la moglie ha programmato e prenotato con l'App un giro all'Ikea perché ci sono le svendite. Tocca andare.

3. all'ingresso prendono la temperatura ad entrambi: lui ha la rivoluzione intestinale imminente e brama una toilette, lei sbuffa sudore al prosecco, così che alla pistola in fronte entrambi risultano con temperatura a 37,5°. Li fanno attendere in disparte sul piazzale per vedere se la temperatura scende ma, vuoi la rivoluzione quasi incontenibile di lui, vuoi per gli sbuffi al prosecco di lei, vuoi per l'asfalto del piazzale sui 42°, la temperatura frontale sale a 37,8°. 

4. La sicurezza chiama i vigili, i vigili chiedono i documenti e invitano entrambi a tornarsene a casa e chiudercisi dentro. I vigili tornano alla base, stendono il rapporto, informano l'Asl. I due contattano il medico di base spiegando che si tratta solo di postumi da scofanata di cozze, ma il medico è costretto comunque a segnalare Asl perché già informata via App ministeriale. 

5. Passano un paio d'ore e suona il telefono: qui Asl, vi mandiamo un team scanfandrato per tampone nasale e report sulle attività dei giorni precedenti. "Siamo solo stati al ristorante di pesce ieri sera e mi fa mal di panza a me e a mia moglie gli suda fuori prosecco". Poche storie, chi, dove, quando, cosa, perché lo stabiliamo noi. Intanto i vigili contattano anche il ristorante:"Vogliano esibire elenco dettagliato di chi ieri sera era a cena qui". 

C'eravate anche voi, ricordate? 

6. Driiin driiin, siamo i vigili e pure i carabinieri: vi dovete chiudere in casa, chiamare l'Asl e il medico di base per un tampone e non vedere nessuno per minimo 14 giorni, se vi va bene. Vi mandiamo intanto i vigili con team Asl per stilare report e sfrucugliamento narici. 

7. Driiin driiin: chi è? Siamo i vigili, ci apra la porta indossando prima mascherina Ffp20, guanti asintomatici e disinfettando bene maniglie, porte, mobili e suppellettili. Buongiorno buongiorno. Allora, dopo ieri sera al ristorante, chi avete visto, con chi avete parlato, dove sono i bambini, i nonni, le zie i cugini. Ma noi stiamo bene! Bene è tutto da dimostrare. Intanto predisponete le narici che ve le sverginiamo con il cotton fioc gigante, vi preleviamo qualche caccola profonda e la mandiamo in laboratorio. Ma i miei bambini a scuola chi li va a prendere? No problem, li stiamo prelevando noi ma li terremo in isolamento in apposita aula sanificata in attesa di esiti dei tamponi sui loro buchini del nasino. Ma...Niente ma, chiudere porte e finestre e ubbidir tacendo. Ma ho parlato solo con la vicina che mi ha prestato lo zucchero per il caffè che avevo finito. Scriteriata, come ha osato! Lei rischia l'arresto per mancato distanzaiamento obbligatorio, lo sa? Dove sta la vicina? 

8. Quarto piano, scala B. Driiin drinn, chi è siamo noi, vigili e team Asl: lei vicina deve gentilmente porgere i buchetti del nasetto per prelievo caccole d'ordinanza. Ma le ho solo prestato 4 cucchiaini di zucchero per il caffè, che male ho fatto? Male da mancato distanzaiamento sociale, lei ora si chiude in casa per 14 giorni in attesa esito tamponi caccolette. Marito e figli, dove sono? Ma al lavoro e a scuola, dove vuole che siano? Dove vuole che siano lo verificheremo noi, lei per ora favorisca nome ditta marito, scuola figli e spranghi la porta. 

Avviso: Questo condominio chiude tutto per 14 giorni, pagherete una ditta per sanificare vani scale, ascensori e parti comuni. E' fatto divieto di uscire finanche sul balcone fino a nuovo ordine.

Andrà tutto bene.

9. Driiin driiin, chi è alla nostra ditta? Siam noi, i vigili e team Asl, vogliate favorire presenze e documenti che attestino rispetto sicurezza vairus lavoratori. Ma prego, si accomodino, noi siam in regola, abbiam fatto tutto e pagato fior di schéi. Questo lo vedremo, ci chiami il signor marito della vicina prestatrice zucchero per caffè. Arriva subito, è un attimo in bagno con attacco di sciolta da eccesso di croissants mattutini alla cui marmellata è allergico. 

10. Toc toc, buongiorno, sono il marito della prestatrice di zuccheri da caffè. Lei si è disinfettato le mani? La mascherina se l'è cambiata dopo il bagno? Favorisca i buconi pelosi del nasone per il prelievo di caccolone e torni subito a casa in castigo per 14 giorni fino all'esito del caccolometro. Se risultasse contaminato anche da batteri orofecali lei è spacciato, lo sa vero? Ma io ho solo un'allergia alla marmellata delle briosches, sto bene. Bene lo diciamo noi, lei fino ad allora sta male, perciò si disinfetti le mani, non si tocchi naso e mascherina, e le va bene che la mandiamo solo a casa. Ci dica, con chi ha parlato oggi? In quale bar è stato per le briochine? Favorisca nome e indirizzo dell'amico complottista incontrato al bar stamattina, prego. 

Avviso: Questa ditta chiude fino a nuovo ordine.

Andrà tutto bene.

11. Scuola dei figli: driiin driiin...come stanno giocando in giardino per mantenere il distanzaiamento sociale? Ma non sapete che il vairus volò sul nido del cuculo? Fermi tutti, la scuola deve essere chiusa, disinfettata e santificata, tutto il personale a casa quarantenato per 14 giorni. Se abitano in 30mq con marito e nonni devono recarsi in hotel santificato messo a disposizione per chi non può mantenere distanzaiamento domestico. I bambini tutti alla Casa Sanificata del Fanciullo, gentilmente messa a disposizione per la protezione degli infanti dei mangiatori di cozze e lontani dalle madri prestatrici di zucchero per caffè ai vicini senza emettere scontrino e con mariti allergici alla marmellata. Favoriscano inoltre indirizzi e telefoni di ogni bambino, di ogni bidello e di chiunque a qualunque titolo sia venuto in contatto con ognuno di loro. 

Avviso: Questa scuola chiude fino a nuovo ordine, mettete la mascherina e lavatevi le mani.

Andrà tutto bene.  

The Day After: scoperto focolaio per cene promiscue, ristorante chiuso, azienda chiusa, scuola chiusa e 350 risultati positivi positivi, al caccolometro e al cozzolometro. 

lunedì 21 ottobre 2019

Gastro-mania

Negli ultimi tempi, annoiata (forse in realtà, travolta) dalle troppe notizie di barbarie in corso di evoluzione, mi rifugio nei meandri della rete dove si parla di cibo, di cucina e di ricette.
Sostengo da sempre che mangiare è un altro modo di comunicare, che davvero noi siamo ciò che mangiamo (in senso filosofico ma anche letterale), e che se oggi si parla molto (troppo) di cibo è perché forse scarseggia una vera comunicazione fra le persone.
Si parla di cibo per non parlare di nulla, alla fine.
Si parla molto in realtà, è vero.
E si scrive moltissimo (oggi scrivono tutti, ed è bello, però inquinano tutte ‘ste parole, diciamolo), ma si evita con cura di parlare di ciò che siamo, di cosa proviamo, di cosa sentiamo, di quali siano i dolori che respingiamo in fondo allo stomaco abbuffandoci di news, parlando di cibo e stordendoci di forzata socializzazione.
In breve, non sappiamo stare da soli con i nostri pensieri né sappiamo più comunicare la nostra umanità senza sentirci rintuzzare da qualcuno che ci propina il rimedio letto online, la curcuma come cura per tutto e la depurazione con i beveroni vegetali come rimedio anche per i malesseri dell’anima che si fa ogni tanto corpo sgomento e traballante.
Ho scoperto, nel mondo degli amanti della cucina e del cibo, dei veri piccoli esteti della vita, delle piccole star semi-sconosciute che ho finito negli ultimi mesi per seguire quasi fossero dei guru la cui filosofia dei fornelli vale quale viatico quotidiano per riuscire ad affrontare qualunque deficit da assenza di comunicazione umana.
C’è ad esempio una simpaticissima giovane donna che su youtube mi erudisce sull’arte di sfornare torte deliziose, degne di un pasticcere provetto, con una metodica descrittiva delle varie ricette che mi vale quanto un corso sintetico di meditazione Zen, ogni ricetta un passo avanti verso l’immortalità dello zucchero, del burro o del cioccolato fondente sciolto nella panna per decorare o glassare fette di purissimo piacere visivo (raramente faccio poi una torta).
Ce n’é un’altra, nonna di una certa età ma arzillissima che, complici le nipoti affettuose, si mette settimanalmente ai fornelli per realizzare, per la famiglia, prima che per le sue migliaia di followers su youtube e instagram, delle ricette casalinghe a prova di inetto, illustrandone la realizzazione con una semplicità che mi conquista ogni volta facendomi ricordare quant’era bello stare nella cucina di mia nonna aiutandola a sgranare piselli, a pulire il riso (mia nonna lo passava prima di metterlo in pentola, per tirar via eventuali rimasugli di pula o dei chicchi non proprio perfetti, per dire come abbia mia nonna contribuito non poco a farmi sviluppare una pedante attenzione ai più piccoli dettagli tipicamente buddhista), o a passare gli gnocchi sul retro della grattugia per decorarli con le tonde gobbette prima di buttarli nell’acqua bollente.
Un’altra, davvero molto zen, opera in una cucina decisamente scenografica, cioè a prova di istagram, si potrebbe dire. Divulga ricette vegan che riesce a rendere visivamente allettanti e molto molto fotogeniche, il tutto con una grazia e una pulizia di oggetti e gesti tale da riportarmi un pochi minuti alla pace interiore come solo un rituale del té giapponese potrebbe.

Non mancano nella mia playlist della cucina come rito esoterico dei cuochi maschi goduriosi e, va detto, in prevalenza “grassi”.
Non nel senso del peso forma, quanto nell’abuso sconsiderato di burro, olio come se non ci fosse un domani né una tabella del tasso di colesterolo che li attende al varco, maschi amanti della buona cucina che sfornano piatti succulenti le cui porzioni assaggio sfamebbero per due o tre giorni una famigliola in difficoltà economiche. 

Ma quale grasso piacere senza senso di colpa trasmette, un piatto di polpette immerse in un ettolitro di rosso sugo oleoso?
E poi, alla fin fine, non è proprio quest’alternanza fra cucina ascetica vegan, cucina casalinga della nonna, cucina divertente ma precisa e cucina pasticcioso/esuberante, il giusto equilibrio Ying/Yang della vita?
C’è questo e c’é quello, il banchetto della vita non ti può forse servire piatti i più diversi, alcuni dolci, altri salati e sugosi, altri ancora morigerati e privi di glutine, con poco zucchero e una spruzzatina di semi di chia che ormai, come la già citata curcuma, te li ritrovi ovunque ben più del canonico prezzemolo, usato quasi in esclusiva dalla mia cuoca nonna preferita?
Resta un fatto: si mangia di tutto, si santifica il cibo (sano per definizione, non conosco scemi che si mangino cibo malato intenzionalmente), si fotografa il cibo, si fanno video ricette e si recensiscono ristoranti, pizzerie (e mi dicono che in tv spopolano chef gastrofighetti).
Perché?
Cosa ci sta dicendo questa recente ossessione per il cibo sano, sapido, godurioso o punitivo che sia?
Se mangiare è una forma di comunicazione, se il cibo che ingurgitiamo nutre la carne e lo spirito, cos’è che non ci comunichiamo più sostituendo il non detto con le polpette e i brasati?
Il cibo nutre carne e spirito, questo è certo, ma qualcosa non torna se sono in aumento tutta una serie di patologie legate all’eccesso o all’assenza di nutrimento.
Non sarà che mentre tifiamo per lo chef in tv, mentre seguiamo le noiose polemiche su ciò che fa bene e ciò che fa male o mentre recensiamo anche la più miserabile delle pizze del sabato sera, eludiamo sistematicamente il fondo della questione comunicazione fra umani?
Cosa vorremmo dirci di buono per nutrirci l’anima a vicenda mentre ci indaffariamo a sfornare pasticci e crespelle, spezzatini e torte al cioccolato da offrire o postare?
Come sarebbe interessante una diretta settimanale dall'oltretomba di Freud, o di Jung, o da un italianissimo Cesare Musatti, a illuminarci su cosa ci stiamo nascondendo su noi stessi oggi, nella società del gastro piacere raccontato, commentato, video-filmato-postato-cliccato...

giovedì 19 settembre 2019

La tenaglia

L'aggiramento su entrambe le ali o manovra a tenaglia o (più raramente) attacco a tenaglia intende isolare il centro dell'accerchiato per attaccarlo su entrambi i fianchi...l'accerchiamento prevede l'annientamento delle forze del nemico, e non semplicemente l'occupazione del territorio inizialmente controllato dal nemico...L'aggiramento strategico ha influenza particolarmente sulle linee di comunicazione, costringendo quindi l'accerchiato ad una battaglia in condizioni sfavorevoli - Da Wikipedia
Intendo: che altro sarebbe la manovra di scissione piddino-renziana?
Con un po' di memoria a breve termine è facile ricordare che per il potere piddino standard il vero nemico non è mai stata la Lega, che anzi fin dai primi vagiti ha emulato riti e struttura organizzativa del fu Pci ora Pd, bensì il M5S, il partitino azienda che Travaglio non osa toccare nemmeno con un tasto (e sarebbe interessante capire perché...). 
Il M5S è quello che minaccia(va) la riduzione dei parlamentari, quello del NoTav, quello della revoca di Autostrade a Benetton, quello dell'onestah onestah onestah, quello della lotta alla corruzione, solo per citare i più recenti punti indigeribili al Pd.
Punti sui quali la Lega non ha mai costituito ostacolo alle logiche piddine, anzi: SìTav, i Benetton Autostrade vanno puniti ma non eliminati (la Lega non ha mai pensato, contrariamente ai 5S, di riportarne la gestione in mani statali), lotta alla corruzione sì vabbé, ma stiamo attenti a non bloccare i cantieri, onestà d'accordo, ma senza indossare i panni del fustigatore pronto a immolarsi sul rogo pur di mantenere i costumi morali dentro il perverso recinto della perenne penitenza.
Il punto di più devastante attrito fra M5S e Lega (voto Tav e voto Von der Leyen) segna anche il più alto seguito popolare di Salvini (secondo un sondaggio a posteriori, pare avesse superato il 50%). 
Quindi: crisi di Governo.
Nel giro di pochissimi giorni: il Pd fa un Governo con il M5S (per il bene del Paese!).
Renzi spinge più di tutti per questo Governo, che entra effettivamente in carica il 4 settembre 2019.
Oggi sappiamo che Renzi già il 9 agosto aveva depositato il nome del suo partito.
Dunque più o meno lo stesso giorno in cui la Lega presenta
in Senato una mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte.
Strane coincidenze, no?
Dichiarata la scissione dal Pd, pare siano già una 40ina, fra deputati e senatori piddini, pronti a entrare nel gruppo del partito di Renzi.

Quindi, la situazione al momento pare questa: 
1. il M5S, che già alla crisi di Governo era passato dal 32% del 4 marzo 2018 al 17% delle europee 2019, continua a perdere appeal nei sondaggi (qualcuno mi dice che i commenti di elettori incazzati sulla pagina Facebook ufficiale del MoV siano migliaia. Migliaia...)
2. il Pd che ha fatto il Governo con il M5S non è già più lo stesso Pd: una parte si è staccata per confluire nella nuova "cosa" di Renzi
3. la Lega ha perso qualche punto percentuale nei sondaggi rispetto al pre-crisi, ma si mantiene comunque intorno al 32% c.a. 
4. Leu e frattaglie di varia piddina natura, hanno preteso e avuto qualche bella poltroncina per garantire la tenuta del Conte2 (Speranza alla Sanità? E' come avere un seienne che gioca al Piccolo Medico. Ma tanto, che avrà mai da fare, se non proseguire in quelle stesse direttive già poste sui binari, sbagliati, dai suoi predecessori?)
5. Conte2: conta? Per me ha una mera funzione di jolly, serve a reggere la mano fino al termine della partita in corso, certo è che sarebbe stato bello saperne di più già al Conte1, da dove arrivava "lo sconosciuto"... 

La Partita

- il Pd gioca al centro (è nel Governo)
- il Pd2 gioca ai fianchi e apre una possibile falla (se Renzi dice a Conte #staisereno, noi sappiamo che cosa intende...)
- la Lega non è l'avversario (lo è il M5S) e se mai gioca da playmaker: tiene impegnato il campo catalizzando l'attenzione degli italiani incazzati facendola confluire sui migranti, che sono problema molto sentito, e il fatto che già  straripino gli offre quella pastura da gettare ai suoi numerosissimi e appassionati followers, che vanno tenuti buoni. E se punta da un lato a mantenere i propri consensi (vedi regionali) dall'altro, dalla tranquilla attuale opposizione, rimpalla preciso sull'altra metà del campo, così da mantenere alta la tensione del gioco
- il Capo Politico del M5S (che è Capo Politico per contratto) è stato promosso (cioè declassato) a Ministro degli Esteri, posizione che consente di averlo fuori dai piedi se e quando servirà (e comunque si farà fuori da solo, è bravo ma non è all'altezza) 
- i Ministeri più importanti (e critici) li hanno ottenuti il Pd e LeU, cioè l'altra costola del Pd: Interni (migranti), Sanità (vaccini), Infrastrutture (Benetton&varie), Economia e Finanze (ce lo chiede Leuropa, il Fiscal Compact!)
Basta un niente e una nuova crisi di Governo, una robetta qualsiasi che costringa i 5S a votare roba che non voterebbe neanche il Pd (che infatti userà solo per far cadere il Governo), e si farà.
A quel punto per il M5S sarà la morte: ha perso l'unica cosa che l'ha tenuto in vita fin qui, la credibilità sulla parola e la popolarità in nome del Vaffa...Che non basta più, e oggi non convincerebbe più nessuno. 
L'autorevolezza, digiamolo, il M5S non l'ha mai avuta: stava imparando come si fa ad averne una nel Governo gialloverde, ma s'è impuntato sul "Contratto di Governo" come un pivello, mandando all'aria il Governo e pure il Contratto (i contratti si fanno per essere traditi, e i fessi che li impongono li si usa e li si fa fuori quando non servono più né loro né i loro patetici contratti di 10 punti, no, di 20, no, di 26...dai, sù...)
Questo vuol dire che Renzi è un genio?
Ma figuriamoci!
Sentite cosa diceva ad aprile di quest'anno (e ha ragione, eh? E' esattamente così. Però ha insistito per farci un Governo insieme, al partitino aziendina...e non credo l'abbia fatto per "il bene del Paese")

E' anche lui un utile servo, solo è più navigato di un Di Maio qualsiasi, ha fatto un po' di esperienza e non si fa troppi problemi con i punti e le virgole o l'onestah. E se serve uno che sappia giocare su più tavoli per far scomparire dall'orizzonte la meteora 5S, accerchiandolo e stringendolo a tenaglia fino alla sua sconfitta politica totale, lui è l'uomo giusto che ora si è posizionato al posto giusto: l'altra ala della tenaglia. 
Una volta caduto il Conte2, perché cadrà appena schierate le truppe, probabile che si arriverà a un monocolore verde con all'opposizione i tre Pd (più i rimasugli dei 5S che rimarranno). 

E se fosse stato sempre questo l'obiettivo di Pd e Lega, fin dai primi vagiti della crisi agostana?
Ve la ricordate questa del sospetto inciucio?

L'Italia ha funzionato così per decenni, con un'opposizione concordata il cui scopo è condizionare il gioco occupando tutti gli spazi politici disponibili così da garantire la tenuta non di un Governo, ma di un sistema di potere che è uguale a se stesso fin dalla nascita della Repubblica (sono nel tempo cambiati i nomi e le alleanze, mai la sostanza politica). 
Se deve servire un'Italia unita che esegua i diktat dell'Ue senza troppi disagi, quale migliore strategia che occupare entrambi i lati del campo, come ai tempi del vecchio antagonismo fra Democrazia Cristiana e Pci, così da garantirsi a vicenda che nessun terzo possa ostacolare l'unico obiettivo accettabile dalla troika, cioè un paese che china la testa, si mette a 90°per fare diligentemente i compiti per casa se pur dopo qualche schermaglietta fra finti opposti schieramenti, giusto per rincitrullire il "popolino" con il fumo negli occhi della democrazia?
Il gioco è questo: in campo ci puoi stare se sai come si gioca. Se pensi di scombinare le regole del gioco, ti si impallina e tanti saluti. 
"Tutto cambia perché nulla cambi", no?

Una cosa e chiudo.
C'è la possibilità di un granello di sabbia: il "popolino" è nel frattempo quasi completamente sveglio, e rincitrullirlo è diventato sempre più difficile.

venerdì 8 febbraio 2019

Di tutti i futuri possibili, questo...

Ho passato (quasi) la notte a vedermi il video di una conferenza che si è tenuta a Firenze lo scorso maggio 2018. 
Relatori: Fritjof Capra (Il Tao della fisica) e Stefano Mancuso (Plant Revolution). 
Titolo: Futuro vegetale.

La sera prima avevo scoperto (nel senso che non la conoscevo) Erica Poli, Psichiatra, Psicologa e Counselor, particolarmente ferrata e brava nel parlare di neuroscienze e neuropsicobiologia, riuscendo a essere semplice e comprensibile a chiunque. 
Nel video, a un Tedx a Reggio Emilia, parla di Codice Umano:  dalla Genetica all'Amore (il video dura circa 16', vedetelo, vi farà sentire bene). 

Poco dopo stavo pensando: come si concilia la bellezza di tutto questo con quest'altro?
O con questo?
O con questo?
Se è certo che l'evoluzione è un fatto personale, e se è vero che questa evoluzione è frutto anche di ambiente e contesto in cui vivi, è purtroppo altrettanto certo che chi vive immerso in un mondo culturalmente fermo alla legge del taglione e della savana, proprio per quei fattori ambientali/culturali, se portato a vivere nel mondo occidentale di Fritjof Capra e Stefano Mancuso, avrà serissime difficoltà ad ambientarsi. Con esiti drammatici per lui e per quelli che gli devono forzatamente convivere insieme senza comprendere il suo totale disadattamento.
Penso spesso che certi drammatci fatti di cronaca, che vedono sempre più spesso autori di efferati delitti dei migranti senza legge e allo sbando totale, siano la misura di questo profondo disallineamento fra la cultura dalla quale provengono e quella nella quale sono arrivati a vivere senza poterla comprendere fino in fondo.
Sono due mondi in rotta di collisione forzata.
Arrivano a comprendere la moda, i mezzi tecnologici, i soldi, cioè la superficie del mondo occidentale che li abbaglia e, sempre più spesso, inganna ormai gli occidentali.
Non comprendono il processo storico e culturale che a questo mondo dei lustrini occidentali fa da fondamenta, fondamenta invisibili ma ben delineate e sempre più spesso sconosciute appunto anche agli stessi occidentali, i quali però le hanno comunque nei loro invisibili mattoncini del Dna e nel profondo della loro memoria ancestrale.

Così succede che, non potendo comprendere ciò con cui devono confrontarsi, fanno affidamento alla cultura di provenienza: lo stupro (dicono certi magistrati che li assolvono) non è da loro considerato un reato. Il considerare le donne esseri inferiori, che vanno negate coprendole come sacchi della spazzatura a tutela dei loro stessi peccaminosi pensieri. E la cosa difficilmente trattabile è questo negarle, questo coprirle per difendersene, che è da loro considerato una questione religiosa, quindi insindacabile. 
La legge del taglione, la decapitazione, la lapidazione sulla pubblica piazza sono pratiche di legge accettate e condivise anche da chi le subisce, così come possiamo immaginare che questi mondi arrivino nell'ipocrita occidente cambiando valori che nella loro mente considerano leggi divine?
Non c'è modo.

Poi c'è appunto quest'altro: che un occidente europeo pavido e ipocrita, un occidente che nega l'evidenza dell'impossibilità di far convivere due mondi che si stanno agli estremi opposti, ricamandoci sopra questioni di diritti e opportunità senza nemmeno farsi sfiorare dalla questione delle questioni, valida sempre: se è vero che tutti hanno diritto ad evolversi, e che tale opportunità di una migliore qualità di vita va data a chiunque, è altrettanto vero che per portare chi arriva dritto dalle caverne al mondo che esplorano Capra e Mancuso, sarà gioco forza portare per un po' nelle caverne l'evoluto occidente che con le caverne del taglione, delle donne nel sacco e delle mannaie in metropolitana sono sempre più obbligate a convivere.

Il dramma in atto è che mentre una parte del mondo ci lascia intravvedere la possibilità di una vita pieni di senso e di bellezza che grazie a filoni di ricerca sempre più ci avvicina alla profondità del nostro essere in potenza microscopiche cellule di luce divina, nella nostra quotidianità, in quello stesso mondo, ci sentiamo minacciati da un regresso all'ignoranza più truce al punto che finiamo impietriti a difenderci da minacce fisiche e culturali che risvegliano in noi terrori per la sopravvivenza di ciò che siamo. Paure che pensavamo di aver relegate nella memoria più profonda e invece le sentiamo risalire alla coscienza e paralizzare in noi ogni spinta in avanti, verso quell'esistenza piena di bellezza e senso che sappiamo possibile.
Negarla, quella memoria che risale alla coscienza, è già una regressione e un'apertura alle possibili cataratte di una nuova violenta lotta per la sopravvivenza del più forte.
Cioè del meglio armato contro il meno preparato a vedere i germi di quella violenza che già gli aleggiano intorno.
Eppure, una cosa dovremmo averla imparata, noi che ci dilettiamo di Yin e Yang, di Consapevolezza e Yoga, di leggi dell'attrazione e fantasmatiche virtù purificanti di diete vegane o respiriane, noi che ce la spassiamo a tentare di comprendere cosa sia arrivare alla ricomposizione dell'equilibrio in un Uno che Tutto comprenda: se ammettiamo l'esistenza del Bene, che vogliamo tutti raggiungere al più presto, necessariamente e implicitamente ammettiamo l'esistenza del Male, che è l'altro lato della stessa medaglia.
Negare che il Male esista è già un piccolo indizio che qualcosa nella nostra logica non funziona tanto bene.

I Capra, i Mancuso, le Poli sono i miei fari nella notte buia che stiamo vivendo.
Ma sono appunto fari nella notte.
Poi arriva il giorno, e non so negare ciò che vedo e sento e provo, leggendo di poliziotti presi a mattonate in faccia da immigrati, di donne stuprate da migranti assolti da magistrati che riconoscono loro la legge del tribale selvaggio il quale non sa, non può sapere, che le donne non si stuprano.
Leggo di pensionati aggrediti per strada e minacciati con coltello alla gola per rubargli un telefono o pochi euro, e mi prende lo sconforto sapendo che chissà, un altro magistrato assolverà pure quel delinquente perché, povero, lui non sa che qui non si fa.
O come quello che ha assolto lo spacciatore perché non ha altre fonti di reddito (ma se a spacciare è un italiano pensionato nessuna pietà, chè per lui la legge è più uguale che per il selvaggio).
O quando leggo di cristiani massacrati in giro per il mondo e di un Papa che si vergogna della croce che mimetizza in un logo astruso per andare a parlare di colloqui interreligiosi con capi di paesi islamici che infibulano le loro donne e le rinchiudono sotto palandrane nere per evitarsi tentazioni, come se Dio le avesse fatte davvero inferiori e peccatrici, così mi chiedo che razza di dialoghi interreligiosi vada a fare uno che per primo nega perfino il simbolo della sua stessa religione della cui chiesa è poi il capo supremo.
Cose brutte, che ti fanno chiedere perché mai di tanti possibili futuri sognati ci si debba oggi arrabattare per tenere insieme questo e temendone uno perfino peggiore di qui a non molto.
Nonostante vi siano oggettive e concrete possibilità di altri diversi presenti e futuri, nonostante vi siano viventi e attivi fra noi magnifici sognatori di mondi e futuri bellissimi che sono già qui...

domenica 6 gennaio 2019

Le cinciallegre

Due di loro, stamattina, cinguettavano svolazzando fra le edere del terrazzo, posandosi ora qui ora là, purtroppo volando poi via verso le loro sconosciute destinazioni.
La prime della mia vita, mai viste prima.
Le cinciallegre mi hanno davvero rallegrato il risveglio.
Voglio pensare, fantasticare, siano di buon augurio.

giovedì 27 dicembre 2018

Le Feste

Quest'anno, chissà perché (forse il bastian contrario in me è all'opera?), improvvisamente ho realizzato che nessuna festa è bella quanto il Natale. 
Con tutto quel che c'é dentro e intorno: i pranzi, le cene, i regali, le lucine sui poggioli, gli alberi di Natale nei giardini che passano tutta la notte mandando bagliori intermittenti. Perfino gli eventuali canonici scazzi con i parenti, hanno un loro perché. 
Tutto ci sta, tutto ha qualcosa di magico. 
E non m'importa delle perenni lagne sul consumismo (fosse solo a Natale, magari saremmo tutti un po' più equilibrati), mi stufano quelli che il Natale proprio no, non lo sopportano, e ti insinuano dentro il sospetto che essere contenti di questa voglia di stare insieme a Natale sia sbagliato.
Ci sono cascata per qualche anno, poi intorno al 18/20 dicembre un'amica mi ha chiamato ricordandomi le "tue favolose cene di Natale", quelle che m'ero inventata per festeggiarci fra singles, quelle che si cominciava a far bagordi alle 8 della vigilia e si arrivava verso le 8 del mattino dopo sfatti, esausti, ma con la bella sensazione che sì, era stato bello aspettare mezzanotte per scartare i regali insieme facendo scrocciare carte d'oro o d'argento e strappando nastri e fiocchi con l'impazienza degli infanti cresciuti.
Quindi, basta: per quest'anno mi sono comprata le lucine per addobbare il terrazzo, il che è per me una novità assoluta. E divertente. 
E al prossimo Natale fanculo la miseria e i tristoni che il Natale gli mette il malumore: stiano pure da soli a sfuggire la bellezza del farsi i regalini più scemi, dell'agitarsi per tempo a preparare una sontuosa cena per poi cominciare a sparare cazzate fino a quel punto della notte in cui si passa a rivedere lo stato dell'universo per rimetterlo a posto, almeno per una sera, ché il Natale bisogna pur farlo nascere ogni volta in noi, almeno avere in noi il pensiero di un possibile mondo migliore.
Buon Natale è passato, ma c'é ancora da inventarsi una festone di Capodanno, e bisognerà impegnarsi a fondo.
Divertirsi, stare bene, vivere con leggerezza almeno questi pochi giorni all'anno, non nuocerà a nessuno e aiuterà tutti a ricaricarsi per affrontare il 2019 emotivamente più solidi e mentalmente più rilassati.

mercoledì 22 agosto 2018

Sospesi

Mi arrivano notizie di seconda mano su Marian Bratu, uno degli operai delle Acciaierie Venete rimasto ustionato sul 90% del corpo a seguito della caduta della colata d'acciaio fuso lo scorso maggio.

"Gli hanno amputato ancora un po' di piede (una prima parziale amputazione qualche tempo fa, per via di un'infezione inevitabile, date le condizioni). Sembra difficile fermare la cancrena. Comunque lo tengono sedato per la maggior parte del tempo, ogni tanto lo svegliano così che possa salutare moglie e figli...Dal vetro..."
"Dal vetro..." mi fa subito pensare a una camera sterile dove per forza dev'essere ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale di Padova, vista l'ustione gravissima sulla maggior parte del corpo, e il rischio conseguente di infezioni. 

Ma mi fa pensare anche agli astronauti, questo "Dal vetro...". 
Quelli che appaiono ai familiari, in certi film sugli astronauti, dove sul vetro di uno schermo appare la loro tremolante immagine dopo aver viaggiato per chilometri e chilometri attraverso lo spazio-tempo che li separa dalla Terra. Quel vetro che li fa vivi come memoria per la famiglia di ciò che sono e forse non sono già più. 
Come ectoplasmi evocati appaiono, parlano e sorridono alla famiglia che li attende e li ama per rassicurare che sì, ci sono ancora, anche se non ci sono.
Astronauti che sono della Terra senza però calpestarla più, senza calpestare più nemmeno la sterile navicella spaziale dove vivono nutrendosi di cibi che non sono cibo e però sorridono sorrisi tremolanti e vaghi che sono loro e non sono più loro. 

Sospesi in un punto lontano del cosmo che forse un giorno torneranno sulla Terra o forse si perderanno nello spazio interstellare.
O forse, anche dopo che la navicella sarà nuovamente ammarata sulla superficie di qualche terrestre mare esotico, ne usciranno come ri-partoriti da acque amniotiche che li restituirà alle famiglie nuovi come non sono mai stati neanche prima di nascere perché nati due volte, come certi mitologici esseri partoriti più volte mai uguali a se stessi.

In questi giorni di ponti che crollano, di famiglie sloggiate da casa loro per venir trasferite come pacchi senza colpa ma puniti lo stesso, di migranti sospesi in una capsula nel porto dalla quale non possono scendere per essere ri-partoriti alla nuova immaginata vita, ripensare a Marian Bratu mi aiuta a rimanere sulle tragedie vicine, così da avere almeno un metro di misura del collasso di un mondo che sembra sempre lo stesso e non lo è già più.

Un tempo, quello in cui vivo, dove nulla pare più reggere a nulla, dove tutto o crolla o sopravvive in condizioni di sospensione spazio-temporale.
Come fosse tutto lì, sul limitare di un precipizio dal quale forse ci si potrà salvare e forse no.
E mi pare di poter cogliere il senso di quel principio per cui nulla di ciò che vive è stabile, tutto passa, tutto si trasforma e ci trasforma, quello per cui nessuno rimane mai davvero uguale al se stesso che pensava un giorno di essere e nonostante le migliori e più convinte intenzioni.

Pare comunque che in generale Marian Bratu si stia riprendendo, stando a quel che dicono su Il Mattino di Padova lo scorso 13 agosto 2018. 
Ma rimane gravissimo, e sospeso in quella capsula dove vive fra una sedazione e l'altra.

Lo penso, penso alla sua famiglia, penso ai suoi sogni prima che tutto quel che gli è successo lo trasportasse d'urgenza nella capsula asettica dove si trova, quella dove di tanto in tanto lo svegliano perché saluti la famiglia per poi tornare a sedarlo.

Chissà dove vive mentre dorme come un astronauta separato dal mondo da un vetro come se fossero chilometri e chilometri.
Gli invio inutili (forse) sogni lenitivi, sogni guaritivi, sogni che aiutino il suo corpo a ripararsi e al suo spirito di guarire la ferita profonda che il mondo del bisogno di guadagnarsi il pane gli ha così terribilmente inferto.

Sospesi lui e tutti noi, i diciottini, i ricoverati dal crollo e gli sfollati da una casa amata che faranno crollare e io stessa, sospesa fra un prima e un dopo, fra un di quà e un di là, fra un mondo di sopra e uno di sotto, fra i sogni e il dolore della caduta delle illusioni, fra la Terra e l'infinito cosmico.

Come tante capsule viaggianti nello spazio, forse ognuno trova il modo di vivere rinchiuso nel proprio bozzolo protettivo, sospeso ognuno a modo suo in attesa di un risveglio che forse verrà e nel quale, se verrà, ci scopriremo in ogni caso molto diversi da com'eravamo quando pensavamo di essere eterni, invincibili, convinti che "volere è potere", tranne poi quell'attimo fatale, dal quale se usciamo vivi ci infiliamo in una capsula asettica dove poter sopravvivere senza più illusioni sul "volere è potere".

Torno nella mia capsula del tempo con la mia copertina preferita, quella asettica ma non innocua di Possessione, di Antonia S. Byatt, quella con l'effige ectoplasmatica di un volto ottocentesco di un libro che sto rileggendo per la quarta volta e mai come ora mi è sembrato così vivo e appassionante.
(quella che rilegge oggi non è la stessa che l'ha letto per la prima volta anni fa: fra quel giorno e ora, molte altre letture e molti altri eventi mi hanno cambiata, indubbiamente arricchendo la mia capacità di comprendere tutti i misteriosi sottotesti disseminati nel libro dalla Byatt e affinando la mia convinzione che la lettura è una bellissima capsula del tempo, senza vetro però...)  

domenica 8 luglio 2018

Fossili di nuovo conio

Scrive in un tweet Mr. Saviano:
Aderisco all'appello di Libera e indosso una contro l’emorragia di umanità. I migranti indossano magliette rosse sperando di essere visibili in caso di naufragio. Sperano nel colore acceso per non essere abbandonati. Oggi mettiamoci nei loro panni.
Ora, per confortare la mia memoria visiva, ho cercato su Google immagini foto di immigrati sui barconi in maglietta rossa. 
Provate.
Quando va bene se ne trovano di vestiti così, cioè con abiti di tutti i colori e se mai di preferenza scuri:


Forse l'idea della maglietta rossa serviva a giustificare altre foto, probabilmente dei fake, tipo queste:
A parte che dall'uso strumentale dei bambini per suscitare un'emotività ladra non si salva nessuno, 'sta roba delle magliette rosse pare più un segno di chiamata a raccolta nazionale de' noantri, tipo: "Chi la pensa come noi esibisca la maglietta rossa".
Insomma, a forza di chiamare il fascismo devono essersi ricordati dell'importanza dell'abito che fa il monaco e, per distinguersi dalle vecchie camicie nere fasciste, eccoli infatti tutti in rosso sovietico:
Pare che più che al nuovo globalismo arcobaleno, che ormai va bene solo per gay e uteri affittati, aspirino per ridarsi una credibilità al ritorno di quello vecchio bicolore, quello dove i nemici neri li combattevi con le bandiere rosse.
Vecchi dentro secondo me, gente che ha un panorama mentale pieno di fossili, ma luccicanti di nuovo conio. 
Quattro gatti in crisi d'identità che, non riuscendo a uscire dai propri schemi mentali, rifanno il vecchio raccontandosi che è roba nuovissima.

domenica 24 giugno 2018

Il Rifugiato

Più in là, dall'altra parte del Canale, c'è un rifugiato bianco che diventa sempre più bianco, sempre più malaticcio e però niente, è un rifugiato che non ha diritto nemmeno all'ora d'aria concessa in Italia anche al 41/bis dell'Asinara.


E non c'é una Ong che sia una disposta a caricarselo in spalla né una scorta che avanzi che gli consenta di farsi due passi all'aria aperta senza rischiare una pallottola a tradimento.

giovedì 30 novembre 2017

"Aiutiamoli a casa loro"

Mi fa davvero piacere leggere che la Melegatti ha ripreso a sfornare il Pandoro con la scatola blu.
Felice perché a differenza dall'altra grande azienda veronese sfornatrice di pandori, Melegatti è l'azienda che il Pandoro l'ha inventato ed è ancora oggi un'azienda di proprietà tutta italiana.

Dopo la chiusura dallo scorso agosto, per le serie difficoltà finanziarie che non consentivano nemmeno il pagamento degli stipendi arretrati agli operai, la notizia della ripresa di produzione mi ha fatto ironicamente pensare alla frasetta del titolo.
Insomma, un "Aiutiamoli a casa loro", il mio, inteso come un invito ad aiutare gli operai veronesi della Melegatti portando a casa nostra i loro pandori così che per le feste loro portino a casa loro un po' di serenità dopo mesi in cui ogni speranza di ripresa dell'attività sembrava persa.

Poi, in linea di massima, sarei comunque dell'idea che, proprio perché siamo un paese ormai in miseria, un tantino di autarchia non ci farebbe così male come #ilmercato vorrebbe farci credere.
Orto sotto casa, vestiti fatti o rimessi a nuovo dalla sarta, pane solo al panificio in piazza e scarpe risuolate dal ciabattino all'angolo significa far lavorare italiani in difficoltà anziché ingrassare catene di taccorapido e sartorierapidecinesi che sì, costano poco ma valgono poco e ci impoveriscono sempre di più.
Mangiare meno, mangiare sano, mangiare semplice costa poco (testato e garantito).
E se una volta l'anno, portiamo in tavola solo i dolci tradizionali prodotti dalle aziende la cui proprietà è davvero interamente italiana, avremo quel piccolo piacere di snobbare quei prodotti a marchio italiano che sono ormai invece a capitale straniero variabile.

Si fottano i globalisti, i terzomondialisti, i cooperativisti che di cooperativo hanno solo il nome rubato e usato impropriamente, si fottano pure gli europeisti a stelline sul blu che a ogni rimedio trovato per salvarci ci stringono un po' di più il cappio al collo.

Prima che vi vengano idee strane, non percepisco un cents per dire ciò che penso di un Pandoro Melegatti che sta da sempre sulla mia tavola di Natale.
Come sa chi di qua passa da un po', questo blog se ne frega degli sponsor, degli adv, dei click e anche del numero dei followers che si defollowano o mi defollowano perché non gli metto i like o le faccine degli smile. 
E' un blog adulto per adulti, non un blog figo né adatto a gente che ama vivere in un paese da cartoni animati nel quale basta insegnare ai bambini a mettere una sciarpa legata all'albero per insegnar loro come si aiutano i poveri a non morire di freddo.
Poi, se di freddo i poveri barboni crepano comunque perché la sciarpa non gli arriva a coprire la pancia non si vedranno nel cartone animato dei bambini tutti felici di legar sciarpe agli alberi e degli adulti che si sentono tutti buoni insegnando ai bambini a fare cose da cretini convincendoli con questo di essere generosi per il riciclo di sciarpe usate e quindi, per questo, pure green e intelligenti.



martedì 10 ottobre 2017

Traditi e mazziati

Che votare non sia più che una sorta di reality nazional-popolare trova ulteriore conferma nelle odierne dichiarazioni del Governo Puigdemont in Catalogna.
Forse che sia lui che Rajoy non sapevano entrambi che si trattava di una sfida fra loro per testarsi i reciproci muscoli? 
Uno, il secondo, li ha mostrati fin da subito tirando cazzotti direttamente sui votanti. L'altro, appena il giorno dopo un a mio avviso deludente risultato elettorale, dichiarava di voler aprire al dialogo, rendendo così le botte alle vecchine e le dita rotte alle donne buttate giù dalle scale nei seggi, un prezzo accettabile per arrivare al "dialogo".
Che per il Sì abbia votato circa il 90% dei votanti, quando a votare sono andati appena circa il 39% degli aventi diritto, pur tenuto conto delle difficili condizioni oggettive, era di per sé misura del fatto che la maggioranza dei catalani non era per l'indipendenza che il referendum chiedeva. 
Quindi, appena poche ore dopo l'inutile massacro, gli indipendentisti spinti al voto su basi democratiche fragilissime (per me un referendum senza quorum è una bestialità), erano belli che traditi.
Quella di stasera non è che la dichiarazione ufficiale di quel tradimento giocato, come purtroppo sempre più spesso accade, sulla testa di chi crede ancora che l'Unione Europea sia la salvezza e siano possibili cambiamenti democratici grazie al voto.
Ma dove?
Non lo è più in Italia dal Referendum sull'Acqua Bene Comune: votarono il 54% degli aventi diritto, e i Sì vinsero con il 94% dei voti. A urne ancora calde quel risultato fu azzerato nei fatti con una legge che ne vanificava l'esito. Non era gradito all'UE, che sulle privatizzazioni dei servizi pubblici aveva un'agenda diversa, prontamente sposata dai governi che si sono succeduti di lì a un paio di mesi.
Referendum tradito e 1-0 per politiche UE.
Mi astengo da ogni ulteriore valutazione su ciò che è successo dopo di allora, e pure su ciò che sta accadendo in Italia in queste ore: se il voto non ha più importanza, diciamo che per i politici ne ha una strategica: far pagare ai contribuenti dei sondaggi su larga scala che servono solo per misurarsi il pisello fra loro.
In Grecia, il Referendum del luglio 2015 che chiedeva se accettare o no il piano proposto dai creditori internazionali per il rientro del debito (v. Troika), vinse il No con il 61,31% dei voti.
Festa in piazza con Tsipras trionfante e già con il coltello del tradimento nascosto dietro le spalle: andò a trattare quel risultato con Bruxelles e tornò a casa accettando quel piano che i greci avevano respinto alle urne.
Capite com'é la cosa? 
I risultati elettorali o refendari non contano nulla, si va sempre a trattare a Bruxelles pur avendo i numeri per decidere, se si potesse decidere, ed evidentemente non si può: è Bruxelles a dire l'ultima parola, non i cittadini che si illudono che conti votare.
Stessa cosa con il risultato catalano (che comunque per me non era valido, ma così però lo si è voluto far intendere ai catalani che le hanno prese in testa pur di poter dire la loro): Puigdemont dichiara il risultato valido, vanta una maggioranza che non ha in virtù del fatto che aveva dichiarato prima che l'indipendenza sarebbe stata dichiarata anche senza che le urne raggiungessero il quorum, lì non previsto (e a me 'sta cosa pare un filino fascista, o staliniana, se volete), tranne il giorno dopo "aprire al dialogo" con la stessa Madrid che il giorno prima gli ha massacrato la popolazione a manganellate e stasera stessa, prima di fare dichiarazioni, si consulta con Bruxelles (che evidentemente sta dietro le quinte anche quando tace e non da segno di sé).
Poi, e questo la dovrebbe dire tutta sull'ambiguità del governo catalano (ambiguità non dissimile a quella praticata in Italia o in Grecia), di fronte ai suoi cittadini, oggi, dichiara: "...assumo il mandato del popolo perché la Catalogna si converta in Stato indipendente di forma repubblicana", tranne aggiungere che ne sospende l'attuazione per aprire al dialogo con Madrid, la quale ha già chiarito che non c'é dialogo possibile visto che per lei il referendum "non c'é mai stato".

I catalani in piazza stasera, silenziosi davanti ai megaschermi, mi hanno ricordato (purtroppo) i greci del No nel 2015: muti, come si ammutolisce di fronte ai peggiori tradimenti che non ti aspetti.

Visto che siamo in tema Referendum, chiarisco anche che a quello per l'Autonomia del Veneto andrò a votare.
Non perché sono leghista, pur apprezzando il leghista Zaia più di quanto abbia mai apprezzato Galan, ma perché credo che questi referendum vanno ormai vissuti e partecipati non tanto per quel che chiedono e mai ottengono, ma perché lo considero un sondaggio per prendersi anche noi somari le misure da totali impotenti su ogni altro fronte: votare per la maggiore autonomia del Veneto (cui aderisce anche buona parte del Pd, e già questo è sospetto e segno di un tradimento in fase di cova pronto ad azzerarlo comunque vada il giorno dopo), è il solo modo di esprimere pubblicamente un mal di pancia che si fa più acuto ogni giorno che passa.
Mal di pancia che non ha nulla a che fare con nessuno e niente, e ha a che fare con tutto.
A voi non passa mia l'idea che si sia andati talmente oltre ogni possibile malata immaginazione per poter davvero fare/contare ancora qualcosa?
A me sì, sento che la gabbia si sta chiudendo e i pochi pertugi aperti sono comunque presidiati da sentinelle armate e circuiti elettronici.
In piazza non ci si può andare, ché a prendere legnate certe una non ne ha più voglia.
Dire sul blog, su Twitter o nei forum che tutto ormai mi schifa ma tutto è ormai troppo tardi per essere rimediabile "democraticamente" o "politicamente", mi attira ormai solo frasi fatte in max 140 caratteri: "Fascista!", ecc. 
Ovviamente da parte di chi del fascismo non ha ancora capito se non lo slogan né tantomeno ha ancora capito di vivere in un paese in mano a stalinisti autentici, abilmente riverniciati ma similmente perversi e altrettanto feroci nella loro paranoica perversione.

Vado a votare per dirmi che anche sapere quant'é la gente che in Veneto e Lombardia è incazzata e impotente, per null'altro che questo.
Vince Zaia? Ben per lui: è su molte cose, come dicevo, più "compagno" di sinistra di certi marpioni sinistrati veneti che fanno gli antifa nell'week-end ma applicano la legge del lager negli altri cinque giorni della settimana.
Perde Zaia? Non sarebbe un tragedia né per lui né per i veneti, che mussi* sono e mussi restano.
A cosa serve allora?
A trattare con Bruxelles, no? Cioè, a trattare con Roma che tratta con Bruxelles.
Per ottenere cosa?
Forse qualche euro in più per asfaltare le strade del Veneto o per finanziare qualche bretella autostradale in Veneto, nulla di più.
Però, si va e poi si sa quanti sono gli scontenti lombardi e veneti.
Tutto qui.
L'unico modo per non essere traditi è evitare di innamorarsi di qualcuno. O di qualcosa. 
Fare il minimo, e solo per aiutarsi a capire meglio... 

P.S. 
Segnalo questo pezzo su Contropiano che sul tema Catalogna, Referendum e valore del voto in UE, arriva più o meno alle stesse mie conclusioni.

*mussi = asini (ma anche somari) venessìani

lunedì 2 ottobre 2017

Solo buone notizie

Sbirciata rapida agli esiti del referendum catalano (questioni indipendentiste a parte, gli esiti dimostrano che Rajoy è un pessimo stratega: lasciava fare, avrebbe avuto parecchio da contestare visti i numeri: 90% su meno della metà degli aventi diritto al voto, la legge catalana della maggioranza vince anche senza quorum gli spianava la strada in discesa davanti a qualunque successiva rivendicazione autonomista), mi sono imbattuta in due notizie belle, entrambe in quel di Venezia.

La prima: un condominio di Mestre festeggia i 50 anni dalla costruzione con una festicciola condominiale.
«Sarebbe bello se tutte le assemblee condominiali iniziassero così», ci confida l'amministratore. «In questo palazzo si respira un'atmosfera meravigliosa». Il segreto? La riservatezza. «Siamo tutti in buoni rapporti, ma ci teniamo alla nostra privacy: credo sia questa la ragione del successo del condominio», ci confida un residente.
A domanda, uno dei condomini:«Sono quasi tutte case di proprietà, spesso ereditate dai genitori: una continuità che aiuta a mantenere un'atmosfera tranquilla».
Continuità e tenerci alla propria privacy. 
Cosa che contribuisce a rispettare la privacy di tutti.
Non ci vuole poi molto, no?
In sintesi, nulla più che la buona educazione.
E però, avercene, di questi tempi...

La seconda: un poliziotto fuori servizio si accorge che un passeggero del vaporetto ha una preoccupante perdita di sangue a una gamba. 
Se ne preoccupa, si alza e lo aiuta, forse salvandolo da un possibile dissanguamento. 

Sarà che notizie di cronaca cittadina così non è che se ne leggano molte, ma per contrasto mi hanno ricordato che in un paese non massacrato dalle emergenze (dei "profughi, delle pensioni, delle abitazioni, dei conti dell'Inps, della scuola, ecc), queste notizie nemmeno farebbero notizia.
Magari nei quotidiani locali si sparlerebbe delle strade da asfaltare, dell'omicidio di ferragosto, del caldo africano e delle vacanze.
E d'inverno del freddo, della neve signora mia, del costo del riscaldamento e del vin brulèe.

Ho riscoperto l'acqua calda in autunno: leggere buone notizie ti cambia la percezione della vita.
Da domani, solo cronaca rosa, gossip e notizie che fanno bene all'umore e ti fanno pensare che forse...
Basta morti , basta disastri, basta violenza e, soprattutto, basta politica: voglio morire ignorante e felice.